Arte accidentata. Una collettiva a Roma
L’Attico, Roma – fino al 19 luglio 2019. La legge del caso, a noi incomprensibile, diventa la causa principale di questa bizzarra esposizione. Far di necessità virtù diventa un imperativo anche nell’arte. E il risultato è tutt’altro che improvvisato.
Il controsoffitto di tela dipinta si stacca penzolante dal soffitto della galleria, improvvisamente. Il vetro de Il testimone di Luigi Ontani (1975) va in frantumi, lasciando intatto il quadro. Il dipinto di Giancarlo Limoni, Torsione (1989), viene aggredito in magazzino da un topo, presentando un grosso buco sulla tela. Sfortuna o destino sono gli escamotage che danno vita a una ricerca sui generis di altre opere accidentate. E così, di lì a poco, Claudio Palmieri aggiunge alla lista Albero verde (2017), anch’esso squarciato sulla tela. Sulla foto di Luca Patella, Piazza di Spugna (1967), colano misteriosamente due macchie nere che lo rendono inaspettatamente drammatico.
Dal Senza titolo (1990) di Paolo Fabiani emerge una crepa all’interno della vegetazione. E così ancora uno squarcio sull’Assolo (2010) di Stefano Di Stasio e un foro netto e circolare sul Made in China (2000) di Miki Carone.
Se è vero che la perfezione è noiosa e non attrae, è altrettanto vero che la nuova vita ‒ scaturita dal disordine di una complessità strutturata che non sfoci nel caos ‒ mantenga un instabile equilibrio tra semplicità e disordine, riuscendo a ottenere un risultato che sorprenda ed emozioni e che per questo motivo possa essere considerato bello.
‒ Michele Luca Nero
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