Visioni periferiche. Filippo La Vaccara e Danilo Torre a Siracusa

Spazio AmMARE, Siracusa ‒ fino al 3 febbraio 2019. La doppia personale di Filippo La Vaccara e Danilo Torre a Ortigia, nella sede di un ex museo del cinema.

Il titolo della mostra, Visioni periferiche, richiama l’aspetto scientifico del senso della vista, dove la “visione periferica” è la parte che risiede fuori dal centro, senza la quale, però, non si potrebbe concepire l’insieme.
Ad accogliere il visitatore due piccole sale. Nella prima Filippo La Vaccara (Catania, 1972) espone spray e acrilici su carta. Nella seconda il video di Danilo Torre (Catania, 1976) che coglie la relazione tra la città in cui La Vaccara risiede (Milano) e le periferie che popolano la sua immaginazione (Sicilia, India, Africa). L’insieme forma un’indagine sulla genesi dell’opera d’arte attraverso la lettura visiva di sketch book che spiegano il processo creativo meglio di ogni possibile scrittura.
Filippo La Vaccara è un vero pittore: parola in disuso, ma che a lui calza perfettamente. Anche Danilo Torre dipinge, ma lo fa con la macchina da presa.
Tutti e due vivono a Milano, ma tutti e due sono di Catania, esattamente come la curatrice Mercedes Auteri, pure lei ora a Milano, ma pure lei nata a Catania.

Danilo Torre, Peripheral Vision, 2018. Exhibition view at Ex Museo del Cinema, Spazio AmMare, Siracusa 2018. Photo Maria Vittoria Trovato

Danilo Torre, Peripheral Vision, 2018. Exhibition view at Ex Museo del Cinema, Spazio AmMare, Siracusa 2018. Photo Maria Vittoria Trovato

PAROLA ALLA CURATRICE

Molti dei dipinti esposti (ma ci sono anche due deliziose sculturine) hanno come soggetto ciò che si può ammirare 200 metri fuori da questo spazio che si affaccia su strada: il mare siciliano visto da Ortigia.
Mercedes Auteri, a proposito di questa serie di rimandi tra Milano e la Sicilia, tra lo spazio espositivo sull’isola (Ortigia) di un’isola (la Sicilia) e il suo mare, si è espressa così: “Durante le riprese del documentario e durante l’allestimento della mostra ci siamo interrogati sulla relazione centro-periferia nell’arte contemporanea. Accogliendo l’offerta siracusana abbiamo ripensato ai grandi centri di produzione artistica dei secoli passati: l’Atene di Pericle che ha dovuto poi fare i conti con emergenti periferie divenute poi anch’esse centri di produzione come Alessandria, Pergamo o Siracusa appunto. O la Roma imperiale, ma anche Costantinopoli o Ravenna. E poi Parigi ma anche Vienna e poi Monaco tra Otto e Novecento. E ancora New York ma anche Berlino o Londra ai nostri giorni. Ci siamo poi chiesti se oggi, nell’era di internet e dei voli low cost, la dinamica sia ancora la stessa”.

Filippo La Vaccara. Visione periferica. Ex Museo del Cinema, Spazio AmMare, Siracusa 2018. Photo Maria Vittoria Trovato

Filippo La Vaccara. Visione periferica. Ex Museo del Cinema, Spazio AmMare, Siracusa 2018. Photo Maria Vittoria Trovato

PROPOSTE DI QUALITÀ

La risposta in fondo è semplice. Le mostre “periferiche” e i mezzi a disposizione di artisti e curatori (per esempio il sostegno ottenuto dalla Fondazione Pollock con cui La Vaccara ha potuto pubblicare il lavoro di venti anni in un bellissimo libro edito da Allemandi) possono essere sfruttati per modificare l’esistente attraverso proposte di qualità, buone pratiche e reti di promozione. Esattamente come queste.

Aldo Premoli

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Aldo Premoli

Aldo Premoli

Milanese di nascita, dopo un lungo periodo trascorso in Sicilia ora risiede a Cernobbio. Lunghi periodi li trascorre a New York, dove lavorano i suoi figli. Tra il 1989 e il 2000 dirige “L’Uomo Vogue”. Nel 2001 fonda Apstudio e…

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