La realtà visionaria di José Molina. A Roma
Museo Carlo Bilotti, Roma ‒ fino al 17 febbraio 2019. Gli universi surreali di José Molina animano gli spazi del museo romano.
“È vicino all’acqua che ho meglio compreso che il fantasticare è un universo in espansione, un soffio di odori che fuoriesce dalle cose per mezzo di una persona che sogna”. Un pensiero di Gaston Bachelard che poniamo a epitome dell’antologica romana di José Molina (1965), artista madrileno residente in Italia, titolata L’acqua di Talete dal curatore Roberto Gramiccia, che chiama in causa l’umido archetipo del saggio di Mileto propiziandosi il genius loci del museo ospite, situato in prossimità del Giardino del lago di Villa Borghese e denominato, sullo scorcio del Settecento, “Casino dei giochi d’acqua”. E fornendo al riguardante un’utile chiave di accesso alla mostra giocata su un registro visionario in bilico tra allucinazione e metafora. Molina, con la sua spericolata fantasia combinatoria, ci svela la tribolante presenza di creature teriomorfe, dalla fisionomia incerta, fluida, eccentrica, migrate da prossimità inopinabili ad accendere lucifericamente, a nostro beneficio, il lume salvifico dell’arte.
‒ Luigi Capano
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