Elogio dell’imperfezione ed ecosostenibilità. Martina della Valle a Milano
NonostanteMarras, Milano ‒ fino al 3 dicembre 2018. Dai ritmi vegetali la lezione e la speranza di vivere in sintonia con la natura, in contemplazione sentimentale. Riscoprendo il valore della semplicità.
Unexpected Neighbors è il titolo dell’originale mostra fotografica di Martina della Valle (Firenze, 1981) in scena presso lo spazio polifunzionale NonostanteMarras, partner dell’evento prodotto da Metronom – organizzazione attiva nel campo della promozione della cultura visiva contemporanea – e presentato nell’ambito dell’edizione 2018 del Photo Vogue Festival.
Gli spazi del concept store meneghino ricavato da una vecchia officina poco distante dalla vitalità creativa di via Tortona ben si prestano, con la loro aura poetica affatto patinata, al dialogo con la cultura orientale proposto dall’artista fiorentina che attualmente vive e lavora a Berlino. Lavori del suo recente passato e in parte inediti sono messi in sequenza da Marcella Manni, fondatrice di Metronom, che ha firmato il progetto espositivo costruendo una narrazione in cui la ricerca dello stile e delle tecniche adottate sottende l’esistenza di una realtà ulteriore, la cui chiave di interpretazione è affidata allo sguardo dello spettatore.
WABI-SABI
In rassegna, la serie Wabi-Sabi (2015), originata dal ritrovamento casuale da parte della stessa artista – nel corso di un viaggio nel Paese del Sol Levante – di una scatola di negativi che si sono prestati a un lavoro di rilettura in camera oscura attraverso la realizzazione di stampe a contatto in scala 1:1. Ad accomunare i dittici in bianco e nero, intervallati da rayogrammi di elementi naturali e da scatti a colori di grande formato, è la “bellezza delle cose imperfette, non permanenti, incomplete” teorizzata dall’architetto Leonard Koren, che ha introdotto nel mondo occidentale il paradigma estetico del wabi-sabi, proprio della filosofia Zen. Il rimando è a una tipologia di bellezza non convenzionale, discreta, viziata dallo scorrere del tempo, che si manifesta nell’imperfezione, nell’usura, nel graffio, segni distintivi questi che inevitabilmente marchiano le opere rivestendole di un nuovo significato, di unicità.
FIORI E IKEBANA
A seguire il ciclo di progetti in fiore One flower, One leaf, un archivio in divenire di still life di composizioni vegetali, texture della mappatura cittadina stilata da Martina della Valle e che si arricchisce di volta in volta a margine di workshop site specific svolti in giro per l’Italia e l’Europa, così come è avvenuto per la mostra in corso. Fulcro dell’esposizione è la grande installazione realizzata con il contributo della sua collaboratrice e maestra di Ikebana Satoko Hatayama, che ha mixato élite botaniche autoctone, lavorando per addizione e sottrazione con forme e cromie differenti, con rami e foglie delle zone di scarto, alla ricerca di un equilibrio segreto. Sullo sfondo, la riflessione sulla rinnovata e sempre più consapevole relazione dinamica tra uomo e territorio, nesso essenziale tra identità e natura, che rimanda al prendersi cura di sé e dei luoghi abitati, in armonia.
‒ Domenico Carelli
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