Curatela e spazi esistenziali. A Napoli

Casa Morra, Napoli – fino al 21 luglio 2019. Secondo appuntamento del programma curato da Lucrezia Longobardi a Casa Morra, a Napoli. Sotto la stella maestra del pensiero performativo di natura esistenziale.

Lo Spazio Esistenziale – Definizione #2, il nuovo progetto curatoriale di Lucrezia Longobardi organizzato a Casa Morra di Napoli non è l’allestimento di una semplice mostra, quanto piuttosto l’organizzazione di una esposizione dove ogni singola opera dialoga direttamente con uno spazio intimo, domestico, familiare, quello del curatore, che si pone come idea avvolgente (das Umgreifende, suggerirebbe Jaspers), come rifiuto dogmatico perché onnicomprensivo e abbracciante: come ambito infinito che si sottrae a un processo di spazio-temporalizzazione, ma verso il quale si muove (destinato) il pensiero.
Dopo un primo appuntamento (Lo Spazio Esistenziale – Definizione #1) organizzato nel 2017 nell’antica Vigna dei Monaci di San Martino, nella sede Morra di Corso Vittorio Emanuele 341, con opere di Renata Lucas, Luca Patella, Gregor Schneider, Ettore Scola, Gian Maria Tosatti e Francesca Woodman, Lucrezia Longobardi porta avanti ora un programma curatoriale di stampo esistenziale che pone l’attenzione non più soltanto sullo spazio (allo spazio era legato, nello specifico, il primo capitolo), ma anche sul tempo che nello spazio della vita, in quello dell’abitare, si consuma senza sosta: e che sembra bloccarsi ora in una sospensione, ora in una dilatazione a tratti metafisica.

IL SECONDO CAPITOLO

Lucrezia è giovane (classe 1991), ma nonostante la sua “giovinezza reale” (Compagnone) presenta un pensiero che parte dalla revisione e rielaborazione del proprio intimo o delle proprie piccole ossessioni (la decisione di utilizzare, ad esempio, gli orologi non più funzionanti di sua madre): il tutto avvalorato da strumenti didattici forti e da letture preziose: il carteggio Arendt-Heidegger, Mille piani di Deleuze e Guattari, La forma del tempo di Kubler, Il libro dell’orologio a polvere di Jünger, l’Estetica di Hegel, L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica di Benjamin, La poetica dello spazio di Bachelard o L’istituto per la regolazione degli orologi di Ahmet Hamdi Tanpınar che si ritrovano in mostra, come pietre miliari di un discorso in progress, insieme alle opere di Berlinde de Bruyckere, Roberto Cuoghi, Helene Fauquet, Flavio Favelli, Luigi Ghirri, Liz Magor, Vettor Pisani, Rachel Whiteread e alla stessa curatrice che è presente tra le opere e che sin dal giorno dell’opening (per l’occasione era dormiente, quasi a indicare un gesto performativo di sottrazione curatoriale) vive nello spazio la propria quotidianità.

Flavio Favelli, Abissi, 2011

Flavio Favelli, Abissi, 2011

FUGACITÀ ED ESSERI UMANI

Allestita negli ambienti apparentemente marginali della foresteria, quella nell’ala sinistra di Casa Morra a Salita San Raffaele, questa seconda puntata del progetto firmato da Longobardi a Napoli mostra un elegante e misurato itinerario espositivo legato alla specificità umana che si esprime mediante l’irripetibilità, la provvisorietà, la fugacità, la transitorietà propria dell’essere umani e propria delle mostre temporanee d’arte contemporanea.

Antonello Tolve

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Antonello Tolve

Antonello Tolve

Antonello Tolve (Melfi, 1977) è titolare di Pedagogia e Didattica dell’Arte all’Accademia Albertina di Torino. Ph.D in Metodi e metodologie della ricerca archeologica e storico artistica (Università di Salerno), è stato visiting professor in diverse università come la Mimar Sinan…

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