La pittura, irriducibile presenza. A Venezia la grande retrospettiva dedicata ad Alberto Burri
Sull’Isola di San Giorgio Maggiore, la Fondazione Giorgio Cini inaugurerà una mostra antologica dedicata a uno dei maggiori interpreti dell’Informale italiano, indagandone la poetica e l’uso espressivo della materia
Inaugurerà il prossimo 10 maggio, in concomitanza con la 58. Mostra Internazionale d’Arte di Venezia, BURRI la pittura, irriducibile presenza, mostra che la Fondazione Giorgio Cini dedica ad Alberto Burri (Città di Castello, 1915-1995) presso la propria sede sull’Isola di San Giorgio Maggiore. L’esposizione, curata da Bruno Corà e promossa da Fondazione Cini insieme a Fondazione Burri e in collaborazione con Tornabuoni Art, è un progetto concepito appositamente per Venezia, un’antologica che attraverso 50 opere provenienti da musei italiani e stranieri indagherà il percorso artistico di uno dei maggiori interpreti dell’Informale italiano: dai primi Catrami e le Muffe (entrambi del 1948), presentati in stretto confronto con gli iconici Sacchi (1949-50), ai Gobbi (1950), per arrivare poi alle Combustioni (1953), i Legni (1955), i Ferri (1958) e Cellotex (realizzati fino alla metà degli anni Novanta). In queste ultime serie, Burri continua a sperimentare e a mixare materie naturali e artificiali, osservandone i fenomeni di degradazione e combustione. Il clou della mostra è rappresentato dai Cretti (1970), tra le opere e i temi più iconici della poetica di Burri, in cui una superficie monocroma viene lasciata al sole a essiccare. Tra i più celebri e vasti Cretti è quello di Gibellina, con cui Burri nel 1981 ha ricoperto le macerie della cittadina siciliana colpita dal terremoto: una sorta di grande sudario di cemento dal fortissimo impatto emotivo. “Lo shock prodotto da Burri negli anni dell’immediato dopoguerra”, spiega Corà, “si può misurare solo con l’effetto ottenuto in tutto l’arco di esperienze artistiche da lui influenzate: dal New Dada di Rauschenberg, Jonhs e Dine, al Nouveau Réalisme di Klein, César, Arman e Rotella, dall’Arte Povera di Pistoletto, Kounellis, Pascali e Calzolari all’arte processuale e fino al neominimalismo a base monocroma”.
– Desirée Maida
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