Art Brussels 2019. I migliori 10 stand della fiera
Una fiera dall’aspetto accogliente e piacevole, sezioni ben ordinate, tanta pittura e opere originali di artisti provenienti da tutto il mondo: Art Brussels scaccia i venti di crisi e si conferma essere un’eccellenza del panorama europeo
È partita la 37esima edizione di Art Brussels, di cui vi avevamo già anticipato qui. Una fiera che crea un circuito ricco di pubblico, eventi e opening di musei e spazi privati. Come quello della Gallery Night, avvenuta mercoledì sera con l’inaugurazione delle gallerie più interessanti della downtown e della uptown della capitale. La kermesse fieristica, invece, si mostra in una forma smagliante, confermando gli elevati standard delle precedenti edizioni: tra le 156 gallerie, l’assortimento è vasto e bilanciato, tra artisti storicizzati ma soprattutto tante nuove proposte, con un’abbondanza di pittura sempre molto innovativa. Tra gli elementi di maggiore interesse è la sezione SOLO, che permette di concentrare l’attenzione su artisti emergenti o da riscoprire, mentre altrettanto stimolanti sono i progetti speciali della manifestazione come Monumental Sculptures, nel piazzale di ingresso, e Screen-it, la sezione dedicata alle opere video. Un grande merito va anche al display della sede Tour & Taxis che ospita la fiera, che per i visitatori allestisce comode sedute di design poste in ogni dove, tappeti blu e piante aromatiche tra i corridoi per alleviare lo stantio aspetto da white cube. Vi raccontiamo ora quali sono gli stand che hanno catturato maggiormente la nostra attenzione.
– Giulia Ronchi
MARUANI MERCIER (BRUXELLES/KNOKKE/ZAVENTEM)
Tra le sorprese della sezione SOLO troviamo Jaclyn Conley, artista canadese di base a New York. Nello stand della Maruani Mercier ricostruisce nientemeno che l’ufficio della Casa Bianca, con tanto di scrivania, bandiere e stemmi ufficiali. La serie è tratta proprio da fotografie d’archivio che ritraggono i diversi Presidenti d’America che si sono susseguiti nei decenni con le rispettive famiglie: scene intime o quotidiane di cui l’artista estrapola delle parti, dei dettagli, riformulandole in uno stile pittorico colorato e originale a cavallo tra astrazione e figurazione.
CATINCA TABACARU (NEW YORK/HARARE)
Con la mostra The Blind Leader, la galleria newyorkese presenta il lavoro di Rachel Monosov, nata nel 1987 in Russia ed emigrata a Berlino. La mostra, composta da opere di fotografia, scultura e performance, tratta le tematiche dell’alienazione dell’uomo nella società, dell’appartenenza a una territorialità, dell’identità e del controllo occulto esercitato sulla popolazione. Al centro, anche la nozione di limitazione fisica: durante l’apertura della fiera l’artista è presente con una performance che la porta a restare fissa con un braccio teso tra due cactus, consapevole del fatto che il minimo cedimento potrebbe essere dannoso. Dietro di lei, un uomo è intrappolato a terra tramite braccia e collo e tiene il dito su una forma di plastilina per realizzare calchi della propria impronta digitale. Una denuncia audace e ben disposta in quello che si rivela essere una delle proposte più interessanti della sezione Discovery.
RICHARD HELLER GALLERY (SANTA MONICA)
Di questo stand, ancora nella sezione Discovery, ad attirare l’attenzione è il grande dipinto posto sul fondo di Christian Rex Van Minnen: una composizione surreale di elementi come dita tatuate, gelatine e teschi, elementi artificiali e naturali piacevoli e repellenti allo stesso tempo, ritratti con un iperrealismo tale che sembrano uscire dalla superficie dell’opera. Altrettanto ipnotici sono i dipinti di Kajahl, che utilizza iconografie di origine rinascimentale (geometria, architettura, alchimia), per riformulare la realtà in una “black version”, in cui i neri sono inseriti nella memoria storica e culturale dell’umanità.
JANSSEN (BRUXELLES)
Questa galleria super established si presenta alla kermesse fieristica con una rara copiosità di opere e autori: intere pareti diventano piccole mostre personali, come nel caso delle tele astratte di Léon Wuidar e Sam Moyer, mentre altre dominano lo spazio, come per l’affascinante betoniera in ceramica decorata con motivi barocchi realizzata da Wim Delvoye. Una piccola stanza, invece, viene riempita da una parte con lavori fotografici di autori come Robert Mapplethorpe, Larry Clark, Lee Friedlander e Jeanloup Sieff; dall’altra, da tele di piccolo formato di Douglas Eynon, Betty, Tompkins, Marcel Berlanger, Lucas Blalock, Gert & Uwe Tobia. Come se non bastasse, si aggiunge un doppio stand (questa volta attinente alla sezione SOLO) con una serie di Marcel Berlanger, ispirata alla natura boschiva e al suo mondo animale, con soggetti raffigurati tramite acrilico e pittura a olio su fibra di vetro.
10 CANCHERY LANE (HONG KONG)
I modi, delicati ed efficaci allo stesso tempo, che hanno gli artisti asiatici di criticare il proprio sistema non smette mai di attrarre: è il caso dell’artista vietnamita Bùi Công Khánh. Su un elegante sfondo rosso dispone quelli che di primo acchito sembrano normali oggetti domestici d’arredo dall’estetica orientale. Ciò che si comprende in seguito a un’osservazione più attenta sono dei dettagli inquietanti, come un kalashnikov intagliato nel legno o cuori a forma di bombe a mano dipinti su enormi vasi di ceramica. Posto su un plico in un angolo dello spazio, c’è un accumulo di medaglie che l’artista riproduce in ceramica: la testimonianza di un valore belligerante e obsoleto che in tempi di carestia e devastazione finisce per non avere più alcun valore. La guerra in Vietnam è finita da decenni ma ha lasciato una traccia palpabile di tensione e ostilità tra nord e sud del paese, e questo è il modo di Khánh di sottolinearne la sua vuotezza di senso.
BALLON ROUGE COLLECTIVE
È doveroso dare rilievo a questa realtà dalla storia molto interessante: la Ballon Rouge Collective nasce come galleria nomade che espone artisti in tutto il mondo (Los Angeles, New York, Istanbul, Parigi e Londra, tra le altre). Ora è presente a Bruxelles con CLUB, ma è sbagliato pensare che abbia perso la sua identità nomadica: lo spazio espositivo, infatti, viene utilizzato per invitare realtà non profit e project space, dando loro la possibilità di esporre. In cambio c’è la possibilità di avere uno scambio di idee, artisti, conoscenze. Ad Art Brussels è presente con i dipinti della giovane artista turca Merve Iseri, con motivi che si ricollegano al mondo vegetale, e Philip Janssens, con sculture bidimensionali dalla superficie nera, sotto la quale si intravedono appena delle forme corporee appena accennate.
POP/OFF/ART (MOSCA)
La Pop/Off/Art è una delle gallerie più attive della Russia, specializzata in artisti internazionali che si occupano di tematiche post-sovietiche. Ad Art Brussels presenta due tele monumentali dell’artista Andris Eglitis oltre a un’installazione realizzata apposta per la manifestazione: si tratta della Biennale di Riga, che ha avuto la sua prima edizione nel 2018. Eglitis ricrea in scala ridotta il palazzo nel quale si è svolta la biennale, ricostruendo all’interno il proprio studio: il visitatore può entrare nella struttura, sentendosi come un Gulliver giunto nel mondo dei lillipuziani, guardando ad altezza naso le opere dell’artista ridotte e riprodotte nello spazio.
BASE-ALPHA (ANVERSA)
Scorgiamo in questo stand dei lavori che ci ricordano qualcosa di già visto negli ambienti milanesi: si tratta delle sculture della belga Nadia Naveau, il cui lavoro era stato esposto nella mostra Sanguine di Fondazione Prada, curata, non a caso, da Luc Tuymans. Lavori di forte impatto, che si ispirano ai busti rinascimentali o barocchi (al tempo destinati a re e imperatori), a cui l’artista aggiunge un mix di icone pop. Si riconoscono qua e là le orecchie di Topolino, le gambe di Pippo o la faccia di Bart Simpson. Il tutto in una rapsodia che non esclude nessuna epoca storica.
THOMAS BRAMBILLA (BERGAMO)
La galleria bergamasca è presente a Bruxelles per il settimo anno consecutivo, con una selezione di artisti di diverse generazioni: ci sono Joe Zucker, John Torreano, Lynda Benglis, Ron Gorchov della generazione degli anni ’40, e i giovani Simon Linke, Marco Cingolani e Oscar Giaconia. La novità che Thomas Brambilla presenta quest’anno al pubblico è John Torreano, artista americano di origini italiane cresciuto in una famiglia molto religiosa. Dagli anni ’70 presenta sculture dall’aspetto quasi sacro, simili a cilindri dorati tempestati di pietre colorate dall’aspetto sorprendentemente attuale.
SMAC (CAPE TOWN/ JOHANNENSBURG/STELLENBOSCH)
Una grande forza è sprigionata dalle opere presentate da Smac: stampata su formato di grandi dimensioni, non può sfuggire Bodies in Alliance, Politics of the Street II, la documentazione della performance organizzata proprio a Cape Town da Marinella Senatore, a seguito di una residenza con le Pussy Riot. Un’opera che include tematiche LGBTQ, femministe e di liberazione fisica e sessuale, realizzata attraverso una danza sfrenata. Interessanti anche le tele di Georgina Gratrix, che usa forme stilizzate e un’intensità pastosa di pittura in corrispondenza dei volti ritratti.
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