Muore a 71 anni Attilio Rappa, collezionista e fondatore de La collina di Loredana a Pantelleria

Il collezionista di base a Biella è scomparso a Pantelleria, isola in cui insieme alla moglie Loredana aveva dato vita a un museo a cielo aperto, coinvolgendo artisti italiani e internazionali. Ecco come lo ricordano gli amici del mondo dell’arte

È scomparso, all’età di 71 anni, Attilio Rappa, tra i più importanti e rappresentativi collezionisti italiani. Il commercialista di base a Biella si trovava a Pantelleria (TP), isola in cui aveva creato, in ricordo della moglie scomparsa nel 2006, La collina di Loredana, un museo a cielo aperto di quattro ettari di terreno in cui sono installate opere di artisti contemporanei nazionali e internazionali.

CHI ERA ATTILIO RAPPA

Laureato in economia e divenuto poi commercialista, Attilio Rappa fin dalla giovane età si appassiona all’arte contemporanea, interesse condiviso insieme alla moglie Loredana. Negli anni Novanta conosce Franco Noero, che presentava gli artisti Mark Handforth, Jim Lambie e Lara Favaretto; poi è stata la volta di Mario Cristiani, Lorenzo Fiaschi e Maurizio Rigillo di Galleria Continua; di Giuseppe Pero, che 23 anni fa a Torino apriva la prima galleria 1000eventi; e Alfonso Artiaco. Tutti rapporti, questi, non solo di tipo professionale, ma col tempo trasformati in profonde amicizie. Risale al 1971, invece, l’“evento” che ha cambiato le vite e ha dato un imprinting decisivo al collezionismo di Attilio e della moglie Loredana: il viaggio di nozze a Pantelleria, isola in cui tornarono anche negli anni successivi, acquistando un terreno di 4 ettari e un dammuso. Da lì a breve l’area sarebbe stata proclamata riserva naturale, situazione che ha portato i due coniugi a trasformare quel territorio “inedificabile” in un museo a cielo aperto: il primo artista ad avere installato una propria opera è Not Vital, a cui poi sono seguiti Franz Ackermann, Katinka Bock, Paul Morrison, Massimo Kaufmann, Mario della Vedova, Luisa Rabbia, Alex Pinna e Luigi Mainolfi.

Attilio Rappa con i figli Elena e Vittorio

Attilio Rappa con i figli Elena e Vittorio

LA COLLINA DI LOREDANA

Nel 2006 viene a mancare Loredana: Attilio Rappa decide così di intitolare alla moglie il parco d’arte, diventato così La collina di Loredana. Tomás Saraceno, Francesco Arena, Michael Dean, Simon Dybbroe MØller, Peter Belyi, Matthias Bitzer, Karsten Födinger, Daniele Galliano, Nicola Martini, Conrad Ventur, Daniel Knoor, Costa Vece, Andrea Romano, Christian Frosi, Ignazio Mortellaro, Loredana Longo e Susan Philipz sono gli artisti che con le loro opere hanno contribuito ad ampliare il museo a cielo aperto di Pantelleria, accessibile e visitabile da tutti; un museo che, ogni anno, si arricchisce di una nuova opera, sotto la supervisione dello stesso Attilio e del figlio Vittorio (che proprio lo scorso anno in occasione di Manifesta 12 ha aperto a Palermo una project room dedicata a giovani artisti italiani e stranieri), e con i preziosi consigli del caro amico e gallerista Francesco Pantaleone.

IL RICORDO DI LOREDANA LONGO

Contattata da Artribune, l’artista Loredana Longo ricorda Attilio Rappa con queste parole: “credere in qualcosa è importante, io sono grata a tutti coloro che credono nel valore dell’arte, ai visionari, a coloro che vanno oltre l’immaginabile. Attilio, soprannominato “Attila” dagli amici, e non certo per analogia con il feroce Attila flagellum Dei, piuttosto per una sua determinazione, un atteggiamento a volte inaspettato e sorprendente, mi ha ospitato nel luogo che forse amava più al mondo, la sua casa a Pantelleria. In quest’isola Attilio ha realizzato un magnifico parco, sede di una collezione d’arte che ha costruito in diversi anni di sacrifici, viaggi interminabili dall’estremo nord dell’Italia all’estremo sud.  Mi chiedo spesso cos’è che spinga una persona a diventare collezionista, nel suo caso mi pare chiaro: la costruzione di un sogno. Il suo era questo parco, dedicato alla defunta moglie, dal nome analogo al mio. Il parco si chiama infatti “La collina di Loredana”, per questo quando mi chiese di realizzare un lavoro ne fui doppiamente felice. Il lavoro consiste in una grande scritta in cemento bianco, VICTORY, e non è un caso che il figlio si chiami Vittorio, la persona che lui descriveva come “la luce dei miei occhi”. Qualcuno direbbe: il caso non è un caso che sia un caso. Era la primavera del 2017, io, Ignazio Mortellaro e Francesco Pantaleone abbiamo trascorso parecchi giorni con Attilio, vi erano anche momenti di attrito, come è normale tra personalità con un “certo temperamento”, ma mi ha sempre rubato un sorriso, perché era poco credibile nel suo essere severo, quella durezza conteneva sempre un cuore di padre e per lui eravamo tutti figli. Mi guardava mentre realizzavo delle piccole opere di marmo, in effetti le distruggevo, era quasi dispiaciuto del fatto che le rompessi, ma leggevo anche nei suoi occhi la soddisfazione di poter prevedere già il risultato finale, e sapevo che condivideva quel gesto forte e deciso. Così non mi disse nulla quando a colpi di martello, durante la performance nell’estate del 2017 a Pantelleria, sfregiai l’opera che avevamo realizzato la precedente primavera, anzi infine era davvero felice, ecco quello sguardo soddisfatto pieno di riconoscenza è forse il ricordo più bello che abbia di lui. Non sapeva quanto mi sarei spinta oltre, ma avrei anche potuto demolirla totalmente, aveva profondamente e intimamente compreso ciò che mi spingeva a quella distruzione/costruzione, e quando si crea questo feeling tra l’artista e il collezionista, nasce qualcos’altro, era la stima reciproca. Con quel sorriso dentro gli occhi, la sigaretta in mano e il suo forte abbraccio, lo saluto, ha saputo lasciare tanto. Ciao Attila”.

Loredana Longo, Victory, 2017, cemento e demolizioni, 400x100 cm circa, Collezione privata La collina di Loredana, foto courtesy Hoffman. Da sinistra a destra: Ignazio Mortellaro, Attilio Rappa, Loredana Longo e Francesco Pantaleone

Loredana Longo, Victory, 2017, cemento e demolizioni, 400×100 cm circa, Collezione privata La collina di Loredana, foto courtesy Hoffman. Da sinistra a destra: Ignazio Mortellaro, Attilio Rappa, Loredana Longo e Francesco Pantaleone

GLI AMICI GALLERISTI

“Ho conosciuto Attilio a Torino avevo aperto la galleria 1000eventi da poco e lui è stato uno dei primi clienti”, ci racconta Giuseppe Pero“Comprò un Donald Baechler. Abbiamo subito simpatizzato. È nata una grande e profonda amicizia. Siamo andati insieme a mostre, fiere a trovare artisti e in vacanza. Attilio è stato un collezionista appassionato, curioso e attento. Ci conosciamo da 23 anni e so che mi mancherà molto”. “Il mio ricordo di Attilio è legato a Roni Horn; si innamorò in modo veloce e sorprendente di un dittico di Fox”, ricorda Raffaella Cortese“Recentemente l’ho incontrato al Bar Basso per il premio Menabrea, ed è stata una serata piena di vivacità e nuove idee. Credo che un po’ ce l’avesse con me perché non l’ho mai scelto come commercialista ma io lo vedevo come collezionista e appassionato d’arte”. “Attilio mi chiedono di scrivere qualcosa per ricordarti. Non so come fare. Ti ho incontrato nel 1994 e da allora sei sempre stato parte del mio quotidiano. So che ti ricorderò sempre al presente. Tuo Franco”, è il ricordo commosso di Franco Noero“Il nostro carissimo Attilio ci ha accompagnato per tantissimi anni con ironia e passione profondissima per l’arte, mente aperta e vivacissima ci ha accolto e siamo rimasti vicini con Loredana, prima e poi con Elena e Vittorio. I tuoi amici di sempre Mario, Lorenzo e Maurizio”, ricordano Mario Cristiani, Lorenzo Fiaschi e Maurizio Rigillo. “Un giorno Attilio ci ha chiamato per dirci: “ho già comprato i vostri voli per Pantelleria, avete la mia casa e dovete scoprire dove collocare un’opera di un vostro artista; dovete
assolutamente conoscere quest’isola incredibile!” Così andammo a Pantelleria a
conoscere quest’isola fantastica… Attilio era una persona speciale che riusciva ad unire
l’arte alla vita con il piacere della celebrazione!”, ci raccontano Elsa e Márcio Botner di A Gentil Carioca. “Ci vengono in mente mille cose, in tanti anni di collaborazione e di amicizia. Questo che è nulla e del tutto insufficiente ad esprimere il nostro affetto per lui: in questi anni trascorsi insieme, tra assidui confronti e amabili scontri, rimarrà in noi il ricordo di te, amico caro”, ricordano Claudia e Paolo Zani della galleria ZERO.

IL RICORDO DI FRANCESCA MININI

“Ho fatto tanti viaggi con Attilio ed ogni volta il suo entusiasmo è stato contagioso”, ci racconta la gallerista Francesca Minini. “È stato lui il primo a portarmi a Pantelleria tanti anni fa. Il parco della scultura dedicato a Loredana era appena agli inizi. Era aprile, faceva ancora un po’ freddino. Partiamo io e Attilio con Simon Dybbroe Møller per realizzare un nuovo progetto. Una notte a Trapani, giusto per non farci mancare un buon Cous Cous di pesce ed un giro nella città di notte. Attilio non parlava inglese eppure riusciva sempre a farsi capire bene dagli artisti stranieri! Arriviamo a Pantelleria la mattina seguente e diamo il via all’impresa impossibile. Realizzare una grande installazione di Simon coinvolgendo il fabbro dell’isola. Immaginatevi far realizzare 15 tubi di ferro, arrugginiti, lunghi 10 metri ciascuno e portarli su sulla collina. Ricordo perfettamente la faccia del fabbro, credo fosse la prima opera che ha realizzato per Attilio, poi forse ora ci ha fatto l’abitudine… Pensavo di desistere ed invece Attilio è riuscito con il suo entusiasmo a realizzare questa e altre numerose opere per il suo parco. In questi ultimi anni ha coinvolto numerosi artisti, portandoli a scoprire quest’isola così forte e “vulcanica” che è sempre stata per lui un luogo dove poter realizzare i suoi sogni e dar vita ad una collezione che ora rimarrà per sempre parte della sua isola”.

IL RICORDO DI ALESSANDRO RABOTTINI

“Il sorriso aperto di Attilio era familiare a molti tra coloro che, per lavoro o per passione,
frequentano le inaugurazioni delle gallerie, delle fiere e delle biennali”, ci racconta Alessandro Rabottini, direttore di miart. “Con la sua cordialità e i modi solo all’apparenza spicci, Attilio rivelava una grande sensibilità ed era chiaro come fosse lì solo per un motivo: un amore per l’arte profondo e una curiosità disponibile all’incontro con l’altro e con ciò che non conosceva. La spontaneità con cui si relazionava agli artisti e a coloro che, come lui, amavano l’arte, negli anni ha prodotto un luogo speciale come la Collina di Loredana a Pantelleria, che è un’isola meravigliosa e difficile, dolce e aspra allo stesso tempo. Portando tanti artisti a Pantelleria, Attilio ha lasciato un segno tra i sentieri di pietra e l’orizzonte, e questo segno resterà non soltanto nel paesaggio ma soprattutto nella memoria di chi ha avuto la fortuna di conoscerlo”.

IL RICORDO DEGLI ARTISTI

“Ad Attilio piaceva stare con gli artisti, parlare dei loro progetti, capire come fare per realizzarli per poi affidarli al vento che spazza la collina in cima a Pantelleria, a nuoto non gli stavi dietro. Voglio pensare che stare sull’isola quest’ultima volta sia stato dolce per lui”, è il pensiero di Francesco Arena. “Attilio era buono, aperto e generoso come pochi. Mi sono sentito accolto nella sua vita come se fossi parte della famiglia, o come un caro amico. Queste qualità, come altre, sono le stesse che ho sempre rivisto nel figlio Vittorio”, ci dice Andrea Romano.

– Desirée Maida

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Desirée Maida

Desirée Maida

Desirée Maida (Palermo, 1985) ha studiato presso l’Università degli Studi di Palermo, dove nel 2012 ha conseguito la laurea specialistica in Storia dell’Arte. Palermitana doc, appassionata di alchimia e cultura giapponese, approda al mondo dell’arte contemporanea dopo aver condotto studi…

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