La Quadriennale di Roma viaggia per l’Italia con il progetto Q-Rated. Intervista a Robert Leckie
La Fondazione Quadriennale di Roma rinnova l’appuntamento con il workshop organizzato nell’ambito del progetto Q-Rated che, dopo aver fatto tappa a Roma e Lecce, adesso arriva a Torino
Manca meno di un mese alla terza tappa del workshop organizzato dalla Fondazione Quadriennale di Roma nell’ambito del progetto Q-Rated. Si tratta di una serie di incontri che coinvolgono ogni volta 15 tra curatori ed artisti di età compresa tra i 23 e 35 anni selezionati tramite un bando pubblico. A seguirli ci sono tutor di fama internazionale, che si alternano a ogni appuntamento. Ad agosto abbiamo parlato con Pierre Bal-Blanc – curatore di Documenta 14 a Kassel nel 2017 e direttore del CAC Bretigny dal 2003 al 2015 – e adesso con Robert Leckie, coach dell’edizione di Lecce svoltasi lo scorso settembre.
IL PROGETTO
La Fondazione Quadriennale ha dato il via ad una serie di workshop che ogni volta cambiano location e partecipanti. Il primo si è tenuto a Roma e ha affrontato il tema dell’artista-curatore, il secondo, a Lecce, è stata l’occasione per riflettere su quali contributi le arti visive offrano per lo sviluppo di ricerche solitamente compiute in altri settori, e in che modo l’utilizzo delle nuove tecnologie fornisca una risposta alle tensioni del mondo contemporaneo. L’ultimo workshop del 2018 sarà a Torino, dal 10 al 12 dicembre, e verranno coinvolti Carolyn Christov-Bakargiev, Direttore del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, e Sofia Hernández Chong Cuy, Direttore Witte de With Center for Contemporary Arts, Rotterdam. Ai partecipanti sarà data inoltre la possibilità di seguire i lavori del simposio aperto al pubblico sulle nuove tecnologie curato da Carolyn Christov-Bakargiev e Hito Steyerl. Sarah Cosulich, direttore artistico di Quadriennale, ha fatto i primi bilanci e ha dichiarato: “giunti al terzo appuntamento con i workshop Q-Rated, possiamo dirci soddisfatti dei risultati ottenuti. Per i primi due bandi abbiamo ricevuto oltre 120 candidature, registrato il coinvolgimento di valide e interessanti professionalità e approfondito tematiche urgenti per l’arte italiana del presente. Ogni workshop consiste davvero in un’occasione unica di confronto tra molteplici esperienze, pratiche artistiche e curatoriali, nonché tra età e contesti geografici diversi. In questo modo abbiamo anche avuto la possibilità di raccogliere informazioni utili per sviluppare una dettagliata mappatura dell’arte contemporanea nel Paese”. Interessanti sono anche le novità previste per il 2019: la Fondazione Quadriennale di Roma infatti riproporrà il progetto toccando tre nuove città italiane. Ma adesso ecco cosa ci ha raccontato Robert Leckie, coach dell’ultimo workshop tenutosi a Lecce.
Ci fai un resoconto di questa seconda fase di Q-Rated a Lecce?
È stata in primis un’opportunità di arricchimento personale che mi ha dato la possibilità di conoscere una nuova generazione di artisti e curatori italiani. Inoltre è stato interessante poter riflettere e discutere in modo critico sui diversi approcci artistici e curatoriali in generale. In particolare, durante il workshop, è stato importante un atteggiamento che non giudicasse le diverse pratiche artistiche considerandone una più “corretta” dell’altra. Ogni visione dipende molto dal contesto d’origine, gli interessi e la posizione che si assume sulle cose. Tutto questo, dal mio punto di vista, è stato molto importante per ampliare la mia comprensione sull’argomento, comprese le sue insidie e sfide.
Qual è il ruolo della ricerca nel tuo approccio curatoriale e che tipo di metodologia usi?
La ricerca è essenziale per tutti gli aspetti del mio lavoro da curatore, che può passare dalla lettura di libri all’ascolto di musica, alle mostre e al tempo trascorso con gli artisti. Detto questo, il mio approccio dipende molto dal progetto, dal contesto e dalle relazioni interpersonali che s’instaurano. Cerco di resistere alle generalizzazioni che si rischiano di fare quando si risponde a questo tipo di domande, perché trovo la parzialità e la contingenza, le posizioni che si assumono e i limiti con cui ci si deve misurare dei temi molto più produttivi da cui partire per lavorare. Più che promuovere me stesso, sono interessato ai termini e alle condizioni della curatela e del fare arte oggi, e come lavorare con gli artisti mi può aiutare a ripensare o resistere i parametri istituzionali e del sistema quando necessario.
Qual è l’impatto delle nuove tecnologie digitali sulle giovani generazioni di artisti?
Direi che in particolar modo Internet offre ai giovani artisti e curatori di tutto il mondo un accesso senza precedenti a tantissime informazioni. Ciò significa che possono sfruttarle anche negativamente, ma possono utilizzarle anche per i loro progetti artistici. Le piattaforme online dove ricercare le informazioni sono molto poche, ecco perché questo potrebbe portare a un’omogeneizzazione della pratica artistica.
Quali sono stati i punti salienti del workshop Q-Rated Lecce 2018?
Innanzitutto, ho apprezzato molto l’opportunità di incontrare in modo informale un gruppo così stimolante di giovani artisti e curatori provenienti da tutt’Italia. Allo stesso modo, è stato interessante sentire parlare in prima persona Zach Blas e Rana Hamadeh del loro lavoro, anche loro coach durante Q-Rated a Lecce. Ne discutono in termini così chiari e coinvolgenti.
Sei appena stato nominato direttore di Spike Island a Bristol, ci racconti i progetti che hai in programma?
Spike Island ha una storia importante e un’infrastruttura eccezionale e sono entusiasta di continuare il lavoro del precedente direttore, Helen Legg. Pensando agli scopi del workshop Q-Rated Lecce, anche io sono interessato nel portare a confrontarsi insieme professionisti locali, nazionali e internazionali per creare una cultura più critica sul territorio. Avendo appena iniziato, i miei primi passi saranno semplicemente conoscere meglio l’organizzazione, compreso il personale, la struttura e anche i diversi contesti culturali in cui opera. Successivamente, anche con il supporto dei miei nuovi colleghi, spero di sviluppare la mia visione futura per Spike Island.
– Valentina Poli
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