Pochi ma buoni gli italiani a Frieze New York. I commenti dei galleristi presenti in fiera
Le gallerie italiane riescono ancora a distinguersi per un certo stile misurato, un tratto che potrebbe risultare vincente anche commercialmente, quando il resto è sovraesposizione.
Non sono molte le gallerie italiane in questa settima edizione di Frieze, ostinatamente relegata in una semi disabitata isola nell’East River. Molte hanno scelto TEFAF che si svolge in contemporanea a Manhattan. Tuttavia, chi ha optato per Frieze, arriva con presentazioni sobrie che cercano di riportare al centro l’arte. Ne abbiamo parlato con i galleristi italiani presenti in fiera.
ALFONSO ARTIACO
Ne è un esempio l’allestimento della napoletana Artiaco, che ha scelto di partecipare con due soli artisti e uno stand che valorizza al massimo le opere. “Frieze è una bellissima fiera” esordisce Alfonso Artiaco, che aggiunge, “anche se risente un po’ della sua collocazione geografica qui a Randalls Island che non aiuta il dinamismo, anche da un punto di vista economico. Tuttavia siamo contenti, non sono fuochi d’artificio, ma siamo soddisfatti”. Con una presentazione molto elegante, la galleria ha riempito le pareti dello stand con le grandi tele scure di Juan Uslè, mentre a terra ci sono i colorati pezzi in vetro di Ann Veronica Janssens: “Il pubblico sta apprezzando molto il nostro allestimento a cui abbiamo voluto dare un’impronta minimal, creando un dialogo tra le opere degli artisti esposti”, commenta Artiaco.
MASSIMO DE CARLO
Soddisfattissimi da De Carlo, dove al secondo giorno di fiera hanno già cambiato lo stand che per l’anteprima e la giornata d’apertura era stato incentrato su Lu Song, McArthur Binion e Rob Pruitt e che poi ha lasciato spazio ad altri, tra cui Paola Pivi e Pietro Roccasalva. De Carlo è un abitué qui a Frieze dove lo segue un pubblico non solo di americani: “In questi giorni stiamo ricevendo tante visite da parte di un pubblico asiatico. Abbiamo una galleria a Hong Kong” spiega Caterina Failla, vicedirettore, “quindi ci conoscono. Quest’anno siamo tornati con artisti americani che qui vengono subito riconosciuti e che sono molto amati. Il pubblico si è innamorato delle sedie di Rob Pruitt con cui abbiamo allestito anche il nostro desk. Finora sta andando benissimo”. In contemporanea a Frieze, la galleria è a New York anche per TEFAF, dove partecipa con una presentazione centrata su John Armleder, con cui celebra una collaborazione trentennale.
LORCAN O’NEILL
Buoni risultati anche per la romana Locarn O’Neill che quest’anno è arrivata con una selezione che comprende Kiki Smith, Richard Long, Martin Creed, Tracey Emin. Di quest’ultima, la galleria inaugurerà una mostra a settembre: “In questi giorni sta preparando i pezzi per quella mostra nel suo studio in Francia”, ci racconta Francesco Dama. Unico italiano, Gianni Politi, di cui la galleria ha in corso fino al 15 maggio una mostra nella sede di Roma: “L’artista ha realizzato opere specificamente per la mostra, due delle quali le abbiamo volute portare anche qui” ci spiega ancora Dama, “negli USA Politi non è molto conosciuto, ma sta riscontrando grande interesse. Mentre, ovviamente, gli artisti americani che rappresentiamo sono molto noti e amati. In questo periodo, tra l’altro, c’è una grande mostra agli Uffizi dedicata a Kiki Smith e questo aumenta l’interesse. In generale quest’anno stiamo avendo un’ottima risposta anche in termini di vendite. Questo è un mercato importante ed essere a Frieze significa avere una presenza a New York”.
CARDI GALLERY
Punta sui suoi pezzi forti la milanese Cardi nel cui stand campeggiano, tra le altre, grandi opere di Robert Morris, Jannis Kounellis, Michelangelo Pistoletto. “Abbiamo scelto di puntare sull’arte povera che già da qualche anno, grazie a una aumentata visibilità, sta conoscendo una crescente fortuna negli USA e sul minimalismo americano” spiega Edoardo Osculati, general manager, “ai grandi abbiamo accostato nomi come Gianfranco Pardi, Claudio Verna, Emilio Tadini che sono meno conosciuti e hanno quindi un price point un po’ più basso. Siamo presenti anche a TEFAF dove c’è più affluenza di collezionisti della zona di Central Park e quindi lì abbiamo pezzi più costosi. Rispetto a Frieze, TEFAF è più forte a livello economico ma anche qui sta andando molto bene. Poi quest’anno la fiera è più bella del solito”.
P420
Ha fatto una scelta tematica, invece, la bolognese P420, che nel suo stand presenta un allestimento incentrato sul tema del corpo, con fotografie di John Coplans e opere di June Crespo, Ana Lupas, Irma Blank e, a rappresentare l’Italia, Paolo Icaro e Riccardo Baruzzi. “Abbiamo preso ispirazione da una mostra fatta in galleria sullo stesso tema con opere di Coplans e Crespo” dice Chiara Tiberio, “qui abbiamo allargato il concetto includendo altri artisti. Anche se a prima vista non sembra, le opere di Baruzzi, per esempio, sono scene pornografiche che ritraggono gruppi di corpi semplificati e stilizzati, utilizzando una sovrapposizione di diversi materiali, con davanti una tela che permette la trasparenza. Di Anna Lupas esponiamo un doppio ritratto in cui l’artista indica le posizione di naso, bocca occhi scrivendo la corrispondente parola in diverse lingue. Poi abbiamo scelto di esporre la serie rosa di Irma Blank, un’artista che avevamo già portato in fiera ma mai con questa serie. Tra l’altro in questi giorni abbiamo organizzato anche una sua monografica alla galleria Luxembourg & Dayan che sta già ottenendo un buon riscontro”. Ottimi i risultati con Blank, amatissima negli USA, Lupas, per cui c’è molto interesse, e Coplans che, morto nel 2008 a New York, è conosciutissimo su questo mercato. “Ma anche l’italiano Baruzzi è molto richiesto e conosciuto qui a New York. In generale siamo contenti e stiamo vedendo un bel giro di persone”.
PARTNERS & MUCCIACCIA
Le fiere internazionali, infatti, non sono solo occasione di vendita, ma anche un’importante vetrina per l’arte italiana. La pensa così Delfina Bergamaschi, direttrice di Partners & Mucciaccia che, nella sezione Spotlight, dove le gallerie espongono opere di un singolo autore, ha scelto di presentare il lavoro di Gianni Piacentino. “L’artista non è molto conosciuto qui in America” spiega Bergamaschi, “ma sta suscitando interesse e molti si fermano a chiederci informazioni su di lui. Gli esperti lo conoscono perché è stato esposto al MoMA PS1, ma chi lo sta scoprendo qui sta facendo commenti molto positivi”. La galleria, che ha partecipato per la prima volta a Frieze l’anno scorso, sempre nella sezione Spotlight con una presentazione dedicata a Carla Accardi, è nata a Roma nel 2005 e ha oggi sedi a Cortina D’Ampezzo, Londra e Singapore. “L’anno scorso siamo tornati da Frieze molto contenti, abbiamo fatto buone vendite e anche quest’anno sembra stia andando bene, anche se la posizione della sezione alla fine della tenda fa sì che ci sia un po’ meno circolazione”. L’allestimento, però, non passa inosservato e si distingue per una certa eleganza spiccatamente italiana: le opere di Piacentino, ispirate a automobili, moto e aerei, hanno tutta l’essenziale bellezza del design italiano.
ROSENFELD PORCINI
Non è italiana ma italiano è l’artista che espone, un’altra galleria presente a Spotlight, Rosenfeld Porcini, che dedica lo stand alle eteree opere di Riccardo Guarneri, il cui lavoro è esposto al Museo Novecento di Firenze fino al 30 maggio. “Guarneri non è un artista molto conosciuto qui negli USA”, spiega Ian Rosenfeld “ma nelle sue opere c’è un certo legame con l’arte americana. I visitatori di questi giorni stanno apprezzando molto e in tanti fanno paragoni con Agnes Martin e Mark Rothko. Il lavoro di Guarneri è raffinato e questo è un allestimento che richiede contemplazione, la capacità di apprezzarlo in chiave poetica: le tele sono chiare e da lontano sembra tutto bianco ma poi entrando si notano i dettagli. Certamente questa è una fiera molto grande e le opere che bisbigliano e non gridano fanno più fatica. Allo stesso tempo però è anche un bel pubblico, fatto anche di persone genuinamente curiose e meno di collezionisti che non vedono l’ora di comprare il pezzo più eccentrico”.
GALLERIA VEDA
Nella sezione Frame, punta su un artista giovane la giovane galleria Veda. Frames è una sezione curata da Andrew Bonacina (The Hepworth Wakefield) e Laura McLean-Ferris (Swiss Institute, New York) che hanno selezionato i progetti proposti dalle gallerie. Per Veda la scelta è ricaduta su Amitai Romm, un artista con cui la galleria fiorentina, nata nel 2016, ha iniziato a collaborare di recente e di cui inaugurerà una mostra nelle prossime settimane. “È un artista ancora poco conosciuto sia negli USA che in Italia”, spiega Gianluca Gentili “ma sta suscitando tanto interesse. È la prima volta che siamo a Frieze e mi sembra che essere a New York, dove ci sono così tante istituzioni culturali importanti, apra delle buone possibilità di incontrare degli interlocutori interessanti”. L’allestimento, con tre installazioni dall’aspetto postindustriale in dialogo all’interno dello spazio, salta agli occhi per un che di fantascientifico. Al centro, un sistema di pompe collegato a degli accumuli di indumenti simili a mute o scafandri filtra un liquido che richiama il sudore umano e che si deposita sul pavimento. L’artista allude a strategie di sopravvivenza in uno scenario postapocalittico. Nella confusione di una fiera ancora troppo strillata, le eccentriche installazioni di Romm sembrano un monito all’arte contemporanea e allo stesso tempo rappresentano una scelta coraggiosa in un contesto smaccatamente orientato alle vendite.
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