Oasi fotografiche. Sergia Avveduti a Bologna
AF Arte contemporanea, Bologna ‒ fino al 30 novembre 2018. La fotografia di Sergia Avveduti si colloca sul limite del visibile. Chiamando in causa geometrie naturali e architettoniche.
Oasi è un termine che rimanda a una situazione positiva, a un luogo fisico e mentale di pace. Fuori da gruppi e tendenze, Sergia Avveduti (Lugo, 1965) non manca di stupire, utilizzando linguaggi diversi con coerenza speculativa. Qui siamo di fronte a una serie di collage, che diventano dispositivi ottici. La fotografia non presenta solo ciò che è visibile, ma anche quello che visibile non è. Il suo è un viaggio mentale, mnemonico che rimanda, mutatis mutandis, a certi esiti dell’arte antica, ai paysages moralisés di Poussin o di Hubert Robert.
“Oasi è un luogo di stupore e di intimità, emancipazione e rituale, tempo rimasto e tempo da reclamare. Il mio intervento intrusivo determina nuove forme, il punto di partenza si disperde seguendo logiche connesse alla mia sensibilità soggettiva”, dichiara l’artista. Nascono così nuove geometrie in cui architettura e natura si alternano in un perfetto equilibrio immaginario.
‒ Angela Madesani
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