Arcipelago Bert Theis: una mostra e iniziative al Mudam in Lussemburgo per celebrare l’artista
La mostra è la prima grande retrospettiva museale a 3 anni dalla morte dell’artista lussemburghese. Una mostra importante, che si spera di vedere presto a Milano, città d’adozione di Theis
Il Mudam Luxembourg, il Museo d’arte contemporanea del Lussemburgo inaugura Building Philosophy – Cultivating Utopia, la prima retrospettiva dedicata a Bert Theis a tre anni dalla morte. Nato ivi nel 1952, Theis è stato una delle figure più interessanti del dibattito artistico, culturale e sociale tra gli anni ’90 e il 2016, anche in Italia, dove ha vissuto, impegnandosi anima e corpo nel progetto di Isola Art Center a Milano. La mostra, curata da Enrico Lunghi, per anni compagno di strada dell’artista, in collaborazione con Christophe Gallois, ripercorre in maniera non cronologica e intelligente le varie tappe del suo lavoro, mettendo a fuoco i punti salienti. Ci sono le opere “più antiche”, create negli anni ’80 – collage di matrice surrealista, che sposano ad un immaginario oscuro, uno humour politicamente ficcante -, ad esempio. Così come viene analizzato il rapporto di odio-amore che intercorre negli anni ’90 tra artista e pittura, medium che viene studiato, interrogato, analizzato, detournato e infine abbandonato. Eppure in molte delle opere di Theis, artista sperimentale a tutti i costi, torna in maniera insistente il rapporto con la storia dell’arte, che ricorre attraverso molteplici citazioni. In Dèsenchantement virtuel, un’azione del 1994, sono accostati il Dürer di Melencolia I e la Rrose Selavy di Marcel Duchamp; nella serie Sandwiches, stanno insieme coppie improbabili formate da Yves Klein e Guernica di Picasso, l’assassinio di Trotsky e Cézanne e naturalmente Guy Debord.
COSTRUIRE UTOPIE
Queste associazioni libere, unitamente all’idea dell’arte come assunzione di responsabilità anche politica, e all’aspetto performativo rendono infatti Bert Theis un “erede illegittimo dei situazionisti”, come egli stesso amava definirsi. La ricerca dell’utopia passa nel suo lavoro soprattutto attraverso l’idea di sviluppo urbano e spazio pubblico, inteso come microcosmo sociale in cui attivare relazioni e costruire comunità. Pensieri e temi totalmente all’avanguardia, che oggi, a quasi trent’anni da quelle ricerche, rivelano il proprio essere necessari e che nell’opera di Theis si traducono nelle piattaforme e nei padiglioni, nelle architetture realizzate per esempio per la Biennale di Taiwan o The European Pentagon, Safe and Sorry Pavilion, opera del 2005 ricostruita nella piazza antistante il Mudam. Ma anche nella realizzazione del padiglione (al tempo inesistente) del Lussemburgo alla Biennale di Venezia del 1995, luogo relazionale per eccellenza.
LA STORIA DI ISOLA ART CENTER
Infine, la mostra dedica un focus importantissimo alla storia di Isola Art Center, che interessò soprattutto negli anni dal 2003 al 2007 il quartiere milanese Isola e la Stecca degli Artigiani, impegnando Bert Theis e un gruppo attivo di cittadini proprio nel momento in cui l’area, storicamente lontano dagli occhi e dal cuore della città, cominciava ad essere interessata dal processo di trasformazione urbana che si è concluso successivamente con il progetto di Porta Nuova – Varesine. Il percorso espositivo ripercorre in maniera esaustiva e approfondita le vicende, con documenti, video, testimonianze di perfomance, di momenti di occupazione, di battaglie culturali ed ecologiste. Il tutto portato avanti dagli abitanti del quartiere e dal gruppo di Theis coinvolto nel progetto, poi evolutosi in Out- Office for Urban Transformation, momento di appropriazione itinerante e di diffusione dei contenuti di Isola Art Center, prima e dopo l’abbattimento della Stecca. Cosa resta oggi di quell’esperienza? Ce lo spiega Mariette Schiltz, compagna di vita e lavoro di Theis, che commenta: “il lavoro di Isola non si è mai fermato. Ad un certo punto la Stecca è stata distrutta e Isola ha utilizzato tutto il quartiere come un Museo, diffondendo il proprio intervento ovunque. Questo era molto bello per gli artisti, anche se ad un certo punto è nata la necessità di trovare un nuovo spazio dotato di aree verdi e poter organizzare delle cose. Uno spazio autogestito per gli abitanti del quartiere, dove siamo l’arte in maniera omeopatica, contro la gentrificazione”. Questo progetto porta oggi il nome di Isola Pepe Verde, ma l’azione di Isola estende la propria eredità anche nella fabbrica occupata Rimaflow, che nel 2017 ha dedicato una sala a Bert Theis. La storia di Isola Art Center raccontata nella mostra è tutta da leggere e da approfondire. È una storia complessa, molto attuale, non solo in Italia, ma su scala internazionale, che parla di gentrificazione, comunità, sviluppo urbano, economia, ambiente e non può che far riflettere.
ARCIPELAGO BERT THEIS
Il progetto del Mudam, si completa con un magnifico catalogo, con testi tra gli altri di Elvira Vannini e Marco Scotini, tra i compagni di strada di Theis, che nel 2009 curò al Centro Pecci la retrospettiva dell’artista, e con una grande festa diffusa nella città fatta di mostre, talk, eventi, progetti diffusi, installazioni, e anche della bella mostra F(l)ight Sketches–for Bert Theis, curata da Lunghi con Angelo Castucci, figura protagonista del progetto di Isola Art Center, che raduna le opere degli autori coinvolti in quegli anni di azione, una nuova generazione di artisti influenzata da Bert Theis, quali Barbara Barberis, Common Wealth, Irene Coppola, Simone Decker, Paola di Bello, Edna Gee, Karolina Markiewicz & Pascal Piron, Edmond Oliveira, Edith Poirier, Jeff Weber, tra gli altri.
– Santa Nastro
Lussemburgo// fino al 25 agosto 2019
Building Philosophy – Cultivating Utopia
Mudam Luxembourg
3 Park Drai Eechelen, 1499 Luxembourg
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