Arte al femminile. Una collettiva a Biella
Palazzo Ferrero, Biella ‒ fino al 20 gennaio 2019. Un nutrito gruppo di artiste anima la mostra allestita nella sede biellese. Regalando uno spaccato dell’arte al femminile tra ieri e oggi.
Riserva qualche stupore entrare negli austeri palazzi Ferrero e Lamarmora nel corso del Piazzo a Biella e trovarsi di fronte un nutrito gruppo di opere di artiste, alcune molto giovani. ContemporaneA ‒ Artiste si raccontano presenta un cammino nell’arte degli ultimi sessant’anni attraverso il lavoro delle donne, e il dialogo che si apre con lo spazio non è cosa comune. La rassegna è curata da Irene Finiguerra, giovane e brava gallerista biellese.
LE ARTISTE
I lavori sono scelti con cura. È possibile vedere opere di una certa rarità come le due, molto piccole, di Maria Lai, una donna che ha lavorato lungo tutto il XX secolo portando avanti un pensiero di fatica e tradizione, legato ad ambiti che vanno ben oltre quello dell’arte. Una donna che in tempi non sospetti si è ritirata nella provincia estrema, la sua Sardegna, per dedicarsi soltanto alla sua ricerca. Di Bice Lazzari, un’altra grande dell’arte italiana, sino a questo momento trascurata, è in mostra Presenza del 1954.
Appartiene al ciclo Aurattristatrici, del 1968, il lavoro di Carol Rama. L’artista ha lavorato in questo senso dopo avere visto le immagini dei corpi devastati dal napalm durante la Guerra del Vietnam. Rama usa spray, aerosol nero e colorato per sottolineare la scomposizione della forma: un lavoro in cui a dominare è il dramma della guerra.
In mostra anche un piccolo ma significativo lavoro di Irma Blank, un Radical Writing Exercitium del 1988, in cui l’artista compie un’operazione di matrice linguistica attraverso il segno e la scrittura non significante.
OLTRE IL GENERE
La curatrice introduce il suo testo con una frase dell’artista Alice Neel, che più giusta non potrebbe essere: “All’arte non interessa se sei donna o uomo. Una cosa che devi avere è il talento e devi lavorare come un matto”. Accanto alle maestre, alle sorelle maggiori ci sono opere di artiste più giovani, ma ormai assai affermate, come Kiki Smith, della quale è in mostra una grande litografia dal titolo Born, in cui si legge la crudele storia di Cappuccetto Rosso. Dal sangue che zampilla dalla pancia del povero lupo pare svilupparsi nuova vita. O come Silvia Levenson, che da anni lavora con il vetro sul tema della violenza domestica e privata.
Una grande scultura di velluto di Elizabeth Aro, Branches, propone il tema del lavoro femminile, solo apparentemente più morbido.
In mostra sono, poi, lavori di artiste più giovani, tra le quali ci piace segnalare Anna Di Prospero, Natalia Saurin, Marta Pujades e Alessandra Maio.
‒ Angela Madesani
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