Il lato magico e femminile della natura. Kiki Smith a Firenze
Palazzo Pitti, Firenze ‒ fino al 2 giugno 2019. Una selezione di quaranta opere fra arazzi, disegni e sculture raccontano il lato “sussurrato” della produzione artistica di una delle protagoniste della scena contemporanea tedesca, che con Pia Stadtbäumer e Rosemarie Trockel reintrodusse in patria la questione femminile, e che negli ultimi anni è passata dall’arte di denuncia a quella della speranza.
Artista femminista sulla scia di Niki de Saint Phalle e Louise Bourgeois, nella seconda parte della sua carriera Kiki Smith (Norimberga, 1954) ha optato per opere più intime, più poetiche e meno violente. Dopo la fase militante su istanze sociali quali l’emergenza AIDS, il femminismo, la liberazione sessuale e di genere, caratterizzata da opere drammaticamente legate alla fisicità del corpo, a partire dalla fine degli Anni Novanta l’artista riflette sulla vastità dell’universo, così come sull’anima femminile e quella animale, entrambe misteriose, a loro modo magiche, portatrici di un’armonia originaria, in parte oggi perduta.
LA RICERCA DELL’ARMONIA
Bronzo, alluminio, argento e foglia d’oro danno forma a sculture zoomorfe, antropomorfe e biomorfe ispirate al quotidiano, al rapporto tra il corpo e la mente, e tra il mondo e la natura. Dalla drammaticità del corpo martoriato e sofferente, da un’arte corporea, animalesca, impregnata di sudore, Smith è passata a un registro espressivo più tenue; dalla tragedia alla “favola della natura”; c’è una gentilezza di fondo della rappresentazione stessa, quasi a ribadire la fragilità degli animali, degli alberi, delle piante, così come delle donne, all’interno di questo minaccioso presente. Frammenti di terra e di cielo, aneliti di libertà, sguardi furtivi ma innocenti, la fragilità come innocenza e purezza. Non ultima, la necessità di un equilibrio con l’ambiente naturale, di cui è metafora la stretta simbiosi con il mondo animale, cui Smith guarda con meraviglia e simpatia.
COSMOGRAFIE TESSUTE
Oltre a rappresentare un coincidente omaggio alla scuola rinascimentale fiorentina, gli arazzi della Smith, preziosamente realizzati su telai Jacquard, sono capitoli di un racconto mitologico a sfondo surreale sospesi tra l’affresco pompeiano, la pittura simbolista e i bestiari medievali. L’universo celeste incontra quello femminile, quasi in uno reciproco riconoscimento dell’altrui maestà. Angeliche figure fluttuanti nelle profondità celesti, concettualmente vicine a quelle di Gustav Klimt; allo stesso modo lupi, cerbiatti, corvi e colombe ricordano il mondo francescano degli affreschi di Giotto e dei Primitivi, rimandano all’idea di un’armonia spirituale che forse l’umanità può ancora ritrovare, se solo fosse disposta a lasciarsi sorprendere guardandosi intorno. È un senso di meraviglia, infatti, quello che emerge da questi grandiosi arazzi intrisi di spirito umanistico.
‒ Niccolò Lucarelli
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