Fedele vittima di un Bello ideale. Giulio Paolini a Milano

Fondazione Carriero, Milano ‒ fino al 10 febbraio 2019. La mostra milanese ripercorre alcuni punti chiave della ricerca di Giulio Paolini. Dall'autoritratto al rapporto con il classico.

Alla Fondazione Carriero di Milano è in corso ancora per qualche giorno l’esposizione del Bello ideale, che ripercorre la carriera di Giulio Paolini (Genova, 1940) dagli Anni Sessanta a oggi: il risultato è una “mostra-mondo” dove i vari lavori sembrano le componenti di un unico organismo sospeso tra presente e passato. La mostra è stata concepita dal curatore Francesco Stocchi in collaborazione con l’artista, che ha creato una sorta di auto-esegesi dei temi cardine del proprio lavoro, ribadendo così la inesauribile capacità analitica e teorica che ha accompagnato la sua produzione fin da Idem, la prima raccolta di scritti pubblicata nel 1975. La rassegna abbandona un approccio cronologico e dipana tre macro-temi dell’universo di Paolini partendo da ritratto e autoritratto, attraverso lavori storici come Controfigura (critica del punto di vista) del 1981 o Et quid amabo nisi quod ænigma est? del 1969-70. In essi si incarnano le riflessioni sulla sparizione dell’artista e sull’autosufficienza dell’opera, ben riassunte nell’asserzione di Paolini un’opera, per essere autentica, deve dimenticare il suo autore”. Questo nucleo di lavori dialoga con l’intervento scenografico di Margherita Palli che, rifacendosi alla tradizione degli studioli rinascimentali, inscena il luogo della creazione dove è collocato l’autoritratto di Giorgio de Chirico Se Ipsum (1948), una delle opere che inaugurano il periodo antimodernista durante il quale l’autore rinnegherà i continui accostamenti agli altri artisti che avevano esplorato la Metafisica, esponendo così tutti i suoi dubbi sulla perdurante “fede” avanguardistica nella costruzione dell’immagine.

Giulio Paolini. Del Bello ideale. Exhibition view at Fondazione Carriero, Napoli 2019

Giulio Paolini. Del Bello ideale. Exhibition view at Fondazione Carriero, Napoli 2019

IN SUPERFICIE

La seconda sezione della mostra, intitolata In superficie, riunisce una serie di lavori che rispecchiano le riflessioni di Paolini attorno a uno dei temi fondanti della storia dell’arte occidentale, la prospettiva, compendiate nella sua affermazione l’opera è lì, la vediamo ma non riusciamo a raggiungerla”. Alcuni suoi celebri lavori esposti in mostra, come Senza titolo del 1961 e del 1963 o il recente Finis Terrae del 2018, incarnano una concezione della prospettiva che genera l’immagine, ma che al tempo stesso la rende cristallizzata, distante, spostando il tutto in una dimensione di meta-rappresentazione inaccessibile.
L’ultima sezione, Uno di due, esplora la riproposizione epifanica della cultura classica, che per Paolini diviene uno strumento di comprensione del presente. A chiudere la rassegna è un corpus di opere fondamentali come Saffo (1968), Elegia (1969), Mimesi (1975), allestite in modo fortemente scenografico per esprimere il senso di tutta la mostra, rintracciabile nelle parole dell’artista stesso: Resto fedele (vittima) di un Bello ideale, il solo capace di sollevarci dal baratro degli abbellimenti ad effetto”.

Carlo Sala

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Carlo Sala

Carlo Sala

Carlo Sala (Treviso, 1984), critico d'arte, curatore e docente al Master in Photography dell'Università IUAV di Venezia. È membro del comitato curatoriale della Fondazione Francesco Fabbri Onlus per cui si occupa della curatela scientifica del Premio Francesco Fabbri per le…

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