Inferno liquido. Il Mediterraneo di Cristiano Carotti a Roma
White Noise Gallery, Roma – fino al 22 dicembre 2018. Sculture ceramiche, pittura e… un pedalò. Il mare di Cristiano Carotti evoca mostri dal passato remoto e recluta epigoni contemporanei. La natura disumana dei mostri della mitologia classica rivive nella nutrita schiera dei commentatori social.
Popoli come rane intorno a uno stagno. L’immagine che Platone utilizzava per descrivere il Mediterraneo racconta di un mare chiuso, da sempre autostrada di persone per natura anfibie, comode in mare quanto su terraferma. Ne offre però anche un’idea ulteriore, quella di un mare corruttore, portatore di cattivi costumi. Tema eterno la cui onda, in piena revanche dei nazionalismi più spinti, è cavalcata con costanza dal mondo dell’arte.
Cristiano Carotti (Terni, 1981) indaga le derive recenti con il filtro del mito. Teste di lupo e serpenti marini sono gli strumenti di morte di Scilla (ceramica policroma, 2018), spiccano attraenti nella loro diversità. Cariddi, volto di donna siciliano, è più forte che mai con i suoi addominali scolpiti. Retta dalla bella forma di un’anfora romana, è esposta nella stiva della galleria al piano inferiore. Ai mostri dell’antichità Carotti affianca rinforzi. Il pedalò armato contro i barconi è l’imbarcazione per i soldati della domenica, mezzo per aspiranti boia, volto coperto nel librare l’ennesimo commento come una scure. Provocazione semplice, ennesima figurazione del proverbiale armiamoci e partite! italiano. Evergreen.
‒ Raffaele Orlando
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