Spiritualità e angoscia. Tesfaye Urgessa a Firenze
Palazzo Pitti, Firenze ‒ fino al 3 febbraio 2019. Alla sua prima monografica italiana, l’artista etiope è profeta di una pittura “di resistenza”, legata al cammino dell’uomo di biblica memoria. Fra dipinti e disegni, una mostra che ha il merito di far conoscere in Italia un pittore dalla forte carica emotiva.
La carica tribale del Sud, l’angoscia occidentale, l’individuo perso nella solitudine e l’individuo che parla con gli antenati; sacro e profano si incontrano nell’opera di Tesfaye Urgessa (Addis Abeba, 1983), il cui personalissimo eclettismo strizza l‘occhio alle composizioni cubiste, alla ritrattistica espressionista di Richard Gerstl e al senso monumentale dell’epica tipico di Georg Baselitz. Una pittura dinamica, suggestiva, che, pur non avendo particolari riferimenti all’attualità, si fa messaggio universale: profeti barbuti, dee madri, moderni individui disorientati, angusti appartamenti e cieli luminosi. Un immaginario eterogeneo capace di creare un punto d’incontro fra tradizione atavica e un vorticoso, solitario presente, ma anche tra Africa ed Europa. Al di fuori di ogni retorica, ma soltanto nel nome di una necessaria conoscenza fra popoli; perché questa è la storia dell’umanità, che, vuole il caso, è nata proprio in Africa.
‒ Niccolò Lucarelli
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