Anatomie del quotidiano. Carlo Benvenuto a Modena
Teatro Anatomico, Modena ‒ fino al 31 dicembre 2018. Uova crude o sode immerse nel gin, specchi che non riflettono, candele accese o spente: sono solo alcuni dei soggetti immortalati su pellicola, in scala 1:1 e senza tagli o manipolazioni, da Carlo Benvenuto, protagonista della tappa modenese del progetto “Les Gares”, che intende portare l'arte contemporanea all'interno dei teatri anatomici antichi, valorizzandoli e riscoprendoli.
Appoggiate sugli antichi tavoli per le dissezioni anatomiche dei cadaveri, appese nelle sottogradinate del teatro, posate sul pavimento che per secoli fu percorso da medici e studenti alle prese con gli esami autoptici sui corpi umani, le fotografie di Carlo Benvenuto (Stresa, 1966), concepite appositamente per la mostra, si pongono come delle nature morte contemporanee che hanno “come destino il teatro anatomico”, secondo quanto dichiara lo stesso artista. Sui banchi dell’emiciclo, poi, fanno la loro comparsa alcune sculture in vetro di murano: “Apparentemente bicchieri colmi d’acqua fino all’orlo sparsi nella cavea del teatro, come dimenticati alla fine della prima dissezione tenutasi nel teatro il 23 gennaio 1775, o magari dopo l’ultima, nel 1985”. Per l’artista, “l’arte è da contemplare”, quindi nessuna spiegazione a disposizione del pubblico sulle opere; al visitatore spetta allora il compito di aggirarsi nei suggestivi spazi appena restaurati alla scoperta del significato – piuttosto ermetico – delle immagini e degli oggetti e della loro relazione con la memoria del luogo.
LO SPAZIO
Gare de Moi è la quarta iniziativa – curata da Chiara Ianeselli – realizzata in un teatro anatomico, dopo quelle di Amsterdam, Bologna e Padova. L’edificio di Modena è stato appena restaurato e restituito alla città e all’Università di Modena e Reggio Emilia dopo i consistenti danni subiti a causa del terremoto del 2012 e di tanti decenni di abbandono: per la sua costruzione, iniziata nel 1773 e terminata due anni dopo, si scelse un edificio adiacente all’ospedale di Sant’Agostino (oggi anche l’enorme complesso è chiuso per restauri, dopo aver ospitato alcune delle mostre di Fondazione Fotografia). Dopo un lungo utilizzo, negli anni Settanta del Novecento il teatro anatomico era ancora sede di qualche lezione, nonostante il suo stato di degrado avanzato. Nel frattempo, nelle sale contigue, era stato allestito un Museo Ostetrico – le terrecotte ancora conservate sono rare e preziose – che aspetta oggi di essere riaperto al pubblico dopo i necessari interventi di tutela.
In questo contesto storico di assoluto interesse, le opere di Benvenuto – come scrive in catalogo Elena Corradini, cui è spettata la consulenza scientifica del progetto – “nascono dall’idea di differire la naturale decadenza delle cose nel tentativo di conservarle immutate, nel colore e nella forma, negando le leggi organiche, fissandole in uno stato di falsa vita, di illusoria eternità”.
‒ Marta Santacatterina
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