Correva l’anno 1929: la nascita di Anne Frank, Tina Modotti in Messico, Zegna e Pistoletto

Nuovo episodio di “Correva l’anno”, la rubrica settimanale di Artribune che racconta i fatti dell’arte del passato senza pretese di esaustività storica. Con un occhio all’attualità. Questa volta parliamo del 1929

Nel 2019 ricorre il novantesimo anniversario dalla nascita di Anne Frank, simbolo suo malgrado della Shoah, che ha segnato un’epoca attraverso il suo Diario. Per l’occasione, un docufilm a lei dedicato – prodotto da 3D Produzioni e Nexo Digital in collaborazione con Anne Frank Fonds di Basilea, Sky Arte e il Piccolo Teatro di Milano-Teatro d’Europa – la racconta a novembre nei cinema italiani attraverso quelle pagine diventate memorabili. Ma cos’altro è successo di preponderante nell’arte in quello scorcio di fine anni ’20 del secolo scorso? Dall’apice della carriera di fotografa di Tina Modotti con una grande mostra a Città del Messico, alla prima committenza della famiglia Zegna a Ettore Pistoletto, padre di Michelangelo, ecco una selezione di fatti d’arte da ricordare…

– Claudia Giraud

LA NASCITA DI ANNE FRANK

Il Diario di Anne Frank

Il Diario di Anne Frank

Anne Frank, nata a Francoforte il 12 giugno 1929, quest’anno avrebbe compiuto 90 anni: un compleanno che si è comunque celebrato attraverso un evento-maratona progettato dallo scrittore Matteo Corradini: la lettura integrale e pubblica del suo Diario in un luogo suggestivo e simbolico insieme come Campo di Ghetto Nuovo a Venezia. Ebrea-tedesca, Anne Frank ha vissuto parte della sua vita ad Amsterdam, nei Paesi Bassi, dove la famiglia si era rifugiata dopo l’ascesa al potere dei nazisti in Germania. Per il suo tredicesimo compleanno Anne ha ricevuto in dono un diario dove, durante i due anni della clandestinità, ha scritto quello che succedeva nella casa-nascondiglio sul retro, quello che sentiva e pensava. Dopo la sua morte nel campo di concentramento di Bergen-Belsen, l’unico sopravvissuto della famiglia Frank, il padre Otto, pubblicherà il Diario che diverrà famoso in tutto il mondo come simbolo dello sterminio degli Ebrei vittime del genocidio nazista.

TINA MODOTTI. LA GRANDE MOSTRA DEL 1929

Tina Modotti, Chitarra,cartuccera, falce, 1927, courtesy Craf-fvg (esposizioni)

Tina Modotti, Chitarra,cartuccera, falce, 1927, courtesy Craf-fvg (esposizioni)

Il dicembre del 1929 segna l’apice della carriera di fotografa di Tina Modotti (Udine, 1896 – Città del Messico, 1942): una sua mostra viene pubblicizzata come “la prima mostra fotografica rivoluzionaria in Messico”. Si tratta della retrospettiva nell’atrio della Biblioteca Nazionale dell’Università Autonoma del Messico, da lei voluta per proporre ai giovani artisti un modello modernista. Tra le fotografie in mostra c’è un particolare della macchina da scrivere di Julio Antonio Mella – leader della rivoluzione cubana scappato in Messico per salvarsi dalla morte che troverà proprio lì -, con un foglio di carta inserito nel rullo, su cui si leggono alcuni frammenti di una frase di Trotsky: quell’immagine rappresenta il ritratto spirituale del suo compagno assassinato e uno dei suoi primi esempi di fotogiornalismo critico. Ora, quelle immagini realizzate da Tina ed esposte nel 1929, saranno presenti nella mostra organizzata dal Comune di Sequals nella Villa Savorgnan di Lestans con la collaborazione di Cinemazero, in programma a partire dal 30 giugno fino al 18 agosto 2019.

LA PRIMA COMMISSIONE DI ZEGNA A ETTORE, PADRE DI MICHELANGELO PISTOLETTO

Lanificio Zegna, Sala Quadri. Ph. Damiano Andreotti

Lanificio Zegna, Sala Quadri. Ph. Damiano Andreotti

Il 1929 è anche l’anno delle prime committenze della famiglia Zegna ai Pistoletto, quando Ermenegildo, fondatore dell’azienda e imprenditore illuminato con la chiara consapevolezza che l’impresa dovesse assumere una responsabilità sociale e artistica, incarica il pittore valsusino Ettore Olivero Pistoletto (1898-1982) – padre di Michelangelo Pistoletto – di realizzare un ciclo di graffiti raffiguranti le fasi dell’antica lavorazione della lana. Quelle immagini dovevano evocare il nesso ideale tra l’industria moderna e l’artigianato dei secoli passati, sottolineando l’origine genuina e manuale dei processi produttivi ormai meccanizzati, ma che non avevano perso la loro umanità, cioè l’importanza dell’abilità dei lavoratori. Tra il 1948 e il 1952 quei graffiti vengono sostituiti da 10 grandi tele, considerate il capolavoro di Ettore Olivero Pistoletto, sono ora visibili nel progetto espositivo in tre sedi, Padre e Figlio, realizzato da Fondazione Cassa di Risparmio di Biella, Cittadellarte – Fondazione Pistoletto e Fondazione Zegna, in corso fino al 13 ottobre 2019.

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Claudia Giraud

Claudia Giraud

Nata a Torino, è laureata in storia dell’arte contemporanea presso il Dams di Torino, con una tesi sulla contaminazione culturale nella produzione pittorica degli anni '50 di Piero Ruggeri. Giornalista pubblicista, iscritta all’Albo dal 2006, svolge attività giornalistica per testate…

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