Mazzoleni. Quando una galleria diventa museo

Mazzoleni, Torino – fino al 19 gennaio 2019. Mostra museale nei generosi spazi della storica galleria torinese. Che segna un altro passo in una direzione nuova e inedita con una rassegna, curata da Giorgio Verzotti, dedicata alla scultura italiana.

Negli ultimi anni, il cambio generazionale ha profondamente mutato la personalità della galleria Mazzoleni – la sua personalità, perché l’identità, com’è giusto che sia, è rimasta invece immutata.
Due gli elementi cardine di questa evoluzione: da un lato, l’apertura di una seconda sede a Londra, con quel che ne consegue a livello di internazionalizzazione della clientela e, in generale, della visione del mondo; dall’altro, il lavoro di Gaspare Luigi Marcone in qualità di curatore e studioso in house: anche grazie a lui, il circolo si è aperto in molteplici direzioni, dall’infoltimento della “scuderia” degli artisti, con l’ingresso di artisti giovani e giovanissimi, alla redazione di cataloghi scientificamente notevoli, passando per il coinvolgimento di studiosi e critici come Daniela Ferrari nella costruzione e curatela delle mostre.

MOSTRE IN GALLERIA 2.0

Queste ultime, poi, sono la punta luminosa dell’iceberg: mostre che sono – fuori di retorica – propriamente museali. Il che significa, pragmaticamente, che una parte delle opere esposte nelle sale di Mazzoleni, a Torino come a Londra, non sono in vendita, perché appartenenti a collezioni private e pubbliche, o addirittura di artisti che lavorano con altre gallerie.
Certo, Mazzoleni resta una galleria che ha il suo core business nella commercializzazione di opere d’arte, ma nel quadro di una presentazione espositiva che sacrifica parzialmente il momento della vendita alla coerenza della mostra stessa.

Equilibrium. Exhibition view at Mazzoleni, Torino 2018. Courtesy Mazzoleni © Alto Piano_Fotografia Agostino Osio

Equilibrium. Exhibition view at Mazzoleni, Torino 2018. Courtesy Mazzoleni © Alto Piano_Fotografia Agostino Osio

L’EQUILIBRIO DELLA SCULTURA ITALIANA

Esempio lampante di questo approccio, impensabile fino a qualche anno fa, è la mostra attualmente in corso in piazza Solferino a Torino, e che dal prossimo febbraio sarà allestita – con alcune varianti – nella capitale britannica. La curatela è firmata da Giorgio Verzotti e il titolo è Equilibrium. Un’idea per la scultura italiana.
Si comincia con la serie Surplace (1979-80) di Vincenzo Agnetti, in un controintuitivo dialogo corporeo con le sculture di Getulio Alviani. E si prosegue con alcuni altri dialoghi memorabili: uno su tutti, quello fra la Verticale (1966-67) di Giovanni Anselmo e Agire come la falce di Cronos (2008) di Gianni Caravaggio.
Nella nutrita pattuglia, emerge con precisa identità la scultura proposta da mani femminili (il “genere” è stato a lungo appannaggio degli uomini, inutile negarlo): dalla serie degli Untitled (2018) di Alice Cattaneo al prezioso RATP (Paris Metro) (2010) di Elisabetta Di Maggio, riproduzione in chiodi e carta della rete della metropolitana parigina.
Assolo inevitabile per il Raccordo anulare (1962-63) di Luciano Fabro, al quale l’aggettivo ‘museale’ calza senza alcuna forzatura, che fa il paio con il mirabile San Giovanni (1991) del recentemente scomparso Hidetoshi Nagasawa, tensione muscolare di materiali che trova il suo pendant in prove d’equilibrio all’opposto, giocate su leggerezza e accostamenti incongrui – le esili sculture di Fausto Melotti e il fallico . (2018) di Luca Trevisani.
Questa è una breve selezione degli autori e delle opere che sono allestite sui tre piani della galleria. Che poi definirla soltanto con questo sostantivo rischia di diventare, se non scorretto, almeno parziale.

Marco Enrico Giacomelli

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Marco Enrico Giacomelli

Marco Enrico Giacomelli

Giornalista professionista e dottore di ricerca in Estetica, ha studiato filosofia alle Università di Torino, Paris 8 e Bologna. Ha collaborato all’"Abécédaire de Michel Foucault" (Mons-Paris 2004) e all’"Abécédaire de Jacques Derrida" (Mons-Paris 2007). Tra le sue pubblicazioni: "Ascendances et…

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