La borsa e la vita. Claire Fontaine a Genova
Palazzo Ducale, Genova ‒ fino al 5 maggio 2019. Il collettivo Claire Fontaine riflette sul senso del valore, del mercato, del denaro. Con ironia (e un po’ di amarezza).
“Se mai esiste una città diabolicamente capitalistica
assai prima dell’età capitalistica europea e mondiale
è proprio Genova, opulenta e sordida al tempo stesso”.
Fernand Braudel
Si entra nella Loggia degli Abati e ci si sente in un cantiere, perché si cammina sulle pagine di un quotidiano di economia, Il Sole 24 Ore, che ricoprono i pavimenti di tutte le sale dell’esposizione: l’effetto di spiazzamento è immediato. L’installazione site specific Newsfloor già induce a riflettere sul valore dell’informazione oggi, sulla libertà di espressione così poco garantita e sui giochi di potere finanziari.
ECONOMIA PRECARIA
La borsa e la vita è il titolo della mostra personale di Claire Fontaine, che si focalizza su un concetto di economia sempre più precaria, attraverso una selezione di circa quaranta opere, tra dipinti che attraggono magneticamente monete e fanno il verso al mercato dell’arte (Begging Painting) o pitture antintrusione che non asciugano mai (Fresh Monochrome); sculture levitanti come le rappresentazioni dei travestimenti degli artisti di strada, che a loro volta simulano sculture (Pinocchio, Yoda, Anonymous, 2016); oggetti modificati (Change, 2006, Money Trap, 2015); video-istruzioni desertificanti e senza etica (ad esempio sul lock-picking, “per condividere la proprietà privata”) e diverse installazioni metaforiche.
Se è vero che le fluttuazioni di cui siamo preda minano costantemente il senso del nostro benessere materiale, l’attacco che ci viene rivolto non lascia più spazio ad alternative da briganti (“la borsa o la vita”): ormai ci vengono chieste sia la borsa sia la vita, dato che anche il tempo è denaro.
OCCHI PUNTATI SU GENOVA
In tale scenario da lavori in corso si instaura il parallelismo tra il “collettivo artistico concettuale e femminista” – così si definiscono Fulvia Carnevale e James Thornhill –, fondato a Parigi nel 2004 con base a Palermo, e la città di Genova. La curatrice della mostra, Anna Daneri, sottolinea proprio come il capoluogo ligure – già evidenziato nel 2004 da G. Felloni e G. Laura in Genova e la storia della finanza: una serie di primati? – sia stato la sede del Banco di San Giorgio (1407) e di invenzioni come la cambiale: spunti per attività collaterali, visite ai caveau delle banche e alla collezione numismatica della Carige, oltre a incontri su temi economici.
Il percorso espositivo si avvale in ogni sala di uno statement teorico che, attraverso il recupero delle prassi artistiche di inizio Novecento, soprattutto duchampiane, accompagna l’immissione negli spazi di oggetti di uso quotidiano modificati. Nel rovescio delle gerarchie abituali si sviluppano apparenti nonsense, derisioni più che paradossi, che suscitano – come dichiara Claire Fontaine – “un motto di spirito legato al possibile e alla speranza”.
– Linda Kaiser
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