Le quattro stagioni del contemporaneo. Daniele Galliano a Ravenna
Biblioteca Classense, Ravenna ‒ fino al 20 maggio 2019. Un programma che segue le stagioni, quelle del tempo e quelle del contemporaneo. A Ravenna, “Ascoltare Bellezza” fa convivere in una fertile simbiosi l’arte di oggi e quella del passato: l’una rappresentata da una grande opera dei nomi più interessanti del panorama odierna, l’altra da un vasto mosaico del VI secolo.
Una folla di persone e una folla di tessere: la prima esposta fino al 20 maggio, la seconda conservata in via permanente in una sala della Biblioteca Classense che proprio dal mosaico pavimentale prende il nome. La grande opera scelta per l’edizione primaverile della rassegna Ascoltare Bellezza è Anything di Daniele Galliano (Pinerolo, 1961), un recente lavoro in cui l’artista, da sempre affascinato dall’ammassarsi degli individui, “si mette a disposizione delle apparizioni che vi si manifestano e agisce andando a evidenziare forme, personaggi, oggetti, icone. È come se si aprisse il vaso di Pandora, o una fessura dalla corteccia dell’inconscio” (Eleonora Castagnone) e ne scaturisse una miriade di figure umane e non, a formare un caos magmatico “che diventa esso stesso protagonista dell’opera”.
Ma l’edizione dedicata all’artista piemontese si inserisce in un programma che nel 2018 ha già visto la partecipazione di Daniela Alfarano, Giovanni Frangi, Luca Pignatelli e Giovanni Manfredini. Ne abbiamo parlato con il curatore, Paolo Trioschi, che ci ha illustrato le intenzioni e le scelte alla base dell’iniziativa comunale ravennate.
Come e quando è nata l’iniziativa Ascoltare Bellezza?
Nel 2017 il Comune di Ravenna ha completato il restauro dell’Ala delle Arti della Biblioteca Classense, un edificio che sorge nel cuore della città e che si compone di cinque spazi pubblici, tra cui una sezione dedicata ai libri d’arte e la Sala del Mosaico dove si conserva, appunto, il prezioso mosaico pavimentale ritrovato in area ravennate a fine Ottocento. Quest’opera si estende su 90 metri quadrati, risale al VI secolo e con ogni probabilità fu creata da maestri mosaicisti di origine orientale come pavimento di un luogo sacro, mentre negli ultimi cent’anni lo spazio era utilizzato come Aula magna del Liceo artistico ravennate. L’ampio salone dove è stato collocato il manufatto è quindi diventato un luogo di incontro per elezione e permette di percepire come ciò che oggi consideriamo l’antico è stato il contemporaneo di ieri: c’è infatti un invisibile filo di continua connessione tra le epoche, e così l’incontro con la pittura contemporanea ci è parsa una declinazione naturale, una felice intuizione.
Tra le “regole” della rassegna, c’è quella che la lega a determinati giorni dell’anno, vero?
Sì, dalla primavera del 2018 e in occasione dell’inizio di ogni stagione – quindi nei giorni precisi del solstizio e dell’equinozio – rendiamo omaggio ai cicli della natura attraverso un intervento d’arte che vuole porsi come un momento di raccoglimento a contatto con due meravigliose espressioni della creatività umana, il mosaico e la pittura.
Daniele Galliano, Nanni Balestrini e prima ancora Luca Pignatelli, Giovanni Frangi e altri artisti contemporanei di assoluto rilievo: con quali criteri selezionate i nomi da invitare?
Nel biennio 2018/2019 ogni inizio di stagione è stato accompagnato da importanti pittori italiani correlati da una vicinanza anagrafica e culturale significativa, ma non mancano alcune diversioni mirate, come nel caso di Nicola Samorì che, per accogliere il prossimo inverno 2019, creerà un’opera apposita, o ancora di Daniela Alfarano che ha inaugurato il progetto Ascoltare Bellezza lo scorso anno con un’invasione di piume dipinte.
La location è magnifica e allo stesso tempo impegnativa per la presenza “ingombrante” del mosaico. Come si pongono gli artisti di fronte all’elaborazione o alla proposta di un’opera per quell’ambiente?
Gli artisti amano il complesso della Biblioteca Classense, lo vivono come un luogo emozionante e ricco di storia. Sono affascinati dalla possibilità di dialogare con lo splendido mosaico pavimentale, ne sentono il contatto e in generale ciò li stimola a ideare appositamente le opere per lo spazio e per il momento. Tuttavia questa non è una regola assoluta: gli artisti sono liberi di presentare anche opere già realizzate, a patto che riescano a innescare una relazione di valore con le caratteristiche così forti della Sala del Mosaico.
Veniamo alla “puntata” inaugurata lo scorso 20 marzo: Daniele Galliano ha realizzato Anything appositamente per la mostra oppure l’ha scelta tra le opere già esistenti? Quali sono state le linee guida dell’artista?
Dopo i primi contatti, Daniele Galliano è venuto a Ravenna per un sopralluogo circa un anno fa; l’avvio della seconda stagione di Ascoltare Bellezza ha creato molto coinvolgimento, e la scelta di esporre Anything – appartenente alla sua serie più recente – è stata quasi immediata. Ne è nato un intreccio formidabile, un archivio della memoria e dell’inconscio formulato per i nostri occhi su una tela di oltre 2×3 metri, con piccole e preziose gemme dai timbri primaverili che rivelano ancor di più il forte messaggio della sua pittura.
Una pittura dove è spesso presente il “caos”, che contrasta nettamente con l’ordine rigoroso del mosaico. Un effetto potente e straniante, probabilmente non prevedibile sulla carta. Quali sono state le reazioni – vostre e del pubblico – dal vivo?
Positive. Ma è vero, il successo non era prevedibile né scontato. Tuttavia il grande “caos” di Galliano rappresenta un’apertura sociale, un dialogo a tutto campo con l’esistere da un lato e con l’eterno musivo rappresentato dal pavimento dall’altro, ed è a sua volta una sorta di mosaico dipinto che si affaccia alla finestra del mondo contemporaneo. Credo ne sia scaturita una riflessione di grande impatto.
Ravenna è una piccola città, molto concentrata sui capolavori musivi tardoantichi, anche se non mancano iniziative di livello nazionale volte al contemporaneo. Qual è il riscontro delle vostre iniziative tra la cittadinanza e tra i turisti che raggiungono il centro per il giro “classico”?
Il turista che giunge a Ravenna è in generale molto curioso, colto, abituato alla ricerca, a vivere le città; l’arte contemporanea qui si fonde in una relazione continua tra presente e passato in un processo naturale. Forse i cittadini sono meno consapevoli di tutto ciò, ma i ravennati sentono un forte legame con le opere d’arte della loro bellissima città, da sempre aperta al confronto culturale.
Infine, come si ascolta la bellezza?
È necessario custodire l’ascolto, farne pratica; per incontrare c’è bisogno di ascoltare e di ascoltarci sempre di più, e non parlo solo di parole e suoni ma anche di silenzi. Nella Sala del Mosaico, con gli occhi pieni di incanto di fronte a tanta bellezza, ci si può stare accanto anche nel silenzio, semplicemente ascoltandolo.
‒ Marta Santacatterina
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