Correva l’anno 1969: l’iconica poltrona di Gaetano Pesce, Emilio Tadini pop e Woodstock
Nuovo episodio di “Correva l’anno”, la rubrica settimanale di Artribune che racconta i fatti dell’arte del passato senza pretese di esaustività storica. Con un occhio all’attualità. Questa volta parliamo del 1969
Nel 2019 ricorre il cinquantenario dell’entrata in produzione dell’opera UP5&6, disegnata da Gaetano Pesce per l’allora azienda C&B, oggi B&B Italia. Nata come simbolo della condizione della donna, oggi tematica ancora centrale e dibattuta, fu il primo prodotto industriale del Design Italiano con una connotazione politica. Per l’occasione, durante le giornate del Salone Internazionale del Mobile 2019, Piazza Duomo ospiterà l’installazione – alta 8 metri – che Pesce ha creato site specific: Maestà Sofferente. Ma cos’altro è successo di preponderante nell’arte in quello scorcio di fine anni ’60 del secolo scorso? Dagli esordi pop dell’artista e intellettuale milanese Emilio Tadini alla nascita del mito di Woodstock e alla rivoluzione culturale che ne è derivata, ecco una selezione di fatti d’arte da ricordare…
– Claudia Giraud
L’ICONICA POLTRONA DI GAETANO PESCE
Questo famoso oggetto fu il primo prodotto industriale del Design Italiano con significato politico. Infatti la sua forma ricordava il corpo femminile e era legato a un poggiapiedi di forma sferica. L’insieme poteva essere letto come l’immagine della “donna prigioniera dei pregiudizi maschili”, dell’essere persona di seconda classe, priva, in certi paesi, dei diritti uguali all’uomo, vittima della violenza maschile, ecc. Oggi, a distanza di 50 anni, l’esistenza della donna e ancora più minacciata di allora ed é un problema, ai nostri giorni, fortunatamente, sempre più dibattuto. Il progetto che verrà realizzato in Piazza Duomo, durante le giornate internazionali del Salone del Mobile, sarà visto da centinaia di migliaia di visitatori provenienti dai diversi paesi del mondo.
GLI ESORDI POP DI EMILIO TADINI
Il 1969 è l’anno di un ciclo importante di opere – la prima delle due grandi serie per cui concepisce un linguaggio pop – che l’artista e intellettuale milanese Emilio Tadini (Milano, 1927–2002) chiamerà Color & Co. Opere nelle quali il soggetto è la mano o la figura umana intera con il pennello: uno studio del gesto. Considerato uno tra i personaggi più originali del dibattito culturale del secondo dopoguerra italiano, fin dagli anni Sessanta Emilio Tadini sviluppa, infatti, la propria pittura per grandi cicli, popolati da un clima surreale in cui confluiscono elementi letterari, onirici, personaggi e oggetti quotidiani, spesso frammentari, dove le leggi di spazio e tempo e quelle della gravità sono totalmente annullate. Ora un importante progetto espositivo in programma dal 28 marzo al 28 giugno presso Fondazione Marconi ne indagherà gli esordi grafici e pittorici per ricostruire la figura di un artista totale (pittore, disegnatore, intellettuale, scrittore e poeta) colto e profondo, anche alla luce del particolare rapporto con Giorgio Marconi, gallerista, collezionista e soprattutto amico di Tadini.
IL MITO DI WOODSTOCK
All’apice della diffusione della cultura hippie, dal 15 al 18 agosto 1969 va in scena il Festival di Woodstock: tre giorni di musica e libertà che si svolgono a Bethel, una piccola città rurale nello stato di New York, e cambiano per sempre il mondo della pop culture, dalla musica, alla letteratura, al cinema fino al mondo dell’arte. Ora quella rivoluzione culturale è raccontata fino al 12 maggio presso il Museo e la Torre civica di Asolo attraverso la mostra Woodstock: freedom, uno straordinario percorso che abbraccia cinema, musica e arte per rivivere un’epoca che cambiò la vita di un’intera generazione di giovani.
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