Il progetto speciale di Igor Muroni per l’Edit party di Artribune. L’intervista
Nuova veste grafica per Artribune e party da Edit: ecco le immagini dell’evento con intervento del sound artist Igor Muroni, che ci spiega il suo lavoro e racconta un po’ di sé
Artribune ha presentato presso Edit la nuova veste grafica del Magazine. Inoltre, il sound artist Igor Muroni ha proposto Magic Position, un lavoro ispirato al miglior party di sempre, il Black and White Ball di Truman Capote, un incontro tra i più disparati protagonisti delle sfere sociali e culturali dello scorso secolo avvenuto nella notte piovigginosa del 28 novembre 1966.
Muroni ha accompagnato l’evento con un intervento sonoro che compone voci, parole e pensieri di alcuni artisti su una selezione musicale che sfilaccia e intreccia la narrazione acustica dei presenti con quella acusmatica delle presenze fantasmatiche dei partecipanti al party di Capote. In questa intervista ci racconta il suo progetto.
Chi è un sound artist? Ti ritrovi in questa etichetta?
Probabilmente è quell’artista che sviluppa nel dominio del suono i paradigmi del contemporaneo.
Se è così sì, sono un sound artist.
Perché hai scelto di dedicarti alla sound Art? Come ti sei avvicinato a essa?
Il mio percorso con la musica è iniziato con il Deejing tanti anni fa, quando essere Deejay significava avere in borsa i vinili da mixare che tutti volevano ballare. Ho iniziato poi a studiare la produzione di musica elettronica non solo negli aspetti tecnico tecnologici ma anche in quelli teorici e teoretici. Inizialmente producevo musica per l’intrattenimento nel dance floor ma poi piano piano ho dato sempre più campo alla mia attitudine sperimentale ritrovandomi così a suonare la mia musica nei circuiti della musica sperimentale. In questi ho iniziato ad avvertire un limite immaginativo che ho risolto migrando definitivamente nelle magiche dinamiche creative dell’arte contemporanea. Nasce così questa straordinaria avventura di indagine e produzione condivisa con pittori, scultori, poeti, ballerini… Nel dominio dell’arte contemporanea mi sento un come Dorothy che lungo il sentiero dorato che porta al Mago di OZ incontrare compagni di viaggio davvero speciali.
Che musica ascolti?
Innanzitutto ascolto poca musica alla volta. Non ho e non voglio un abbonamento Spotify, l’idea di avere a disposizione tutta la musica prodotta per me è come non avere neanche un brano o album.
In questo periodo ascolto Moses Sumnay, Wandl, Arca, e i The Blaze. Ho un programma radiofonico, CaFFeLuNGo in diretta tutti i giovedì alle 14:30 su PRE-DELAY /// WEB RADIO dove racconto analizzo e passo la musica che amo spesso in compagnia dei mie speciali compagni di viaggio ;-)
Hai dei maestri o artisti di riferimento?
Il mio più grande maestro è John Cage, la sua visione che la musica e tutto ciò che si ascoltami ha insegnato ad ascoltare. Cage voleva liberarsi dal linguaggio e dalla psicologia e lasciare i suoni per quello che sono. Affermava che il suono non è un oggetto ma è un soggetto, poiché è un evento all’interno di un mondo e quindi ha una sua vita. Pertanto non deve essere rinchiuso in una composizione ma al contrario deve essere liberato. Il compositore deve fare un’opera non di chiusura ma di apertura. Su questo pensiero Cage produsse dei dispositivi intenzionali per liberarsi così dalla intenzione. Questa è una idea per me molto preziosa.
Solo Cage?
Un altro mio maestro è stato Robert Ashley, nella sua musica ha saputo dilatare il tempo tra la coscienza dell’essere svegli e l’incoscienza di sognare. I miei maestri diretti sono stati Paolo Rosa, Andrea Lissoni, Franco BIFO Berardi, Antonio Caronia ed Emanuele Quinz durante un Biennio in Nuove Tecnologie che ho frequentato all’Accademia di Belle Arti di Brera. Altri maestri sono stati Gustav Mahler, il Marchese de Sade, Karlheinz Stockhausen e Andy Warhol. La mia eroina Cathy Berberian. Poi c’è l’altra faccia della medaglia, l’altra musica. POP. E qui per indicare i miei maestri devo andare molto indietro: Kraftwerk, Soft Cell, The Smiths per poi arrivare a Madonna e Prince. Oggi Pharrell Williams e e Beck.
Come leggi l’attenzione contemporanea alla Sound Art che riesce ad approdare anche alle fiere, e quindi ai circuiti commerciali, come dimostra anche la nuova sezione a essa dedicata in questa edizione di Artissima?
Come un fatto naturale e inevitabile. La sound art nasce all’inizio del novecento con Luigi Russolo prosegue nel 48 parigino con Pierre Schaeffer… con quei maestri che hanno scritto una nuova storia della musica o una storia alternativa alla musica. Il mercato dell’arte non ha dato continuità a questa espressione forse perché non capiva come venderla. Il mio obiettivo in questa edizione di Artissima sarà capire nel dettaglio come le gallerie fanno mercato con la sound art, se vuoi ti farò un report.
Come nascono le tue opere?
Assecondando la mia attitudine e rimanendo costantemente sedotto da tutto ciò che mi circonda. L’altra sera ho visto al cinema Nureyev, una bella pellicola dedicata al celebre ballerino scomparso 25 anni. C’è una sequenza che mostra come negli anni 50’ russi si stampavano i vinili riciclandole le laste delle radiografie fatte alle ossa, crani, bacini, omeri, piedi e altre parti. Il brano che accompagna la scena è All I Have to Do Is Dream dei The Everly Brothers del 1958. Dal giorno dopo ho iniziando a lavorare a una serie di suoni che rappresentano i nostri sogni. Anche io voglio incidere questi audio sulle lastre fatte ai crani.
Hai sviluppato il progetto di una radio…
Sì, PRE-DELAY /// WEB RADIO nata sotto il segno dei pesci il 12 marzo del 2015. È un progetto che vivo con molta passione, amore e divertimento! È la prima volta che faccio radioactivity, organizzo una linea editoriale, la produzione e tutte le necessità comunicative. Sto lavorando anche sulla mia voce per migliorare la conduzione. Quando parlo e penso della mia radio mi brillano gli occhi come a un bambino che finalmente ha il giocattolo che da tanto tempo desiderava. Gli amici Matteo Livraghi e Jawad Perucchini sono i miei complici in questa avventura. Da gennaio ci saranno delle grandissime novità, avremo un nuovo studio, una nuova programmazione, un nuovo sito web una nuova linea editoriale. Tutto nuovo! Ascoltateci su www.pre-delay.com!
Come hai impostato la programmazione?
Ascoltando i desideri latenti del nostro pubblico. I brani che trasmettiamo sono prodotti negli ultimi anni e mai trasmessi nelle grandi radio FM. Trasmettiamo anche gli evergreen. I programmi sono tutti realizzati da artisti, su una regola comune: 12 puntate come 12 capitoli di un’opera.
Che cosa ha di diverso dalle altre?
Tutto! A partire dal suo nome. Il PRE-DELAY è un parametro presente nei processori di riverbero. Si riferisce alla quantità di tempo che intercorre tra il suono originale e l’inizio udibile delle prime riflessioni nello spazio.
Raccontaci il tuo progetto per Artribune…
Mi sono ispirato al miglior party di sempre, il Black and White Ball di Truman Capote, un incontro inaudito tra i più disparati protagonisti della sfere sociali e culturali dello scorso secolo avvenuto nella notte piovigginosa del 28 novembre 1966. “There will never be another first time that somebody like Andy Warhol could step into a room with somebody like Babe Paley,” ha detto Deborah Davis, l’autrice del libro “Party of the Century” del 2006. L’evento di Artribune è accompagnato da un sonoro che compone le voci, le parole, i pensieri di artisti più o meno viventi su una selezione musicale che sfilaccia e intreccia la narrazione acustica dei presenti con quella acusmatica degli indimenticabili assenti “Lost in time, and Lost in space and meaning”.
– Arianna Rosica
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