Come sarà il 2019 dei Musei italiani? Intervista a Letizia Ragaglia direttrice di Museion
Continua la nostra indagine sul 2019 dei grandi musei italiani. Tirando le fila dell’anno appena conclusosi e con qualche accenno a che cosa accadrà in futuro. Dopo le interviste a Lorenzo Balbi, Andrea Bruciati, Giorgio de Finis, tocca a Letizia Ragaglia di Museion, Bolzano.
Come sarà la programmazione dell’anno 2019?
Il 25 gennaio apriamo la stagione 2019 con la personale di Keren Cytter, Mature Content. Mi piace iniziare l’anno con questa giovane artista israeliana che scava nella civiltà delle immagini e ci obbliga a fare i conti con noi stessi come di solito non facciamo.
Questa scelta conferma l’interesse per i talenti emergenti sulla scena internazionale, con particolare riguardo alle posizioni femminili. Un’attenzione che si rispecchia anche nel progetto della curatrice ospite 2019, Ilse Lafer, che per la sua mostra prende le mosse dal pensiero della storica dell’arte e critica italiana Carla Lonzi.
Il 2019 è l’anno in cui ricorrono i cento anni dalla fondazione di Bauhaus: anche noi daremo il nostro contributo con una mostra sul Lichtspiel-Apparat di Ludwig Hirschfeld-Mack. Alla scultura contemporanea in ambito allargato, filo conduttore costante degli ultimi anni, saranno dedicati diversi momenti: a oltre vent’anni dalla sua ultima mostra in Italia, inauguriamo, in maggio, la personale del grande Haim Steinbach, in collaborazione con il Museum Kurhaus Kleve. Anche la personale della giovane Marguerite Humeau si inserisce all’interno di una rete di collaborazioni internazionali, di cui facciamo parte insieme al New Museum di New York e al Kunstverein di Hamburg.
Infine, l’importante nucleo della collezione dell’ANS – Archivio di Nuova Scrittura, che condividiamo con il Mart di Rovereto, sarà riattivato in una doppia mostra autunnale a Museion e al Mart.
Ci sarà spazio per la giovane arte italiana? Se sì, in che modo?
Lo spazio per la giovane arte italiana ha sempre fatto parte del nostro DNA. All’arte italiana, in questo caso al femminile, dedica una particolare attenzione la mostra della curatrice ospite Ilse Lafer, che presenterà posizioni di diverse artiste, come Chiara Fumai, Beatrice Marchi, Claire Fontaine e Raffaella Naldi Rossano. Ma il progetto della guest curator dà spazio anche alle “sempre giovani” Marion Baruch, Marisa Merz, Rosa Panaro, Cloti Ricciardi, Susan Santoro e molte altre. In questo ambito si svolge la collaborazione con Level 0 con la presentazione al Cubo Garutti di opere di Libera Mazzoleni.
Inoltre, nel 2019 la Casa Atelier ospiterà un progetto di Luca Vanello – la mostra è parte di un ciclo presentato da Lottozero, centro di ricerca per l’arte, il design e la cultura tessile a Prato. Philipp Messner realizzerà un video per la facciata mediale come progetto di Natale 2019, mentre Silvia Hell creerà un nuovo lavoro in collaborazione con il Festival Transart ed il Südtiroler Künstlerbund.
Su quali risorse contate?
Il nostro principale sostenitore è la Provincia Autonoma di Bolzano. Contiamo inoltre sul supporto di privati come la Fondazione Cassa di Risparmio di Bolzano e l’Associazione di Promozione /Förderverein, oltre a numerosi partner tecnici dall’economia locale. Per progetti speciali abbiamo il sostegno del Comune e dell’Azienda di Soggiorno e Turismo di Bolzano. Cerchiamo inoltre di avvalerci di finanziamenti e bandi dedicati a iniziative specifiche o singole mostre: penso ad esempio al bando „Prendi Parte! Agire e pensare creativo“ ideato dalla DGAAP del Ministero per i Beni e Attività Culturali, che ci sta sostenendo per il progetto Light Connections al Cubo Garutti, legato al lavoro di Liliana Moro „On Air“ (in mostra fino al 24 febbraio).
Un bilancio dell’anno che si è appena concluso?
Il 2018 è stato un anno speciale, in cui abbiamo festeggiato i dieci anni nella nuova sede disegnata dallo studio KSV di Berlino. La mostra Body Check, che ha messo per la prima volta a confronto l’opera di Martin Kippenberger e Maria Lassnig, ha simbolicamente chiuso un cerchio rispetto alle polemiche scaturite intorno all’opera Zuerst die Füße di Kippenberger, esposta nella mostra inaugurale. Body Check ha riscosso particolare successo, tanto che ci è stata richiesta dal Lenbachhaus di Monaco – cosa che ci riempie di soddisfazione. Il 2018 ha inoltre rispecchiato la nostra vocazione alla sperimentazione, con progetti come Somatechnics, curato da Simone Frangi e Carillon di Olaf Nicolai. Alla collezione, che riattiviamo in mostre tematiche in dialogo con altre raccolte, è stata dedicata la mostra Tutto. Prospettive sull’arte italiana, in collaborazione con la Sammlung Goetz di Monaco (in corso fino al 24/03/2019). Oltre a ciò, Museion si è ormai affermato come piazza della cultura contemporanea in Alto Adige- quelle con il Festival Transart, Festival Bolzano Danza, Festival di Musica Contemporanea e Sueditorol JazzFestival Alto Adige, solo per citarne alcuni, sono ormai collaborazioni forti e consolidate, all’insegna dell’interdisciplinarietà.
Dalla tua nomina sei riuscito a realizzare tutto ciò che ti eri prefissa? C’è qualcosa invece che vorresti riuscire a realizzare nell’anno che si sta aprendo?
Credo che riuscire a realizzare tutto sarebbe veramente terribile, penso sia importante che rimangano desideri aperti! Detto questo, forse suona strano dirlo qui, ma io credo che un museo debba esistere non solo per mondo dell’arte ma per i suoi diversi pubblici. Sono orgogliosa che Museion abbia sviluppato, negli anni, tanti formati di mediazione dedicati a visitatori e visitatrici diversi per età, provenienza, interessi, ma anche stato di salute. Particolare soddisfazione ci ha dato inoltre la partecipazione al progetto europeo “Museum as Toolbox” da cui si è sviluppato un nucleo di giovani interessati e da cui è nato lo scorso anno il nucleo dei Young Friends. In questo senso, vorrei che Museion continuasse sulla strada tracciata, come un’istituzione mobile e attenta a un mondo in continua mutazione.
I più grandi pregi del tuo museo e i più grandi difetti.
Museion si presenta come un’istituzione accogliente: ci prendiamo cura di chi ci frequenta o entra in contatto con noi, dal pubblico agli operatori del settore – e per noi intendo tutto il team, dalla cassa alla contabilità. Tra punti deboli il fatto che non siamo facilmente raggiungibili, quindi un po’ fuori dalle rotte dell’arte e questo ci penalizza. A livello strutturale, ci confrontiamo con un’architettura luminosa, che spesso presenta sfide da affrontare rispetto alle norme di conservazione delle opere.
–Santa Nastro
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