Ridefinire il reale. Mika Tajima a Milano
Galleria Francesca Minini, Milano ‒ fino al 12 gennaio 2019. Risemantizzare il reale è l’obiettivo di Mika Tajima, in mostra presso la galleria milanese di Francesca Minini.
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L’associazione e giustapposizione di elementi eterogenei è pratica comune e ricorsiva dalle avanguardie del secolo scorso in avanti. L’obiettivo: una ridefinizione del reale e del quotidiano per caricarli di nuovo senso e significato. Per Mika Tajima (Los Angeles, 1975) questa operazione di risemantizzazione si fonda su una fusione di elementi e processi tanto artigianali quanto industriali, in un cortocircuito virtuoso volto a generare artefatti artistici totalmente nuovi e originali. Un significativo esempio è la serie Pranayama – termine impiegato nell’ayurveda per designare i punti di controllo del respiro e la regolazione della forza vitale dell’individuo – presentata nella personale Ulterior.
Ugelli cromati di vasche Jacuzzi trapassano imponenti monoliti in legno intagliati con impronte antropomorfe e maschere/forme biomorfe in legno o marmo. La disposizione di tali ugelli non è casuale: riprende quella dei meridiani del corpo umano in agopuntura. Ne derivano opere debitrici di una estetica surrealista e modernista, ma profondamente attuali nel farsi correlativo oggettivo di forme e sistemi di controllo, sia esso umano o macchinico, del contemporaneo. Componenti naturali e artificiali, pieni e vuoti concorrono così a determinare flussi e scambi di energie tra opere, osservatori e spazio espositivo. L’impiego emozionale della tecnologia favorisce un ripensamento del medium – Tajima nei suoi attraversamenti disciplinari si sente sempre e comunque scultrice –, che trova ulteriore sviluppo nelle tessiture astratte di Negative Entropy – dove trame e ordito si intrecciano a comporre “ritratti acustici” di ambienti di norma invisibili all’uomo – e in Art d’Ameublement, pitture scultoree o sculture pittoree in grado di sovvertire la percezione condivisa agendo sulla dicotomia interno/esterno.
‒ Damiano Gullì
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