Luca Trevisani e la caverna. A Genova
Pinksummer, Genova ‒ fino al 25 febbraio 2019. Luca Trevisani espone nella galleria genovese un’opera che scava nel profondo. Attraverso l’azione sulle storie e sui luoghi.
Luca Trevisani (Verona, 1979), nel titolo della mostra alla Pinksummer, fissa le coordinate geografiche delle grotte dell’Addaura e della galleria di Genova.
La caverna è protagonista delle opere di grande formato alle pareti e delle installazioni al centro della sala. Trevisani focalizza la propria attenzione sulle misteriose incisioni rupestri, graffite nel Paleolitico e rinvenute nel 1951-52 sul Monte Pellegrino, a nord di Palermo. Il sito, non più visitabile, diventa per questo “la visita a un mistero, che come tale è sacro”. L’artista traspone su grandi lenzuoli di carta il suo distillato di questo “giardino sociale primordiale”, fatto di uomini che danzano. Attraverso stampe cianografiche ibridate e stampate a colori con l’aiuto alchemico di diversi intrugli – vino, caffè, tè, urina animale –, porta in giro le immagini come fossero cartoline.
“Ho scelto di interrogare e intervistare questi fantasmi replicandoli”, racconta Trevisani. Per lui l’arte è ricerca e scavo e qui le sue riflessioni sono profonde nel senso letterale del termine, connettendosi alle viscere della terra e alle radici dell’essere umano.
Accompagna il lavoro una registrazione sonora che pare arrivare da mondi alieni. La base è la traduzione in codice morse delle coordinate dell’Addaura, fatte divenire suono e poi registrate all’interno della grotta stessa.
Il risultato è un’azione sul portare in evidenza, gettando un ponte linguistico per far parlare, e quindi rivivere, un luogo.
‒ Linda Kaiser
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