Sexy come un portachiavi nuovo. Perino & Vele a Napoli
Galleria Alfonso Artiaco, Napoli – fino al 25 maggio 2019. Oggetti “a solo un euro” irresistibili come sex toy, la felicità del possesso come novella estasi contemporanea. Si inscrivono in questo solco tematico le opere di Perino & Vele esposte a Napoli.
Il problema è proprio che l’oggetto è un’ossessione per il mondo contemporaneo, diciamocelo. Nella mania adorante del feticismo, o nella denuncia consapevole del consumismo. Se la Pop lo esautorava con la ripetizione ossessiva, e il Neo Geo assimilandolo a geometrie, Perino & Vele lo offuscano. Non celano del tutto, ma dissimulano parzialmente. Ammorbidendo spigoli, linee e quindi forme e riconoscibilità di sculture in vetroresina, con cartapesta ad apparenza trapuntata. Vedo-non-vedo, e non a caso, mai come nella nuova personale da Alfonso Artiaco, il mistero, o meglio la seduzione inquietante degli oggetti/esseri/monstra che ne derivano, si vela di erotismo. Perché adesso l’inconscio, già sempre presente nell’allure surreale delle visioni degli artisti, ritorna colorato di un desiderio compulsivo di possesso quasi feticistico. Di quella sottile eccitazione suscitata da oggetti ricoperti come regali incartati, desiderati e ancora non posseduti. Bisogno indotto dal carosello consumistico, ma facilmente attecchente su pulsioni diabolicamente sfruttate dal commercio.
CAVALLUCCI E CENTESIMI
Ed ecco dunque che cavallucci apparentemente infantili, ma in realtà di Troia, si rivestono di chincaglierie inutili, quanto irresistibili, a pochi centesimi. Ed è qui che l’apparentemente ludico e rassicurante svela l’adulto della consapevolezza sociologica. E, già che ci siamo, lo rivela anche in quella metalinguistica, in estetiche quasi Op, giochi di prospettive e colori acidi, o ‒ come già notato da Sergio Risaliti ‒ in logiche formali quasi pixellate, dalla poetica tecnologica odierna. Nonostante la perdurante esigenza sensoriale di contatto materico e tattile della realizzazione in cartapesta. Sembra infatti il corpo alla fine a prevalere, nella ricerca di Perino & Vele come nel percorso espositivo: se nella prima sala si gettano i presupposti concettuali, con simboli di pericolo (i cavallucci) ma anche di speranza (i vasi della elpìs greca, ricorrenti nell’immaginario degli artisti), e nella seconda la denuncia (le sculture soffocano sotto il peso consumistico degli inutili gingilli), nelle ali finali del percorso una dark room con sex toy fa, non a caso, da pendant a un grande wall drawing che è un’esplosione orgasmatica nella forma allusiva e nell’inebriante tangerine cromatico. A fare da intermezzo filosofico, mirabile chicca, nature morte su cartapesta: inquietanti quanto quelle metafisiche di Carrà e, come quelle seicentesche, non si sa se più propendenti verso il carpe diem o il memento mori.
‒ Diana Gianquitto
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