Rinnovare la collezione, ripensare gli allestimenti: il Museo del Novecento di Milano cambia volto
I rumors correvano da tempo, ma ora è ufficiale. Tra le sale dedicate a Marino Marini e i nuovi itinerari sul “secolo breve”, ecco svelati i nomi degli artisti e il nuovo allestimento del Museo del Novecento
Milano, Piazza del Duomo. Il Museo del Novecento nasce alla fine del 2010: da quella data ad oggi ha raccontato per nove anni le innumerevoli evoluzioni dell’arte di questo secolo; ora, a seguito di un lungo ripensamento, si rilancia con un rinnovato assetto delle sue sale. Si tratta di Novecento: Nuovi Percorsi, un progetto elaborato dalla Direzione e dal Comitato Scientifico del museo. Con due focus: il primo sulla figura di Marino Marini, a cui verranno assegnati un nuovo allestimento e una nuova – più significativa – collocazione; l’altro, sull’ampliamento dell’itinerario museale, dedicato alla seconda metà del Novecento, dagli anni Sessanta agli anni Ottanta.
LA PAROLA AD ANNA MARIA MONTALDO
Abbiamo chiesto ad Anna Maria Montaldo, direttrice del Polo di Arte Moderna e Contemporanea del museo, cosa ci sia dietro a questo traguardo: “È il frutto di due anni di lavoro della direzione e del comitato scientifico. A nove anni dall’apertura, il percorso del museo doveva essere rinnovato e questo è il primo step. Ma non per correggere eventuali errori, più semplicemente perché un museo ha in sé diverse storie e deve saperle raccontare, come deve saper offrire punti di vista differenti” ha raccontato la direttrice ad Artribune. “In fondo, selezionando gli artisti e le opere in un ordinamento museale si sceglie di rappresentare una narrazione che può essere più o meno significativa o più o meno completa, e comunque sempre parziale. Perciò credo che non si possa e non si debba considerare un punto di arrivo ma piuttosto un processo di arricchimento che mette in luce e in relazione nuovi dialoghi della ricerca artistica, attraverso opere che erano nei depositi e altre più recentemente acquisite”. Una narrazione che prosegue quindi il racconto del Novecento, affondando da una parte le radici all’inizio del secolo con Marino Marini, e dall’altra ampliando la collezione degli ultimi decenni con l’analisi di pittura, installazione e fotografia, tra Pop Art, arte povera e concettuale. Il progetto è parte di un programma di rivisitazione che interessa la sfera museografica, museologica e storico-artistica, e che giungerà a compimento nel 2020, in occasione del decimo anniversario dall’inaugurazione del Museo.
LE SALE DEDICATE A MARINO MARINI
Dalle sale del quarto piano, il corpus di opere di Marino Marini (Pistoia, 1901 – Viareggio, 1980) trova la sua nuova sistemazione negli spazi sottostanti la Sala Fontana: un cambiamento che permette di inserire i lavori in modo più coerente nel percorso cronologico, collocandosi tra Fausto Melotti e Lucio Fontana, oltre ad ottenere un respiro visivo più ampio, grazie all’affaccio su Piazzetta Reale. Il progetto museografico, a cura dell’architetto Italo Rota, offrirà quindi un ripensamento della produzione di Marini, che spazia tra le sculture delle Pomone, dei Cavalieri e dei Giocolieri, la ritrattistica scultorea del Ritratto di Filippo de Pisis (1941) e del Ritratto di Igor Stravinskij (1951), fino alle sperimentazioni pittoriche di Le tre figlie del carrozziere (1947) e Scenario (1960). La collezione, inoltre, rappresenta un lascito alla città dell’artista e di sua moglie, Mercedes Pedrazzini: donate alle Civiche Raccolte d’Arte tra il 1972 e il 1986, le opere sono state esposte alla Civica Galleria d’Arte Moderna fino al 2010, anno di arrivo al Museo del Novecento. Il nuovo allestimento aggiunge, così, un nuovo tassello alla vicenda della crescente valorizzazione della raccolta.
I PROTAGONISTI DELL’ULTIMO NOVECENTO
Che ne sarà, dunque, delle sale rimaste orfane di Marini? Il Museo del Novecento riparte da questi spazi per ripensare l’allestimento del periodo compreso tra gli inizi degli anni Sessanta e gli anni Ottanta. Tante le new entries, grazie a prestiti e comodati d’uso concessi da una rete di fondazioni, archivi e collezionisti, oltre all’esposizione parziale della Collezione Bianca e Mario Bertolini, donata al Comune di Milano nel 2015. Si parte con la pittura: i lavori di Mario Ceroli, Renato Mambor, Mario Schifano e Bepi Romagnoni vengono presentati accanto a Andy Warhol, Robert Rauschenberg e Richard Hamilton; lo scenario italiano e quello internazionale vengono messi in dialogo, come tra le superfici monocrome di Giulio Paolini e le carte di Sol Lewitt, le linee di Giorgio Griffa e quelle di Daniel Buren. Gioca da solista invece la torinese Carol Rama, alla quale viene dedicata una saletta monografica con l’installazione Presagi di Birnam (1970), acquisizione museale del 2012.
John Baldessari, Marcel Broodthaers, Joseph Kosuth, Vincenzo Agnetti, Giuseppe Penone, Ugo La Pietra e Michele Zaza sono alcuni dei nomi dell’arte concettuale che utilizzano la fotografia con declinazioni disparate. Le ultime sale, per finire, sono dedicate all’arte italiana: Luciano Fabro (anche lui con una sala a parte), Giovanni Anselmo, Amalia Del Ponte, Jannis Kounellis, Eliseo Mattiacci, Fabio Mauri, Mario Merz, Michelangelo Pistoletto e Gilberto Zorio, sono gli autori attraverso i quali si interroga il concetto di installazione, considerando i diversi esiti formali e impiego di materiali. Un percorso che termina negli anni Ottanta, il decennio in cui il concetto di narrazione e di soggettività torna al centro della produzione artistica: una dimostrazione data dalle opere di Paolo Icaro, Mimmo Paladino e Giuseppe Spagnulo.
– Giulia Ronchi
Novecento: Nuovi Percorsi
Museo del Novecento
Piazza Duomo, 8 Milano
+39 02 884 440 61
[email protected]
www.museodelnovecento.org
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati