A Gualdo Tadino c’è il Museo del Somaro: spazio di cultura contemporanea dedicato all’asino
Ci sono grandi artisti come Luca Maria Patella e Cesare Pietroiusti, intellettuali, attori e architetti, tutti impegnati nella celebrazione dell’animale, sacro nell’antichità, sinonimo di dabbenaggine nel presente
Dedicare un museo al somaro, emblema, suo malgrado, della testardaggine e dell’ignoranza, della fatica, ma anche della bontà innata e del non asservimento al potere, è un’opera d’arte concettuale di per sé: partendo dalla constatazione che “siamo tutti somari”, giacché bistrattati ognuno nel proprio ruolo sociale, possiamo comprendere meglio questo tributo pubblico all’animale antonomastico per eccellenza.
MUSEO DEL SOMARO: POSTO GENERIS
A Gualdo Tadino, in Umbria, ha inaugurato nel palazzetto medievale di via Calai 37 un museo che vuole costituire da azione di riscatto per un animale che in età moderna ha assunto accezioni negative ma non nell’antichità, nel mondo africano e nel mondo orientale, dove è stato, invece, oggetto di culto. Cruciale nel Vecchio e nel Nuovo Testamento, nella mitologia orientale, nella favolistica greca e latina, protagonista di Lucio o l’asino dello Pseudo-Luciano e dell’Asino D’oro di Apuleio, coprotagonista nell’opera di Miguel de Cervantes e Carlo Collodi, il somaro si collega oggi all’idea d’ignoranza e dabbenaggine. Ma c’è chi gli ha restituito un significato sacro, paragonando il suo raglio intenso al grido di dolore di Gesù crocifisso.
Il Museo del Somaro vuole ricordare tutto questo e accogliere anche molto altro; nasce come progetto artistico e culturale in cui sono coinvolti artisti visivi, personaggi del mondo dell’informazione e della politica che intervengono con opere d’arte, segnalazioni, ricerche, e come Centro di Arte Contemporanea promuove attività didattiche. Ecco che visitando i tre piani del Museo leggiamo l’interpretazione del somaro da parte di Antonio Di Pietro, fondatore del partito con l’asinello come logo, che lo definisce patrimonio della tradizione italiana, oppure di Goffredo Fofi, che ne esalta le qualità di generosità verso gli altri e testardaggine contro la stupidità del potere. Ecco che troviamo anche tutti gli strumenti per l’autoritratto, dalla sedia con escrescenze pelose, a specchi di vario genere, a copricapi pinocchieschi in ceramica con i fori per le orecchie «pronti per l’uso». Tutti lì, a palesare la nostra inespressa somaritudine.
IL MUSEO DEMOCRATICO
È un “museo democratico” a detta del fondatore, l’architetto e artista Nello Teodori, “dove ognuno può contribuire con un lavoro artistico, una segnalazione, una riflessione, un luogo dove riflettere sui valori dell’esistenza umana, laddove sono sopraffatti e umiliati, come per l’asino”. Il Museo del Somaro è stato inaugurato una prima volta nel 1999 nello studio perugino dell’architetto che, proponendo questo progetto all’inizio degli anni ’90, ha raccolto contributi di artisti, intellettuali, gente comune. Tra i primi a rispondere all’appello lanciato da Teodori ci sono l’attore Ninetto Davoli e l’architetto Paolo Portoghesi. Davoli interpreta variamente la parola “somaro”, in una registrazione che si può ascoltare. Portoghesi, la cui insegna “Alleviamo Asini” sulla porta nella proprietà di Calcata, nel viterbese, indica l’affetto per questo animale, ricorda nell’intervista proiettata che il somaro è disprezzato come la quintessenza dell’ignoranza, ma per chi crede nella coincidentia oppositorum, è l’espressione di un’ignoranza mascherata da semplicità, “la dotta ignorantia”. Hanno aderito numerosi artisti da Luca Maria Patella a Ugo La Pietra, da Cesare Pietroiusti a Pino Modica, da Pablo Echaurren a Karin Andersen, da Pasquale Cassandro a Vincenzo Rusciano, da Giovanni Fontana a Lamberto Pignotti e tanti altri. Il Museo, coordinato da Maria Grazia Fiorucci, si avvale della direzione scientifica di Francesco Galluzzi, docente di estetica, storico e critico dell’arte, per il quale il somaro è un “animale simbolico del nostro tempo che continua a opporre la sua testardaggine alla fatalità della propria estinzione”. E ancora “incarnazione del mito dell’artista moderno e contemporaneo: esaurita, espansa, morta, l’arte continua testardamente ad esistere”. Come l’asino.
– Sara Bonfili
Museo del Somaro
via Calai 37, 06023 Gualdo Tadino (Pg)
Visita su appuntamento
Da marzo 2019 sarà aperto venerdì, sabato e domenica dalle ore 10 alle 13, dalle 15 alle 18. Prenotazioni al numero +39 3284511714
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