Biennale d’Arte di Venezia 2019, Aya Ben Ron per il Padiglione Israele

L’artista israeliana proporrà all’interno del Padiglione del proprio Paese una particolare struttura ospedaliera, in cui è possibile raccontare e affrontare abusi e ingiustizie del mondo contemporaneo

È Aya Ben Ron (Haifa, 1967) l’artista che rappresenterà l’Israele alla 58. Mostra Internazionale d’Arte di Venezia, in programma dall’11 maggio al 24 novembre 2019. Field Hospital X (FHX) è il titolo del progetto che Aya Ben Ron proporrà all’interno del Padiglione Israeliano con il curatore Avi Lubin e il produttore Miki Gov, un ospedale appunto in cui “le voci silenziose possono essere udite e le ingiustizie sociali rese visibili”. Docente all’Università di Haifa e dell’Hadassah Academic College di Gerusalemme, Aya Ben Ron è un’artista multidisciplinare il cui lavoro si articola in progetti site specific, installazioni, documentari e film, includendo anche collaborazioni con istituzioni mediche e ospedaliere.

IL PADIGLIONE ISRAELE ALLA BIENNALE DI VENEZIA 2019

Field Hospital X (FHX) è una nuova istituzione internazionale itinerante fondata a Aya Ben Ron e che farà la sua prima tappa a Venezia in occasione della Biennale d’Arte. FHX “è una organizzazione unica nel suo genere, impegnata nell’indagare il modo in cui l’arte può reagire e agire di fronte ai mali e ai valori corrotti della società”, si legge nella nota stampa ufficiale del Padiglione Israele. “FHX è stato pensato con l’intento di creare uno spazio protetto dove proiettare ‘No Body’, opera video di Aya Ben Ron sul tema dell’abuso in famiglia che racconta la sua storia personale dopo molti anni di silenzio. L’artista ha voluto creare un luogo in cui le persone potessero osservare e ascoltare la sua, così come anche altre storie che hanno bisogno di essere sentite”. Ai visitatori che accederanno al Field Hospital X verrà dato un numero per attendere il loro turno prima di proseguire il percorso. Nel frattempo, potranno guardare il programma televisivo FHX, un’opera video di Aya Ben Ron che fornisce informazioni sull’idea che sta alla base del concept dell’ospedale, sulle sue Care-Area, reparti dedicati alle cure, e sui Care-Kits. Una volta che il numero viene chiamato, i visitatori accedono alle Care-Area e ai servizi di FHX, tra cui il Safe-Unit, una cabina nella quale i visitatori possono imparare a emettere un urlo in uno spazio appartato (Self-Contained Shout). Dopo Venezia, il progetto toccherà altre città, coinvolgendo di volta in volta artisti locali e internazionali.

LA PRESENZA FEMMINILE ALLA BIENNALE D’ARTE DI VENEZIA 2019

Lo avevamo già accennato qualche tempo fa, ma adesso che manca davvero poco all’inaugurazione della 58. Biennale d’Arte di Venezia, sembrerebbe sempre più chiaro che la prossima edizione sarà all’insegna delle donne. Qualche esempio? Renate Bertlmann per l’Austria, Eva Rothschild per l’Irlanda, Cathy Wilkes per la Gran Bretagna, Laure Prouvost per la Francia, Charlotte Prodger, vincitrice del Turner Prize 2018, per la Scozia, Shirley Tze per Hong Kong, e poi due dei tre artisti scelti dal curatore Milovan Farronato per il Padiglione Italiano, ovvero Chiara Fumai e Liliana Moro. E poi Anna K.E. e Shu Lea Cheang per Georgia e Taiwan, Hrafnhildur Arnardóttir/Shoplifter per l’Islanda, Larissa Sansour per la Danimarca, Danica Dakić per la Bosnia-Erzegovina, Nujoom Alghanem per il Padiglione degli Emirati Arabi Uniti, İnci Eviner per la Turchia, Naiza Khan per il Pakistan, Leonor Antunes per il Portogallo.

– Desirée Maida

www.labiennale.org

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Desirée Maida

Desirée Maida

Desirée Maida (Palermo, 1985) ha studiato presso l’Università degli Studi di Palermo, dove nel 2012 ha conseguito la laurea specialistica in Storia dell’Arte. Palermitana doc, appassionata di alchimia e cultura giapponese, approda al mondo dell’arte contemporanea dopo aver condotto studi…

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