Muore Fabrizio D’Amico, docente universitario e critico d’arte del quotidiano La Repubblica
Nota firma culturale su La Repubblica, il critico d’arte è scomparso dopo una lunga malattia. Docente di Storia dell’arte contemporanea all’Università di Pisa, a D’Amico si devono anche saggi e studi sulla pittura italiana del Tardo Rinascimento
È morto lo scorso 9 marzo all’età di 69 anni, dopo una lunga malattia, Fabrizio D’Amico, docente di storia dell’arte, critico e penna, fin dal 1976, della rubrica d’arte contemporanea de La Repubblica. A dare la notizia è proprio il quotidiano con un articolo pubblicato su Robinson a firma di Paolo Mauri, che ricorda la carriera di Fabrizio D’Amico: la formazione, l’insegnamento universitario, la curatela di mostre d’arte italiana ed europea del Novecento, la fondazione della rivista Quaderni di scultura contemporanea insieme a Eliseo Mattiacci.
STUDI E FORMAZIONE DI FABRIZIO D’AMICO
Nato nel 1950, Fabrizio D’Amico proveniva da una famiglia di intellettuali impegnata nel mondo della cultura: il padre, Alessandro, era studioso di teatro, e al nonno Silvio, celebre critico teatrale, è intitolata un’Accademia di arte drammatica; la madre invece, Maria Luisa Aguirre, era nipote di Luigi Pirandello. Fondamentale per la sua formazione di storico e critico dell’arte è stata la figura di Cecare Brandi, con cui si laurea a Roma, e presso la cui cattedra nel 1976 inizia l’attività d’insegnamento. A partire dalla metà degli anni Settanta, D’Amico pubblica su riviste specializzate saggi sulla pittura manierista e barocca, fino alla sua opera più complessa sul Tardo Rinascimento, La pittura a Roma nella seconda metà del Cinquecento.
FABRIZIO D’AMICO E L’ARTE CONTEMPORANEA
Negli stessi anni si accende in D’Amico anche l’interesse per l’arte contemporanea, trovando subito corpo nella lunga collaborazione con La Repubblica, diventandone tra le firme più autorevoli in campo culturale. “Presto ci ritrovammo, Fabrizio ed io, a frequentare presto Toti Scialoja”, scrive Paolo Mauri sull’inserto Robinson del 10 marzo. “D’Amico era interessato alla sua pittura (…) Su Scialoja D’Amico ha scritto molto curando anche diverse mostre, compresa quella postuma e memorabile di Verona allo Scudo di Francia”. Oltre a Toti Scialoja, Fabrizio D’Amico ha curato mostre di Mario Mafai, Giorgio Morandi, Antonietta Raphael, Osvaldo Licini, Fausto Pirandello, Ferruccio Ferrazzi, Hans Hartung, Afro, Giulio Turcato, Achille Perilli, Antonio Sanfilippo, Fausto Melotti, Pino Pascali, Vasco Bendini, Guido Strazza, Carlo Lorenzetti ed Eliseo Mattiacci. Tra le istituzioni in cui ha curato mostre d’arte italiana ed europea del Novecento ricordiamo il Pac di Milano; il Mart di Trento e Rovereto; Palazzo Venezia, Accademia di San Luca, Palazzo Braschi, Museo di Villa Torlonia di Roma; Palazzo dei Diamanti e Pac di Ferrara; la Galleria Civica di Modena; la Galleria Comunale di Bologna; la GAM di Torino; la Pinacoteca Civica di Macerata; il Museo di Santa Giulia di Brescia; Palazzo Lanfranchi e il Museo di San Matteo di Pisa. Tra gli scritti d’arte contemporanea, invece, citiamo Arte a Roma dal primo al secondo dopoguerra (Edizioni della Cometa), Oltre l’impressionismo e Lettere dalla luce (Linea d’Ombra), Morandi (Five Continents Editions), Catalogo generale dei dipinti di Antonio Sanfilippo (in collaborazione con G. Appella; De Luca Editori), L’arte a Palazzo Koch (Banca d’Italia – Skira), Rotella. Disegni (Allemandi).
L’IMPEGNO DI FABRIZIO D’AMICO PER L’ARTE CONTEMPORANEA
Docente fino al 2009 di Storia dell’arte contemporanea all’Università di Pisa, D’Amico è stato consulente dell’Archivio Accardi Sanfilippo di Roma, direttore dal 1997 della rivista Quaderni di scultura contemporanea, fondata con Eliseo Mattiacci ed edita dalle Edizioni della Cometa di Roma, curatore del Centro per la scultura Torre Martiniana di Cagli a Pesaro, membro del Comitato Scientifico e del Comitato per il Catalogo del Centro Studi Giorgio Morandi di Bologna, e dal 2006 Accademico dell’Accademia Nazionale di San Luca. D’Amico è stato inoltre perito e consulente per l’acquisizione delle opere d’arte della Banca d’Italia, per la quale ha curato la mostra Immagini. Arte italiana dal 1942 ai nostri giorni alla Banca Centrale Europea di Francoforte, e membro del Consiglio d’Amministrazione e del comitato scientifico della Fondazione intitolata a Toti Scialoja e a Gabriella Drudi.
– Desirée Maida
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati