Alle origini dell’opera. Edoardo Tresoldi a Forlì

Fondazione Zoli, Forlì – fino al 13 gennaio 2019. La Fondazione Zoli presenta la documentazione del progetto di Siponto che ha lanciato il giovane Edoardo Tresoldi tra gli artisti più influenti a livello internazionale e la videoinstallazione del nuovo progetto realizzato a Singapore.

Quando si visita una mostra documentaria, spesso la noia può prendere il sopravvento. Non è il caso dell’esposizione alla Fondazione Zoli di Forlì del progetto del giovane e talentuoso Edoardo Tresoldi (Cambiago, 1987), che, grazie alla bravura della neo-direttrice Nadia Stefanel, risulta efficacemente vivace, arricchito dalle fotografie d’autore di Roberto Conte e delle videoinstallazioni a parete che permettono di immergersi nella fase di allestimento e creazione.

DA SIPONTO A SINGAPORE

Il percorso inizia con il backstage dell’opera allestita a Singapore, una videoinstallazione che mostra il time-lapse dell’allestimento del cube temple, un tempietto creato sul modello antico rinascimentale. Nella zona del porto di Singapore destinata agli eventi, un enorme loft industriale, è stata installata per una settimana quest’opera apparentemente effimera, ma nel contempo reale e solida, pur nella sua trasparenza e leggerezza che rimanda alla sacralità del luogo originario. Un’operazione sensoriale affascinante e per nulla invadente che, come si vede nel video proiettato a muro, gioca sul contrasto tra staticità e dinamicità attraverso una studiata iridescenza. La costruzione scultorea, infatti, si sposa perfettamente ‒ complice la sua presenza luminosa e magica ‒ allo spazio vuoto dell’hangar, illuminandolo di luce nuova.

Edoardo Tresoldi, Basilica di Siponto. Photo © Roberto Conte

Edoardo Tresoldi, Basilica di Siponto. Photo © Roberto Conte

LA COSTRUZIONE DELL’OPERA

Il racconto della costruzione dell’opera per la Basilica di Siponto, che è valsa a Tresoldi il premio “Medaglia d’Oro dell’Architettura Italiana ‒ Premio Speciale alla Committenza 2018”, si snoda invece attraverso bozzetti, brani di rete metallica, fotografie e un video esplicativo che mostrano come la realizzazione abbia voluto riprendere le fattezze architettoniche delle antiche basiliche paleocristiane per ricreare un’identica potenza visiva. Il giovane artista, che fino al 2016 aveva realizzato semplici sculture con reti da pollaio, è stato invitato dal direttore dei lavori della Basilica a realizzare un’opera permanente che reinterpretasse l’idea di restauro archeologico della chiesa, misurandosi con una nuova e inedita idea di architettura. Da quella sfida vinta in partenza, con un materiale che si inserisce perfettamente nel contesto paesaggistico senza aggredirlo o modificarlo, è arrivata in seguito la grande ascesa internazionale, che lo ha portato alla creazione di una vera e propria azienda di allestitori e assistenti under 30 per dare vita alle sue architetture monumentali. Dalla documentazione si evince come non ci sia stata la volontà di una ricostruzione archeologica della Basilica, quanto l’aver voluto rendere perfettamente l’idea della parte mancante attraverso una pura suggestione. Quella di riattualizzare alle luci del presente la riscoperta di un sito archeologico, creando un ponte con il passato.

Francesca Baboni

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Francesca Baboni

Francesca Baboni

Francesca Baboni vive a Correggio (Re). Laureata in Lettere Classiche con indirizzo storico-artistico all'Università di Bologna, è critico d'arte, storico dell'arte e curatrice indipendente. Da diversi anni cura per spazi privati ed istituzionali mostre personali e collettive di artisti contemporanei,…

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