Mastrovito a Milano. Una babele di libri: omaggio ad Assab One e alla vecchia fabbrica GEA

Rattoppare una stanza con migliaia di libri? La nuova installazione site specific di Andrea Mastrovito per Assab One è un omaggio a un luogo, alla sua storia e alle molte contaminazioni culturali che hanno identificato fabbrica, quartiere, città. Le immagini in anteprima dell’opera e del work in progress.

Da quegli spazi post-industriali in zona Via Padova, effervescente quartiere milanese che qualcuno aveva definito la Brooklyn di Milano, sono passati praticamente tutti, a partire dal 2002. Tutti gli artisti italiani emersi negli ultimi 20 anni almeno: i migliori, i più talentuosi, quelli che con la loro cifra e le loro storie hanno segnato il passaggio tra i due secoli. Ha significato molto, Assab One, per Milano. Un luogo indipendente intitolato alla ricerca, oltre le preoccupazioni del mercato e i rigidi milieu istituzionali; col suo sapore d’antan, con gli ambienti ampi e gli alti soffitti, con la ghisa, il vetro, il linoleum e gli enormi macchinari, straordinari pezzi di archeologia del lavoro; e con la malinconia di ciò è stato, insieme all’euforia creativa di ciò che si è voluto reinventare, attualizzare.

Una vecchia stampatrice Roland Ultra negli spazi di Assab One, ex GEA Milano. Ph. © Giovanni Hänninen Assab One, Milano, gennaio 2012, assab-one.org

Una vecchia stampatrice Roland Ultra negli spazi di Assab One, ex GEA Milano. Ph. © Giovanni Hänninen Assab One, Milano, gennaio 2012, assab-one.org

C’ERA UNA VOLTA UNA STAMPERIA

Fondato e gestito da Elena Quarestani, editrice e giornalista, Assab One ha sede in una vecchia fabbrica, gioiello dell’omonima via, appositamente recuperata per farne un centro d’arte contemporanea. In origine qui c’era un’azienda milanese, la GEA, Grafiche Editoriali Ambrosiane. Per quarant’anni, tra il 1960 e il 2000, in quei padiglioni si sono stampati libri, cataloghi d’arte ed enciclopedie, per i maggiori editori del mondo. Una storia importante di impegno culturale e di spirito d’impresa, in cui c’era già l’immagine di una città operosa, internazionale: il restauro conservativo, grazie a cui lo spazio ha trovato una nuova vocazione, ha rispettato le strutture originali e il sapore di quella fortunata stagione.
Ed è in mezzo a queste larghe stanze, ai cimeli industriali e alle molte invisibili stratificazioni, che le opere di Eva Marisaldi, Luca Pancrazzi, Marcello Maloberti, Francesco Simeti, Federico Pietrella, Luca Bertolo, Luisa Rabbia, Andrea Salvino, Paolo Chiesera e molti, moltissimi altri, hanno trovato posto. Con la regia di validi curatori.

Andrea Mastrovito, Babel, 2019, installazione ambientale, materiali vari (work in progress). Assab One, Milano

Andrea Mastrovito, Babel, 2019, installazione ambientale, materiali vari (work in progress). Assab One, Milano

MASTROVITO, UNA BABELE DI LIBRI E DI CULTURE

Ancora oggi Assab One prosegue la sua indagine sulla scena artistica attuale, e in occasione di miart 2019 ospita per la terza volta il lavoro di un artista italiano, tra i migliori sulla piazza: Andrea Mastrovito (Bergamo, 1978; vive a New York), transitato in questi anni da prestigiosi musei, collezioni, gallerie, fondazioni in Europa e USA, torna a Milano per celebrare una bella storia di relazioni e incontri, di professionalità e di cambiamenti. La storia di Via Assab e di una fabbrica fantasma.
L’installazione, attesa dal prossimo 1 aprile, si intitola “Babel” e prende spunto proprio dalla mission del luogo: “Assab è il nome di un porto africano”, spiega Mastrovito, “ed è quello della strada e del numero civico in cui si trova l’edificio, a pochi passi dalla fermata Cimiano della Metropolitana Milanese: un quartiere, quello di via Padova, testimone di vari flussi di immigrazione, dal sud Italia nel dopoguerra e dal sud del mondo oggi. Assab One è diventato così simbolo di un possibile luogo di incontro e di scambio tra soggetti, realtà e culture differenti; uno spazio fisico e ideale, aperto al quartiere e alla città, in costante dialogo con gli artisti e con iniziative e istituzioni affini, in Italia e nel mondo”.

Andrea Mastrovito, Babel, 2019, installazione ambientale, materiali vari (work in progress). Assab One, Milano

Andrea Mastrovito, Babel, 2019, installazione ambientale, materiali vari (work in progress). Assab One, Milano

UN PUZZLE RIPARA IL VECCHIO PAVIMENTO

Il lavoro, con un perfetto equilibrio fra i molti livelli di questa vicenda composita, mette insieme architettura, memoria, editoria, arte e una certe idea di partecipazione, di crossing culturale. Che è un po’ la vicenda di Assab, in sintesi estrema. Si parte da un dettaglio concreto: il pavimento di uno degli ambienti espositivi. Un tappeto di linoleum verde, lo stesso di un tempo, che negli anni, col peso dei macchinari tipografici e con l’usura, si è via via consumato: diversi sono i punti senza più copertura, grandi circa 150/100 mq ognuno.
Mastrovito interviene con un’opera spettacolare, che all’apparenza è tutta giocata tra design e memorie ambientali, e che invece sperimenta anche un’intelligente dimensione concettuale. A ricoprire la superficie divelta sono le tesserine di un gigantesco puzzle, realizzato a partire da materiali recuperati in giro: “Grazie a una serie di open call nel quartiere”, spiega ancora l’artista, “via stampa, social e attraverso una fitta rete di contatti e amicizie dislocati in tutto il mondo, dall’India all’America, abbiamo raccolto circa 5000 libri dalla copertina verde, pubblicati in dozzine di differenti lingue”. Verde come il rivestimento originario. Plurale, come un coro di lingue e di culture in movimento.
Ed ecco la Babele cui fa riferimento il progetto: chili e chili di carta, pagine e pagine di parole, per un bastimento di volumi che unisce l’immagine di una vecchia stamperia milanese e il senso di una straordinaria comunicazione globale. Cultura che supera i confini spazio-temporali e che risana, ripara, continuando a preservare luoghi e memorie: “Le varie copertine, una volta asportate”, conclude, “sono state incollate su cartoncini di 1,5 mm di spessore e infine fustellate con la matrice di un puzzle, la cui tessera base è unica e misura 3,5 cm”. Il libro come mattone, elemento costruttivo, e insieme come archivio, strumento di protezione e conservazione del sapere.
Con quelle tessere il pavimento di Assab è stato ripristinato. L’opera calpestabile di Mastrovito è un colpo d’occhio scandito da mille variazioni di verde, dai gesti generosi di molti e dai possibili significati emersi. A partire da quel principio di interconnessione su cui l’avventura di Assab One si è fondata – nel passaggio di opere, artisti, curatori, critici, visitatori – e su cui da secoli si fonda la pratica della scrittura e della lettura, che l’invenzione della stampa tramutò in rivoluzione politica e sociale. Il vecchio “porto” di Via Assab continua ad accogliere e custodire, a farsi libera frontiera.

– Helga Marsala

www.assab-one.org

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, editorialista culturale e curatrice. Ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a lungo,…

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