Linguistica dell’arte. David Reimondo a Torino
Nelle sale dello storico spazio di piazza Solferino a Torino, Mazzoleni presenta “Il muscolo del pensiero è il cervello”, la prima mostra personale in galleria di David Reimondo, a cura di Gaspare Luigi Marcone. L’esposizione è corredata dalla pubblicazione monografica dedicata all’artista ed edita in collaborazione con Artribune, composta da un ricco apparato iconografico e testi critici in lingua italiana e inglese.
I segni della scrittura cinese rappresentano originariamente gli oggetti cui si riferiscono con la loro forma esterna, come se segno e disegno si congiungessero; e nonostante le linee della scrittura moderna abbiano fatto perdere a molti caratteri i loro rapporti con gli oggetti, i dizionari dei caratteri antichi permettono facilmente di trovare l’etimografia dei recenti. L’esempio, in questa sede, è necessario per chiarire le ricerche sul linguaggio che David Reimondo (Genova, 1972) ha compiuto: un’Etimografia (titolo del suo demiurgico progetto di generazione di simboli, oggi esposto per la prima volta presso la galleria Mazzoleni dopo otto anni di gestazione, dal 2010 al 2018) che trasforma lo studio della fonetica e della morfologia in sculture e installazioni, con una tecnica mista che attraversa la stratigrafia delle possibilità contemporanee – dal legno colorato con inchiostro nero per stampanti alla cartapesta; dagli aghi e dai fili di cotone ai pannelli LED RGB.
L’estroflessione dell’indagine sincronica e diacronica concepisce, attraverso i modi dell’artista, nuovi grafemi (ideogrammi, pittogrammi, glifi): dall’opera deriva un idioma come Atto di pensiero che trascende nella creazione di fiammanti concetti. Dal significante nasce un nuovo significato; dal soggetto nasce l’esigenza di nominare un oggetto prima sconosciuto. È l’inedita, implacabile lingua dell’arte.
‒ Federica Maria Giallombardo
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