Il finissage di The House with a Ocean View a Firenze è con Marina Abramovič. Il report
Marina Abramovič torna a Firenze a ridosso della conclusione della sua antologica a Palazzo Strozzi, The Cleaner, esposizione-record che dal 21 Settembre ad oggi ha toccato la cifra impressionante di 115mila visitatori. Ecco cosa è accaduto in occasione della reperformance The House With a Ocean View.
L’occasione è la conclusione del reenactment di The House With a Ocean View, performance replicata dalla finlandese Tina Pauliina Lehtimaki per 12 giorni in silenzio e a digiuno al cospetto del pubblico. “Vedere Tina è stata una grande emozione per me, ho pianto”, spiega la Abramovič che ha voluto essere presente di persona l’ultima sera. “Per me è stato come vivere la performance in una nuova generazione”.
LA MOSTRA
“Questa non è una mostra come le altre”, dice Marina. “La performance la rende una mostra vivente, mai uguale a se stessa, le persone tornano a vedere i performer giorno dopo giorno, si riconosco i volti, e a rendere possibile questo, a rendere la performance Arte a pieno titolo e a portarla in un museo, ho dedicato cinquanta anni di lavoro, il percorso di una vita”. The House with a Ocean view è uno delle imprese più note della Abramovič, realizzata per la prima volta nel 2002 alla Seam Kelly Gallery di New York, “concepita come un esperimento il cui obiettivo era purificarsi”, perché, come spiega Marina, “tutti abbiamo bisogno di fermarci dalla vita per poter fare attenzione alla vita stessa”. Perché siamo spinti a restare a vedere per ore qualcosa in cui non succede quasi nulla? “Si inizia a fare attenzione a cose che normalmente non si notano, come entra la luce nella stanza, il rumore del respiro e si inizia a guardare dentro sé stessi. L’energia cambia ed è questa la cosa essenziale”. La giovane, diafana, Tina Paulina racconta le grandi difficoltà, ad esempio, nel sopportare il freddo e sostenere l’aspettativa finale, ma spiega anche che ricorda, a posteriori, i 12 giorni come un unico lungo giorno pieno di energia, di amore e lacrime condivise con gli altri.
IL REENACTMENT
La performer lavora con il reenactment dal 2005 e per renderne possibile la diffusione ha creato il Metodo Abramovič e il MAI, l’Istituto che prende il nome dalla sua ideatrice. A Palazzo Strozzi, oltre a Tina si sono avvicendati 32 re-perfomers, che hanno riportato in vita i lavori della artista reinterpretandoli. “Ho sempre pensato che chi trova qualcosa e lo tiene per sé fa una cosa egoista”, spiega Marina. Quello che è stato realizzato a Palazzo Strozzi è allora quasi una sorta di passaggio di consegne: l’arte della Abramovič diventa qualcosa di vivo, replicabile, potenzialmente immortale ed è la Abramovič stessa ad aprire la strada al futuro del suo lavoro diventandone la prima e più consapevole spettatrice perché la performance possa continuare a vivere oltre se stessa. A chi le chiede come è cambiata la sua vita con la performance risponde: in The House with a Ocean View non esiste Oceano, si sta uno spazio chiuso, ma è la performance che apre la vista su di noi. “L’Oceano è la coscienza collettiva, la consapevolezza. È la consapevolezza del tempo e dello spazio, che siamo qui insieme, sul nostro piccolo pianeta blu, parte del Cosmo, e che questa che viviamo ora è la sola nostra realtà. In questa prospettiva molte cose perdono importanza, si sente tutta la nostra vulnerabilità e tutta la nostra forza ed è lì che cambia la vita. Ma non è come leggere un libro, devi farlo tu e per arrivarci devi farlo sulla tua pelle. Come? Nell’unico modo possibile, bisogna crederci, senza mollare mai. Perché se non molli mai, alla fine, ce la fai”.
– Emilia Jacobacci
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