Ecco come sarà il nuovo Mattatoio. Il progetto per rilanciare l’iconico spazio romano
Il rilancio dell’intera area parte dalla formazione e dai linguaggi della performance, con lo spazio della Pelanda al centro. Ecco il progetto di sviluppo dell'ex Mattatoio di Testaccio a Roma
Ci eravamo chiesti in passato quale sarebbe stato il futuro dell’iconico spazio a Testaccio, dalla storia tormentata. Costruito tra il 1888 e il 1891 e progettato da Gioacchino Ersoch, il Mattatoio è stato dal 2010 fino al 2017 sotto la gestione di Musei in Comune (Sovrintendenza Capitolina) e nell’alveo delle attività del Macro (si chiamava appunto Macro Testaccio). Poi ad un certo punto smette di essere spazio in dotazione al Museo (nel frattempo consegnato al progetto diretto da Giorgio De Finis Macro Asilo) e diventa di competenza dell’Azienda Speciale Palaexpo, unitamente alla Pelanda, la quale precedentemente era sotto l’assessorato alle politiche giovanili. Insomma, caos romano. Da febbraio 2018 il Mattatoio viene concesso in affitto a mostre ed eventi, prodotte da soggetti esterni, ma comunque sottoposte ad un certo livello di selezione da parte del Cda di Palexpo. Cda che da luglio si è fatto più esigente, con la nomina dell’artista Cesare Pietroiusti, a presidente e la vicepresidenza di Clara Tosi Pamphili (consiglieri Fernando Ferroni, Duilio Gianmaria, Maria Francesca Guida; direttore generale Fabio Merosi).
COSA ACCADE AL MATTATOIO E IN PELANDA
Allo stato attuale l’ex Mattatoio di Roma presenta i padiglioni all’ingresso 9A e 9B, di circa 1000 mq ciascuno, destinati appunto ad ospitare mostre ed eventi. Poi c’è la Pelanda, così chiamata perché un tempo ospitava la “pelanda dei suini”, di circa 5000 mq con i suoi due teatri e l’imponente navata; infine diversi spazi all’interno del complesso occupati dalla Facoltà di Architettura dell’Università di Roma3, dalla Città dell’Altra Economica (ora in via di cambio di gestione) e dall’Accademia di Belle Arti. Non mancano poi problemi: qui vengono ancora a parcheggiare cavalli e carretti i guidatori di “botticelle” (le carrozzelle turistiche che portano i turisti in giro nel centro storico) e stalle&letame impattano fortemente sulle attività dell’Accademia che si trova ormai da anni in una situazione imbarazzante che il Comune non sembra intenzionato a risolvere. Altre aree, poi, sono ancora lungi dall’essere riqualificate.
Una presenza comunque, quella del Mattatoio, che connota in maniera specifica l’intero quartiere, indirizzandolo sempre di più nella direzione dell’educational center (non distante un’importante sede dello IED): “io sono molto interessato all’aspetto della formazione”, ci racconta il Presidente Cesare Pietroiusti, “soprattutto per ciò che concerne i vari linguaggi della performance. Dal 2020 la Pelanda diventerà un centro permanente dedicato alla ricerca laboratoriale e multidisciplinare. Stiamo inoltre costruendo insieme alla Università di Roma III un master di II livello dedicato ad arti performative e spazi comunitari. Il progetto è in progress e l’obiettivo è attivare in maniera positiva tutta l’area del Mattatoio”. Area, che in un certo qual modo ha già in sé i germi di questa evoluzione verso i linguaggi della performance, ospitando iniziative come sezioni del festival Romaeuropa, di Short Theatre e Nuova Consonanza, tra le manifestazioni più illustri della Capitale, se parliamo del settore.
Il progetto è ambizioso e mira nell’arco di un biennio a dare nuovo volto ed identità all’area, partendo dalle sue specificità, ma anche riqualificandola e attraendo con questo progetto speciale e mirato nuovi pubblici. L’autunno 2019 segnerà un discrimine fortissimo ad esempio sul destino dei famosi padiglioni 9A e 9B: sembrerebbe infatti che la programmazione sia fissata fino ad autunno 2019 e che nel nuovo corso solo uno degli spazi potrà continuare ad essere affittato (con una selezione rigida da parte del Cda di Palexpo che ha indirizzo programmatico) mentre il secondo sarà dato in gestione all’Assessorato per le Politiche Giovanili.
UN NUOVO SPAZIO PER LA PERFORMING ARTS
La riattivazione del Mattatoio district invece passerà dai nuovi linguaggi della performance, mettendo la formazione al centro di questo nuovo percorso. Ma non solo: esiste infatti il progetto di riportare all’interno degli spazi i mestieri dell’artigianato legati alle arti performative, oggi a rischio di scomparsa; così come di offrire a gruppi musicali e teatrali la possibilità di provare gratuitamente al Mattatoio in cambio di una proposta aperta al pubblico o di momenti di didattica. Nel 2020 inoltre comincerà un processo per dedicare alcuni locali – i rimessini – alla ristorazione: anche in questo caso non sarà un progetto fine a sé stesso perché le modalità di consumo, preparazione e utilizzo del cibo “diventeranno oggetto di riflessione. Sarà come un quinto linguaggio della performance!”, ci spiega Pietroiusti, “che naturalmente terrà presenti anche le specificità dell’area circostante che ospita una considerevole storia di migrazione e una importante comunità multietnica”.
IL PROGETTO DI LUIGI PRESICCE
Nel frattempo Palaexpo ha attivato quattro laboratori di test verso la costruzione di questo progetto permanente. I partecipanti, che sono stati selezionati attraverso open call, hanno avuto l’occasione di partecipare al workshop L’Accademia dell’Immobilità di Luigi Presicce, mentre dal 9 al 14 aprile saranno protagonisti de La scena presente con nontantoprecisi, dall’8 all’11 maggio di BAUM! I libri di oz con Fanny&Alexander (a cura di Fondazione Romaueropa); infine dal 14 al 19 maggio di La Performance-Dare vita e dare forma di Stefano Battaglia. Domenica 31 marzo dalle 18 gli spettatori potranno partecipare alla performance risultato del corso. Lo scorso dicembre, a proposito dell’Accademia dell’Immobilità, Luigi Presicce ci spiegava: “non é né più, né meno di una scuola itinerante. Nata nel 2012 si è spostata in vari luoghi d’Italia, tra cui Lecce, Bologna, Capri, Firenze. È un progetto didattico aperto a ogni tipo di studente, senza distinzione di età, sesso, classe sociale, professione. Si impara l’arte della concentrazione, della memoria, dell’armonia attraverso esercizi che stimolano l’ingegno e la capacità di reagire a determinate domande. Il tutto spesso, ma non sempre, è finalizzato alla realizzazione di una performance, o meglio di un tableau vivant, quindi una serie di esercizi che mirano all’immobilità, ma che di immobile non hanno nulla”. Alla Pelanda (Teatro 1) in collaborazione con il Teatro dell’Opera, gli spettatori potranno conoscere i risultati del workshop. “Grazie ai costumi e al fondale che cambiano ruolo nelle mani dell’artista”, spiega la Tosi Pamphili, “l’opera si compie chiudendo il primo workshop del Mattatoio. Un esempio concreto di condivisione tra luoghi romani, destinati all’arte e alla cultura, grazie a progetti di reinvenzione di un patrimonio unico al mondo”. Si entra uno per volta, accompagnati.
– Santa Nastro
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