Hunting Evil. Maria Grazia Carriero a Bari
Spazio Microba, Bari ‒ fino al 29 giugno 2019. La personale di Maria Grazia Carriero tra scultura e fotografia: il “male” come potenza tellurica che proviene dalle superstizioni. Una riflessione complessa tra antropologia culturale e arte contemporanea.
L’idea del negativo, che nelle tradizioni popolari e nella società contadina del sud è qualcosa di profondamente perturbante, sempre esistente e quindi per questo allontanato e risolto attraverso operazioni e cerimonie magico-simboliche, come già spiegato da Annabella Rossi in La festa dei poveri (Laterza, 1969), oggi è inscenata da Maria Grazia Carriero (Gioia del Colle, 1980) attraverso la potenza sciamanica del capro. È l’animale che nella propria simbologia archetipica allude a una dimensione sotterranea; oscurità da un lato, ma soprattutto candore diafano nelle maschere antropomorfe che la Carriero realizza con l’uso delle corna degli animali totemici, generando piatti emblematici che si tramutano in amuleti di grandi dimensioni. “È una galleria di candide figurazioni”, come sottolinea il curatore Nicola Zito, in cui l’arte è ora riflessione antropologica. L’oggetto artistico assume valenze animistiche allontanando, come la tradizione osserva da sempre, il male e l’ostile, le forze disordinanti della natura che destabilizzano l’uomo nel ciclo di vita-morte-rinascita, risolte attraverso l’ascendenza magica della donna.
‒ Fabio Petrelli
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