Marsèlleria cambia pelle: Mirko Rizzi lascia la direzione artistica dello spazio milanese
È la fine di un’epoca? Mirko Rizzi, anima e mente creativa dello spazio milanese associato al brand fashion Marséll fa un bilancio di un percorso durato 10 anni.
È stato per dieci anni uno dei laboratori indipendenti più creativi della città di Milano, un avamposto di ricerca che ha dato possibilità di crescita a tantissimi artisti da Andrea De Stefani a Cristian Chironi, da Brice Dellsperger a Andrea De Stefani, fino a Alessandro Di Pietro, Chelpa Ferro, Norma Jeane, Rä di Martino, Jacopo Miliani, Matteo Nasini, Serena Vestrucci, Morgane Tschiember, Nico Vascellari, Invernomuto, Lorenzo Senni, Davide Bertocchi, per citare solo alcuni degli artisti che hanno collaborato negli ultimi anni con la divisione creativa associata al brand di design di scarpe Marséll. Tre spazi, uno in via Paullo, uno in via Rezia a Milano, infine un terzo aperto nel 2017 a New York: una storia vivace ed articolata che si è svolta dal 2009 fino ad oggi per volontà di Mirko Rizzi, direttore artistico e ideatore del progetto, proponendo e producendo progetti artistici ed editoriali di altissimo livello. Oggi Rizzi lascia e ci spiega in questa intervista perché, ipotizzando quali saranno i prossimi scenari. Nel frattempo dà appuntamento ad un ultimo evento: la presentazione di Adagio con buccia, edizione fresca fresca di stampa firmata da Canedicoda e Sparkling Matter con vinile di Matteo Nasini, sostenuta naturalmente dallo spazio espositivo. Il tutto avverrà ovviamente in puro stile Marsélleria, con performance musicali e un pop-up-show. Per salutare tutti, come se nulla fosse, ma con un leitmotiv. La prima mostra ad inaugurare nel 2009 il percorso di Marsèlleria era stata infatti NoN è PoSSiBiLe USCiRe DaL CoRPo di Canedicoda: allo stesso artista l’onere e l’onore di chiudere il cerchio.
Dopo 10 anni Marsèlleria muta pelle: è la fine di un’epoca o l’inizio di una nuova?Bisogna precisare che Marsèlleria è, e rimane, un luogo (lo showroom di Marsèll in via Paullo a Milano) sulle cui potenzialità si è fondato e sviluppato un progetto non profit. Il progetto Marsèlleria è nato dieci anni fa da una visione personale in un momento specifico della città e della cultura contemporanea di Milano. Penso di poter affermare che la situazione sia molto cambiata in questi anni e di conseguenza il progetto abbia semplicemente “completato” il proprio percorso. È stato un laboratorio sui linguaggi contemporanei che credo abbia a suo modo intercettato delle necessità che ora sono diverse, perché lo scenario è cambiato.
Facciamo un bilancio dopo questi dieci anni….
Anni meravigliosi, resi tale grazie in primis ai collaboratori che hanno dedicato non solo tempo ed energie a sostenere Marsèlleria. Sono nate “famiglie” e amicizie che sono state l’ossatura del progetto e credo rimarranno per sempre. L’aspetto relazionale e la qualità dei rapporti, anche con le relative difficoltà, sono sempre stato centrali, anche più dell’aspetto strettamente artistico, anche perché credo che la forma più alta della cultura sia proprio nella qualità e nel rispetto del rapporto tra le persone. Abbiamo realizzato e supportato oltre 100 tra mostre, performance, talk, happening e sostenuto artisti, produzioni e diversi progetti esterni. Credo che questo sia un bellissimo traguardo per un percorso sostenuto da un’azienda italiana giovane e indipendente, che non fa parte di grandi colossi internazionali.
Quali sono i risultati di cui andate più fieri?
Risultato ben oltre le aspettative, siamo stati spesso considerati un’istituzione, ed è stata un’affermazione che è partita molte volte dagli artisti e da chi ha vissuto un’esperienza in prima persona. Soprattutto è stata preservata l’indipendenza senza diventare una “nicchia”…o peggio…una realtà autoreferenziale.
In che modo?
Mi ha piacevolmente sorpreso il fatto che, in alcune foto dei primi anni, si scorgono i volti di artisti poco più che maggiorenni che poi sono stati i protagonisti di bellissime mostre o progetti che abbiamo ospitato. Questo ci da la sensazione di aver in qualche modo contribuito al sostegno e alla divulgazione del contemporaneo partendo da una dimensione educativa, principio alla base di qualsiasi cambiamento o azione. Mi piace pensare a Marsèlleria come a un “istituto” piuttosto che una galleria o uno spazio d’arte.
Ma Marsèll continuerà in qualche modo a promuovere arte e cultura? Se sì, come?
Non so rispondere, spero di si e sicuramente sarebbe un bel segnale… magari non con questo progetto ma con aperture a nuove collaborazioni. Sarebbe la dimostrazione di come questo tipo di percorsi siano fondamentali sia per le comunità e le città sia per le aziende che vogliono continuare ad avere un ruolo nell’ambito della ricerca, preservando un approccio che sia davvero unico, consapevole e non “artefatto”… Sono convinto che niente come la cultura possa rendere libere e indipendenti non solo le persone ma anche le stesse aziende, rispetto a percorsi dozzinali e spesso fallimentari guidati dalle sopravvalutate logiche imitative del mercato.
E Mirko Rizzi cosa farà?
Rizzi vorrebbe continuare a essere un attivatore o “enzima” come mi è stato suggerito… il fronte veneziano, la città in cui vivo da qualche anno, si presenta in questo momento storico particolarmente interessante… Ci sono progetti molti stimolanti sul fronte editoria di cui spero di poter parlare prossimamente.
Qualche anteprima?
Una novità che mi fa molto piacere condividere è il mio ingresso nel Comitato d’Indirizzo di ArtVerona, una fiera in crescita che ha nel suo potenziale proprio quell’attenzione alla relazione in cui, come dicevo prima, credo molto. La reputo un’occasione per entrare in contatto con aspetti legati al mercato, sperando in qualche maniera di riuscire a dare un mio personale contributo.
– Santa Nastro
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