Pino Pascali e Fabio Sargentini. A Polignano a Mare

Fondazione Museo Pino Pascali, Polignano a Mare – fino al 16 giugno 2019. La rivoluzione metalinguistica di Fabio Sargentini nella concezione dello spazio espositivo, l’esperienza dell’Attico, fin dagli Anni Sessanta punto d’incontro tra Arte Povera e performance, il profondo legame umano e artistico con Pino Pascali. Fabio Sargentini vince la XXI edizione del Premio Pascali e ripercorre le tappe principali del suo innovativo percorso di ricerca con la mostra “My Way – Installazione con figure” alla Fondazione Museo Pino Pascali.

Precursore della rivoluzione metalinguistica nell’arte contemporanea, ardito sperimentatore dell’interdisciplinarietà, innovatore della concezione borghese di galleria ‒ intesa unicamente come spazio contemplativo ‒ sull’onda dell’effervescente clima culturale che ha caratterizzato la rivoluzione del ’68. Sono questi i tratti distintivi dell’opera di Fabio Sargentini, molto più di un gallerista d’avanguardia. Una mente esplosiva e creativa che ha trasformato il suo Attico – attraverso l’interazione tra Arte Povera, musica, danza e performance ‒ in uno spazio germinale, di rottura rispetto all’ordinaria e statica visione di luogo espositivo. L’esperienza dell’Attico, infatti, cambierà per sempre e radicalmente il concetto di galleria nella storia dell’arte contemporanea, sperimentando gli spazi industriali come contesti espositivi. L’Attico è divenuto ‒ soprattutto nella fase del trasferimento nel garage di via Beccaria 22 a Roma – luogo simbolico e anello di congiunzione tra Arte Povera e performance americana.
E anche per il profondo legame artistico e umano di Sargentini con l’amico fraterno Pino Pascali, il comitato scientifico della Fondazione Museo di Polignano ‒ formato da Carlo Berardi, Valérie Da Costa, Marco Giusti, Pietro Marino e dalla direttrice Rosalba Branà ‒ ha assegnato al “dècouvreur dell’Arte Povera” il Premio Pascali Edizione XXI. Per l’occasione, la Fondazione Pascali ospita fino al 16 giugno la mostra My Way – Installazione con figure, creata site specific per la Fondazione Pascali e nata con l’ideazione del progetto in galleria a Roma L’Attico dentro L’Attico.

Fabio Sargentini. My Way. Installation view at Fondazione Pascali, Polignano a Mare 2019. Photo © Marino Colucci - Sfera

Fabio Sargentini. My Way. Installation view at Fondazione Pascali, Polignano a Mare 2019. Photo © Marino Colucci – Sfera

LA MOSTRA

La mostra ripercorre simbolicamente le principali esposizioni della galleria-garage di via Beccaria, frutto delle collaborazioni tra Sargentini e i suoi artisti di punta. Otto gigantografie e altrettante sagome a grandezza naturale raffigurano i “compagni di strada” del “Fabiaccio”, come Pascali soprannominava Sargentini, e un se stesso ritratto a colori in una foto del ’76 con l’allagamento dell’Attico sullo sfondo, un “lago metafisico”. C’è Kounellis, con i suoi celeberrimi dodici cavalli vivi, Robert Smithson con la prima opera di Land art in Europa, la colata di catrame bollente giù per un dirupo della via Laurentina, l’installazione Che fare?, ancora magnetica e attuale, di un ghignante Mario Merz, il Dinosauro riposa e l’immancabile mare bianco di Pascali, il rullo compressore di Eliseo Mattiacci, lo Zodiaco Vivente di De Dominicis e le Danze costruzioni di Simone Forti.
Nella sala principale della Fondazione, si staglia, poi, l’installazione My Way con le otto sagome a grandezza naturale degli artisti e di Sargentini, mentre nella project room viene proiettato il docufilm Tutto su mio padre – Fabio Sargentini (2003), realizzato dalla figlia del gallerista, Fabiana Sargentini.
La collaborazione tra Sargentini e Rosalba Branà nasce nel 1992 con l’organizzazione del festival multimediale “Ritorno al mare. Omaggio a Pino Pascali”, mentre nel 2012 Sargentini espone alla Fondazione Museo Pino Pascali i Cinque bachi da setola e un bozzolo, ricostruiti nei minimi dettagli dall’artista romano Claudio Palmieri. Recente è l’acquisizione, da parte della Fondazione, dei Bachi da setola, che costituiscono il pezzo più importante della collezione museale. E, ancora, resta il mare il più importante legame simbolico tra Sargentini e l’artista di Polignano. Il mare bianco di Pascali, esposto nella mostra del ’66 nella sede dell’Attico di piazza di Spagna, è infatti “la prima installazione che invade tutto”, lasciando fuori il pubblico, e costituisce l’ispirazione principale per Sargentini nella creazione, dopo la crudele e prematura scomparsa dell’amico, del garage di via Beccaria. Ed è il mare tout court a ispirare, nel rivoluzionario gallerista, il celeberrimo “allagamento” del 1976.

Cecilia Pavone

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Cecilia Pavone

Cecilia Pavone

Cecilia Pavone, storica e critica d’arte, curatrice indipendente, giornalista professionista, è nata a Taranto ed è laureata in Filosofia all’Università degli Studi di Bari. La sua ricerca verte sulla fenomenologia artistica contemporanea e sulla filosofia dell’arte. Scrive su riviste specializzate…

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