Radere al suolo il Novecento. Michał Szlaga a Roma
Interzone Photoartgallery, Roma – fino al 28 giugno 2019. Focus sui cantieri navali di Danzica e sul loro smantellamento, avvenuto gradualmente dopo il collasso del cosiddetto blocco sovietico. In mostra un corpus di foto scattate tra il 2004 e il 2013, e non solo. Spiccano gli scatti più icastici e stratificati simbolicamente.
Se accettiamo – con Eric Hobsbawm – la tesi per cui il Novecento, il “secolo breve”, è terminato con il collasso del cosiddetto blocco sovietico, allora i cantieri navali di Danzica, dove prese vita il movimento Solidarność e dove nel 1980 lavoravano quindicimila persone, possono essere visti come l’epicentro stesso della fine del secolo scorso. Ovviamente si tratta di un’elucubrazione, che però si fa più solida una volta appreso che gli spazi industriali in questione hanno conosciuto il Novecento per intero, essendo stati edificati a partire dalla fine dell’Ottocento. La mostra romana di Michał Szlaga (Danzica, 1978) documenta il graduale smantellamento di quei cantieri, con foto scattate tra il 2004 e il 2013; ha il respiro del documento connotato di epico simbolismo, e un fascino che scaturisce da questa risonanza epocale, oltre che dalla monumentalità del sito in questione, tra i più notevoli d’Europa per estensione.
IL PROGETTO E LE OPERE
Il progetto ruota intorno a un corpus di fotografie esposte a parete, cui si aggiungono diapositive, video e un libro a tiratura limitata. Il volume raccoglie circa trecento scatti inerenti quel luogo, che da sempre ossessiona l’artista. Per un periodo Szlaga vi ha vissuto e lavorato; nel 2002, infatti, le autorità ne destinarono una porzione ad artisti e curatori. A spiccare sono le fotografie più icastiche, che sono anche le più stratificate simbolicamente. C’è un ritratto a figura intera di un giovane addetto al processo della sabbiatura, in tuta e attrezzatura da lavoro, il quale sembra piuttosto un astronauta, per la posa e la calma da eroe sovrannaturale con cui fissa l’obiettivo. In un’altra foto è inquadrato un gorgo ondoso stranamente colorato di rosso: è l’immediata reazione del mare durante il varo di una grossa nave; ciò avviene nel momento in cui quei giganti ferrosi vanno a congiungersi per la prima volta con l’elemento liquido che li ospiterà durante il loro ciclo di vita. Ancora, uno scatto immortala la messa a soqquadro di una sala lettura riservata ai lavoratori dei cantieri navali: si direbbe causata da un sommovimento tellurico o da uno spaventoso blitz militare; mostra plasticamente quanto possono essere forti, anche per i luoghi della riflessione culturale, gli scossoni della storia. Emerge una volontà freddamente romantica di ritrarre la spietatezza con cui gli uomini si scagliano contro l’architettura, nella fattispecie quella industriale tipicamente novecentesca, frettolosamente considerata disfunzionale, probabilmente per la smania di allontanarsi da un secolo ormai concluso.
‒ Pericle Guaglianone
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati