On the Breadline: il progetto itinerante di Elena Bellantoni. Prima tappa Belgrado

Il racconto in diretta del progetto di Elena Bellantoni a Belgrado. Il tutto proseguirà poi nelle città di Istanbul, Atene e Palermo

“La mediterraneità non si eredita, ma si consegue. È una decisione, non un vantaggio. Dicono che di mediterranei ce ne siano sempre meno”. Parole del maestro yugoslavo Predrag Matijevic, tra gli ispiratori del progetto itinerante On the Breadline di Elena Bellantoni, da poco conclusosi nella prima parte di residenza belgradese, supportata da Beo_Project. Il tutto proseguirà nelle città di Istanbul, Atene ed infine Palermo. Queste poche frasi delineano perfettamente la decisione di coinvolgere una città come Belgrado, città non di costa mediterranea, ma di appartenenza.  Le credenziali del progetto sono di livello: vincitore della IV edizione di Italian Council (2018), bando promosso dalla Direzione Generale Arte e Architettura contemporanee e Periferie urbane del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, curato da Benedetta Carpi De Resmini, e promosso da Wunderbar Cultural Projects.

Crediti Elena Bellantoni_On the Breadline


Crediti Elena Bellantoni_On the Breadline

ON THE BREADLINE

“Talvolta tutti i mari sembrano uno solo, specie quando la traversata è lunga; talvolta ognuno di essi è un altro mare”, per citare ancora il maestro. E, lunga è la traversata dell’artista che ha deciso di immergersi nelle ampie acque del Danubio portatrici di storie di lotta, di confluire nel conflittuale Bosforo per poi defluire nel Mare Nostrum greco e infine approdare sulle controverse coste italiane. Questo è un progetto tanto ambizioso quanto commovente, segnato dalle storie e dalle narrazioni dei paesi convolti, uniti da una “breadline” che oltre a definire un momento conviviale e un confronto tra le diversità, sancisce il diritto alla protesta in nome della giustizia e dell’uguaglianza sociale.
In ogni città, l’artista realizzerà una performance accompagnata da cori femminili che andranno ad eseguire il canto di protesta Bread & Roses, noto al pubblico per la rappresentazione di Joan Baez.
Il canto trae origine da una frase di un discorso del 1912 di Rose Schneiderman, leader femminista socialista statunitense, declamato durante un importante sciopero di lavoratrici e di seguito eseguito da James Oppenheim.

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IL CATALOGO

Il progetto prevede inoltre la pubblicazione finale di un catalogo, edito da Quodlibet, che racconterà il viaggio attraverso le voci dell’artista, della curatrice e dei due storici dell’arte, Stefano Chiodi e Riccardo Venturi. I numerosi appuntamenti con figure chiave della scena artistica belgradese come Zoran Erić ed Una Popović, rispettivamente curatore e curatrice del Museo e del Salone di Arte Contemporanea, artisti come Ada Adamović, curatori indipendenti come Maja Cirić e Miroslav Karić, o attivisti come Zoe Gudović, e non ultimi i giornalisti della redazione di Politika, hanno sicuramente facilitato l’assorbimento del territorio. Da questo primo intenso contatto con i Balcani percorrendo la via della “breadline” sono nati altri tre momenti performativi: Armed body, Yu and Me, e Blu White and Red.

LA LINEA DEL PANE: LA PERFORMANCE

Yu&Me On the breadline: l’artista di fronte al Museo del 25 Maggio, giorno della nascita di Tito, con un gesto secco e semplice ci racconta della sua breadline la linea del pane in relazione a questo territorio.
L’atto di lanciare la farina, diventa un gesto quasi di protesta, che evoca le mani tese e bianche durante le manifestazioni contro la guerra. “Yu” è l’ex Yugoslavia come se Elena Bellantoni cercasse un rapporto personale con la città un TU, il “ME” che emerge è il corpo che l’artista mette in gioco. Elena diventa lentamente bianca, fino a cancellarsi quasi, nel suo gesto di annullamento c’è tutta la carica simbolica di un atto silenzioso in cui il bianco della farina diventa colore, che invecchia e traccia il punto di crisi in cui emerge questa Breadline Blu White Red sono i colori della bandiera della ex-Yugoslavia che l’artista srotola come fosse un nastro infinito all’interno del perimetro delle fondamenta del Museo della Rivoluzione nella zona di Novi Beograd. Nel 1961 fu scelto un audace progetto di Vjenčeslav Richter per quello che doveva essere uno degli edifici più importanti della Jugoslavia socialista.
I cambiamenti di finanziamenti e di legislature hanno portato a ritardi e infine all’ abbandono dell’ambizioso progetto.  Elena Bellantoni tenta di ricostruire in modo immaginativo ed ironico questo spazio mai realizzato; per farlo decide di indossare i panni di un super eroe mascherato che indossa i colori della ex Yugo e come nelle staffette che venivano fatte in occasione dei festeggiamenti dei compleanni di Tito ne ripercorre il perimetro correndo. Un attraversamento onirico della storia della ex Yugoslavia, l’azione finisce quando anche i nastri finisco, il tentativo di costruzione ha reso visibile una struttura che poi improvvisamente crolla. Il taglio dei nastri sancisce un inizio ma anche la fine di un’epoca.

– Zara Audiello

www.wunderbarproject.it
www.onthebreadline.it
https://beoprojectgallery.weebly.com/

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Zara Audiello

Zara Audiello

Laurea in Scienze Umanistiche presso l'Università degli Studi di Roma La Sapienza nel 2003 e Master in Educazione Interculturale, Dipartimento di Scienze dell'Educazione, Università degli Studi Roma Tre, nel 2005. Rispettivamente nel 2007 e nel 2009 frequenta il Corso per…

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