Il ristorante Zazà Ramen a Milano presenta l’opera di Jann Haworth. L’intervista a Brendan Becht
Women’s History Mural è il nuovo progetto di Jann Haworth per il ristorante milanese Zazà Ramen. L’intervista allo chef collezionista titolare del locale Brendan Becht
Nel 1967 l’artista californiana Jann Haworth è stata autrice, insieme all’ex marito Peter Blake, di una delle cover più celebri e discusse della storia della musica: quella per l’album Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band dei Beatles. Oggi, muovendo da ciò che all’origine di quell’enigmatico e colorato collage mancava, Jann e la figlia Liberty Blake hanno dato vita all’imponente Women’s History Mural, un’opera in divenire visibile a Milano dallo scorso 17 ottobre (meglio, ne è visibile la stampa su PVC). Dove? Al ristorante Zazà Ramen a Milano. Abbiamo incontrato per voi l’artista e Brendan Becht, attento e raffinato titolare del ristorante, chef e collezionista.
Brendan sei uno chef?
In origine, sì, ho fatto carriera anche da cuoco. Zazà Ramen non è l’unica attività di cui mi occupo. Qui sono il titolare, le idee e le ricette sono mie ma non sono fisicamente in cucina.
Ti manca un po’ stare in cucina?
No, perché ho cucinato per tantissimi anni e continuo occasionalmente a lavorare come cuoco, ad esempio per Bulgari, quando organizzano degli eventi. E poi cucino a casa, per la mia famiglia e i miei amici. Mi piace curare tutti gli aspetti della ristorazione e Zazà Ramen mi dà proprio la possibilità di fare questo.
In base a cosa scegli le opere che vengono esposte nel tuo ristorante?
Scelgo in modo semplice e, anche in questo caso, spinto dalla passione. Non mi è mai interessato esporre come fanno in molti altri ristoranti, dove le opere cambiano continuamente e hanno una pura funzione decorativa o commerciale. Ho in mente dall’inizio un progetto ben preciso, molto legato agli artisti. Di solito si tratta di artisti che conosco o che vengono qui a mangiare il ramen e che si affezionano al locale. O girando per gallerie e fiere sono colpito da alcune opere che secondo me qui starebbero bene e mi metto in contatto con l’autore. Chiedo a ciascuno di loro di realizzare un lavoro appositamente per il ristorante. Di solito qui si tengono due mostre l’anno. Quando i clienti si abituano alle opere… ecco che le cambio, così la volta successiva in cui verranno saranno sorpresi da una nuova esposizione.
Mai successo che un artista proponesse un’opera che si rivelasse inadatta dal tuo punto di vista?
Di solito prima che l’opera venga portata qui fisicamente gli artisti mi mostrano il rendering con l’aspetto dell’intervento. Gli artisti tendono a relazionarsi bene con questo spazio. Nel caso dell’attuale mostra, ad esempio, io e Jann Haworth abbiamo comunicato via mail prima di poterci vedere di persona, e avevamo il timore che i colori del collage potessero essere troppo scuri, ci sono molti toni di marrone. Invece dopo aver installato i pannelli ci siamo resi conto che vanno benissimo, anzi restituiscono un senso di calore, perfetto per il periodo invernale. Abbiamo deciso di esporre i sette pannelli originali, stampati però su pvc, ma l’opera di Jann è in divenire tutt’oggi, al momento è giunta a quindici pannelli.
Ti è capitato di voler ospitare delle opere per cui questo spazio si è rivelato un limite?
No, però bisogna tener presente che questo è un ristorante, che ci sono sempre odori, vapori, che a volte le persone si spostano con le mani sporche. Non potrei esattamente esporre qualunque cosa qui. Ad esempio non mi dispiacerebbe mettere in mostra qui il coccodrillo di Mario Merz ma un’opera come quella sarebbe troppo delicata.
Anche se le opere cambiano ogni sei mesi circa, al piano inferiore del ristorante ci sono dei piccoli murale di David Tremlett che sono invece permanenti. Come sono nati?
Quello è un caso un po’ diverso. Tremlett è stato il primo artista a esporre qui nel 2014, lo conosco da tanti anni. Alcune sue opere sono nella collezione Becht. Poco dopo l’apertura di Zazà Ramen è venuto in Italia e ha mangiato qui, al piano di sotto. Ricordo che ha notato le tre piccole nicchie presenti sul muro. A me sarebbe piaciuto molto chiedergli se avesse voglia di prestarsi per un intervento ma non osavo farlo. Alla fine è stato lui stesso a proporsi per realizzare i murali, come omaggio alla nuova apertura. Così sono divenute opere permanenti. Ha anche coinvolto un giovane artista dell’Accademia di Brera e questo mi ha fatto piacere, è gratificante trascinare talenti locali.
Tu hai sempre vissuto l’arte anche nell’ambiente domestico. Secondo te sia qui da Zazà Ramen che a casa propria o in altri ambienti non prettamente espositivi, cosa può offrire l’arte?
Ultimamente ho letto un articolo sull’aspetto curativo dell’arte, in qualche paese nel mondo si sta iniziando a prescrivere la visita di mostre come un’attività con effetti terapeutici. Ad esempio Jann Haworth per il progetto Women’s History Mural ha coinvolto molte donne con alle spalle problemi di droga, di salute o altre difficoltà, a ciascuna di loro ha fatto scegliere una donna famosa da aggiungere all’opera e che ha fatto intervenire sul piano pratico. Questo è importante perché permetti alle persone di mettere in circolo energia, di partecipare a qualcosa di comune e che ha un significato. L’arte non è mai aggressiva, non è mai volgare, porta energie positive. Ad esempio il progetto di Jann veicola anche valori sociali e terapeutici.
Ad esempio?
Quando abbiamo parlato mi ha raccontato tutta la storia che sta dietro la cover di Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band: ogni membro dei Beatles all’epoca ha stilato una breve lista personale di personaggi che erano stati significativi per la sua vita. Ci si è resi conto che erano venuti fuori soltanto personaggi maschili, John Lennon aveva addirittura proposto Hitler e altre personalità che poi non sono state inserite. Le donne ad oggi visibili sulla copertina non sono state proposte dai Beatles ma dai due artisti che hanno lavorato alla copertina, Jann Haworth e Peter Blake. Alcune delle donne lì aggiunte non sono mai esistite, sono fittizie. Con questo nuovo progetto Jann vuole anche riscattare la figura femminile dopo quella famosa cover: vuole affermare e ricordare che ci sono anche molte donne che hanno fatto e fanno cose importanti in tutti i campi.
– Lucia Grassiccia
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati