Bridge Art: il report dalla residenza a Noto con i progetti di Simone Cametti e Piotr Hanzel
Si è conclusa all’interno di Tenuta la Favola in Sicilia la residenza promossa da Bridge Art. I progetti realizzati
Si è di recente conclusa all’interno di Tenuta la favola in Sicilia, la residenza promossa da Bridge Art, progetto con il patrocinio del Comune di Noto, in partenariato con l’Istituto Gestalt H.C.C.- Italy e con il C.U.M.O Centro Universitario Mediterraneo Orientale. La residenza co-fondata e diretta da Lori Adragna e Valeria Valenza, per questa edizione ha proposto come tema, “Il vuoto fertile”. È un concetto ispirato alle teorie dello psicoanalista tedesco Fritz Perls, che invita, dopo aver sperimentato il caos, a contattare gli strati più profondi della nostra esistenza ri-creando in un dialogo fattivo tra il linguaggio del corpo e quello del discorso, uno spazio entro cui può avvenire il cambiamento.
GLI ARTISTI
Ospiti della Tenuta, Simone Cametti e Piotr Hanzelewicz, artisti vincitori del bando internazionale fullygrounding_residency2019. Qui di seguito il resoconto dei progetti e dell’evento finale. A cominciare dal progetto “24 carati” di Cametti che racconta: “La ricerca da me sviluppata in questa residenza ha portato al centro dell’attenzione l’albero della Carruba, pianta autoctona della Sicilia e del nord Africa e medio oriente”. Come spiega l’artista, dal seme di questa pianta nasce l’unità di misura di purezza dell’oro e pietre preziose, ovvero il carato. Il termine deriva infatti dall’arabo, che significa “ventiquattresima parte”, e nell’antichità venivano usati questi semi per l’eccezionale uniformità di peso (ognuno di loro circa 1/5 di grammo). “Il progetto intendeva focalizzare l’attenzione sulla nostra percezione e considerazione della preziosità di un singolo elemento”. L’oro, simbolo emblematico di regalità, di benessere e di sicurezza economica, “ha una preziosità data dal valore che gli è stato affibbiato dall’uomo, e da cui si è strutturata la nostra odierna società. La verità è che la reale preziosità di questo minerale è proprio la sua essenza naturale”.
IL PROGETTO DI CAMETTI
L’artista ha trascorso le prime due settimane di residenza all’interno di una riserva naturale, con il l’obiettivo principale di camminare e perdersi in quegli spazi. “Per questa erranza – prosegue l’artista – mi fa piacere citare uno scritto di Franco La Cecla tratto dal libro, l’uomo senza ambiente dove perdersi significa che tra noi e lo spazio non c’è solo un rapporto di dominio, di controllo da parte del soggetto, ma anche la possibilità che sia lo spazio a dominare noi … essere costretti a ricreare in continuazione i punti di riferimento, è rigenerante a livello psichico” Il lavoro si è cosi strutturato con due performance, una all’interno del parco naturale di Vendicari, presentata successivamente con un video, e una estemporanea, realizzata nell’ex chiesa di Santa Caterina dove attraverso un’azione semplice e ripetitiva l’artista ha cercato la perfezione di un piccolo seme di carrubo, dando al suono l’importante compito di stabilire la connessione tra l’azione, lo spazio e lo spettatore.
IL MISTERO DI HANZELEWICZ
Con il progetto dal titolo: “Il vuoto fertile ovvero l’effetto Casimir visto da Piotr (o come direbbe Nicola, il mistero dell’incontro)”, Piotr Hanzelewicz ha intessuto sul territorio netino una rete di relazioni coinvolgendo persone, istituzioni, comunità, tra queste: l’Associazione Culturale Petali d’Arte, la Casa di reclusione e Il corpo di Polizia penitenziaria di Noto, la Casa di riposo “Quadrifoglio”, l’Istituto Matteo Raeli, la Cooperativa Shaqed, Casa Tobia, l’Associazione Culturale Sciami..). Spiega l’artista: “ si è trattato di un incontro, un confronto alla pari, orizzontale: io guardo te e tu guardi me. Senza sovrastrutture e pregiudizi, ci disegniamo. L’uno attesta l’evidenza dell’altro attraverso il disegno. Prima della convenzione parola che diventa discrimine. Ognuno con un foglio bianco, un foglio vuoto che offre testimonianza dell’incontro. Il foglio di carta, è servito a fissare le coordinate contestuali con gesto rituale semplice, insieme individuale, nella rappresentazione delle fattezze personali, e collettivo nel suo atto relazionale. “Decisamente non sono un ritrattista, non eccello nel disegno dal vero ed è qui che l’intenzione programmatica dell’azione relazionale ha il suo fulcro: mettersi in gioco. Sarebbe stato troppo scorretto presentarmi armato fino ai denti di competenza e bravure proponendo uno scambio alla pari…”. Sempre all’interno della ex chiesa barocca si è sviluppata la azione di Hanzelewicz, presente, la scatola che conteneva i disegni già ricevuti, e accoglieva quelli che man mano venivano aggiunti. Tutti i ritratti realizzati dall’artista sono stati donati alle persone che si sono lasciate ritrarre. I ritratti dell’artista, eseguiti da chiunque volesse sperimentarsi, sono invece diventati opera, “oggetti preziosi consultabili dentro la scatola che raccoglie idealmente l’esperienza di un incontro con un territorio. Continua l’artista: “Mettersi in gioco, rispetto alle proprie linee di confine, affrontare il vuoto che ci separa dall’altro e prima ancora da noi stessi; questo è il valore che colgo in questa residenza, passandoci attraverso e lasciando nelle mani dei ragazzi di Progetto Tobia la Banca delle Carte e delle Matite.
I LUOGHI
Realizzata e inaugurata per la prima volta a Noto presso la “Porta di Elia”, all’insegna della totale gratuità, nasce da una idea dello stesso Hanzelewicz con il desiderio di facilitare e sostenere la pratica libera del disegno e del segno come strumenti di relazione con il mondo circostante. Sita in uno dei palazzi-monumento del barocco netino (Palazzo Nicolaci, 1737) contiene all’interno del suo caveau, un deposito di album da disegno, fogli di carta e matite forniti da sponsor e sostenitori. Gli utenti dei servizi della BCM potranno donare alla stessa i loro disegni che andranno così a costituire il capitale della Banca. “Un invito per la cittadinanza tutta a partecipare alle attività della BCM, a usufruire dei suoi servizi e a disegnare”.
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