Le storie alternative di Runo Lagomarsino. A Milano
Galleria Francesca Minini, Milano – fino al 2 agosto 2019. Runo Lagomarsino utilizza l'aria come mezzo narrativo per decostruire i falsi miti della nostra modernità.
Runo Lagomarsino (Lund, 1977), per motivi politici, si è spostato in diverse parti del mondo, dal Nord Europa al Sud America. Attraverso opere dal profondo spirito minimalista riesce a creare un universo narrativo sempre differente, caratterizzato da un continuo cambio di prospettive. I racconti che ha sentito durante i suoi spostamenti danno valore a storie dominate da una narrazione di potere che spesso risulta inesatta o completamente opposta alla realtà.
In We live on de ruins of previous futures (2015-19) riprende l’Illuminismo, rappresentato in chiave domestica: decine di barattoli di vetro contengono lampadine bruciate provenienti dalle case in cui ha vissuto negli ultimi anni e percorrono i muri laterali della galleria. Vi è un tentativo di catturare l’esistenza anche davanti all’impossibilità di dimostrarla, come la lampada nel deserto di Boetti ‒ riferimento dell’artista ‒ che si accende casualmente solo una volta all’anno.
Nella seconda sala venti ampolle di vetro sono posizionate su un piedistallo bianco: è Air d’exil (we smoke for the dead, we store for the dead, but they are not dead (2019), un ricordo per chi ha vissuto esili violenti e tormentati. Il vetro di ognuna racchiude il fumo dell’ultimo pacchetto di sigarette Jockey Club (2019), fumate da Lagomarsino stesso, che simboleggia la volontà di mantenere il ricordo di una realtà passata. Il fumo però, come l’aria, si dissipa, lasciando traccia di sé solo in qualche macchiolina nera.
‒ Lucrezia Arrigoni
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati