Più donne e minoranze etniche nei musei rispetto al passato. Lo rivela la Fondazione Mellon

La possibilità di fare carriera all’interno delle istituzioni artistiche, dopo anni di lotte sociali, sta aumentando lentamente. Lo dimostra uno studio della Fondazione americana Mellon

La Fondazione Andrew W. Mellon che “si impegna a rafforzare, promuovere e, ove necessario, difendere i contributi delle discipline umanistiche e artistiche per la prosperità umana e per il benessere di società diverse e democratiche” come si legge sul sito, ha condotto un sondaggio nel 2018 per indagare la composizione umana all’interno del personale dei musei. Ne è emerso che rispetto agli anni passati -in cui spadroneggiavano “i bianchi”- il futuro sta riservando maggiori e migliori possibilità di impiego verso donne e minoranze etniche. Una questione, quella della diversità sociale, molto sentita anche nell’America del melting pot. I passi avanti ci sono, ma vengono fatti con estrema lentezza. Insomma, c’è ancora tanto da lavorare ma la direzione è quella giusta…

COSA È EMERSO

Tutti gli uomini sono uguali, ma alcuni sono più uguali di altri” scriveva George Orwell ne La Fattoria degli Animali. È così anche nella società di oggi, dove non tutti possono permettersi di entrare negli stessi ambienti e raggiungere gli stessi livelli. Almeno fino a poco tempo fa dove, all’interno dell’ambiente artistico (tra i tanti altri…), la predominanza di uomini caucasici in ruoli dirigenziali era schiacciante. Ora la tendenza sta lentamente cambiando, stando al sondaggio (il secondo dopo quello del 2015) diretto dalla Fondazione Andrew W. Mellon, in collaborazione con l’Associazione dei direttori del Museo d’arte, l’Alleanza dei musei americana e l’organizzazione di ricerca Ithaka S + R, il. Un esperimento interessante che dimostra come, proprio nell’America del melting pot, l’attenzione alle minoranze sia sempre alta, e la diversità oggi un valore da difendere e promuovere. Gli esiti dimostrano che i passi avanti sono a favore delle donne, rispetto alle comunità afroamericane, latine o asiatiche (percentuale ancora molto esigua). Non poteva essere altrimenti: d’altronde il 2018 è stato l’anno del #MeToo, arrivato al terzo posto nella classifica dei personaggi più potenti secondo ArtReview (che inserisce per la prima volta non una persona fisica bensì un movimento). Un clamore mediatico che non poteva risultare del tutto ininfluente.

I DATI

I risultati rivelano che la percentuale di donne che lavorano nei musei è aumentata dal 59% al 61% tra il 2015 e il 2018 e la percentuale di persone di colore nel personale del museo dal 24% al 28% nello stesso periodo. Anche la percentuale di curatori afroamericani è in salita, dal 2 al 4 per cento. Soddisfacente anche quando si tratta di ruoli di potere, che vedono le donne conquistare dal 57% nel 2015 al 62% nel 2018. Solo il 12% di questi ruoli di leadership, tuttavia, è stato detenuto da persone di colore nel 2018, sebbene questo guadagni ancora dell’1% dal 2015. Gli uomini di colore occupano il 4% delle posizioni di leadership, mentre il 56% di questi è detenuto da donne bianche. “Questa seconda indagine demografica sui musei d’arte offre un’istantanea di un cambiamento che è in ritardo, lento, ma anche reale e benvenuto” ha dichiarato Mariët Westermann, vicepresidente esecutivo della Fondazione Mellon, “Questi risultati mostrano che le diverse assunzioni sono realmente possibili e necessarie e incoraggiano tutti noi a fare di più per realizzare questo potenziale“.

– Giulia Ronchi

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Giulia Ronchi

Giulia Ronchi

Giulia Ronchi è nata a Pesaro nel 1991. È laureata in Scienze dei Beni Culturali all’Università Cattolica di Milano e in Visual Cultures e Pratiche curatoriali presso l’Accademia di Brera. È stata tra i fondatori del gruppo curatoriale OUT44, organizzando…

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