Peccioli piccola capitale italiana dell’arte contemporanea. Opere di Tuttofuoco, Kwade e Tremlett
I 350 abitanti della frazione nel Comune di Peccioli, in provincia di Pisa, sono stati coinvolti in un progetto della durata di un anno e mezzo che si è concluso con la presentazione degli interventi permanenti degli artisti Alicja Kwade, David Tremlett e Patrick Tuttofuoco. Tutte le immagini.
Appena riconfermato sindaco di Peccioli, Renzo Macelloni non ha nascosto la sua soddisfazione inaugurando il nuovo circuito d’arte contemporanea di Ghizzano, borgo di 350 anime nella quiete della campagna pisana. Ma, nello stesso tempo, tra ringraziamenti e aneddoti, ha lasciato intuire il grande lavoro dei mesi scorsi: “Quando si parte con queste iniziative, è complicatissimo far quadrare le cose, mettere insieme le varie esperienze, le varie professionalità, le varie sensibilità. E anche la varia opinione pubblica”, ammette. Non si fa troppo fatica a credere che ottenere il consenso per la realizzazione dei wall drawings di David Tremlett, eseguiti sulle facciate degli immobili situati lungo la Via di Mezzo della frazione, abbia comportato un intenso confronto con i legittimi proprietari. La formula delle assemblee pubbliche è stata quella scelta per avvicinare la cittadinanza all’iniziativa di arte pubblica Tre progetti per Ghizzano, parte integrante di una precisa strategia culturale avviata in questo territorio fin dalla fine degli anni Novanta. Si è trattato di un “passaggio decisivo e indispensabile affinché ci fosse il consenso da parte della comunità che in questo modo ha fatto proprie queste opere, offrendo loro un contenitore accogliente e divenendo in un certo senso co-generatrice della loro presenza”, ha precisato Macelloni che in questo percorso, durato un anno e mezzo, ha operato con la curatrice Antonella Soldaini e con la project manager Marcella Ferrari.
PECCIOLI: PREPARARE IL TERRENO PER L’ARTE PUBBLICA
Frutto della collaborazione tra Comune di Peccioli, Fondazione Peccioli per l’Arte e Belvedere SPA, Tre progetti per Ghizzano arriva dopo le importanti esperienze degli anni scorsi, tra cui il “gesto coraggioso” che lo già citato Tremlett ha compiuto nella discarica della vicina Legoli. “L’arte pubblica è un tema che mi appassiona tantissimo”, ha ricordato Soldaini durante il taglio del nastro a Ghizzano. “Dai tempi della prima collaborazione con Renzo, negli anni Novanta, ho imparato tantissimo. La prima cosa da fare in questi casi è capire chi vive nel posto. Per gli artisti, forse, è più facile: ognuno di loro ha un suo progetto, un suo linguaggio. Ma a volta succede che si genera un piccolo clash tra quello che l’artista vuole fare e le persone che lo devono recepire. L’operazione di arte pubblica è ben riuscita solo se legata a un risultato positivo per tutti: per chi arriva e interviene in un luogo; per chi riceve questo “oggetto” nello spazio in cui vivere quotidianamente. Altrimenti vuol dire, soprattutto per il curatore, che si è persa una partita.” Per lasciare una serie di tracce permanenti a Ghizzano, Soldaini si è orientata su “personalità in grado di entrare in maniera morbida, anche se decisa, in uno spazio che è esteticamente sacro. L’obiettivo era rispettare le personalità degli artisti, il luogo in cui andavano a interagire e la committenza. Quindi il mio lavoro è stato un dialogo continuo”. Uno sforzo comunicativo che non si arresta ora che l’operazione è stata ultimata e Ghizzano può essere visitata da curiosi e appassionati di arte: “A fianco di ogni opera, proprio come si fa nei musei, abbiamo inserito una ricca didascalia, anche in inglese, che analizza l’opera e dà la possibilità di entrare maggiormente nel linguaggio di ogni artistica. Un modo per far capire come si è originato ogni singolo lavoro”, ha precisato la curatrice.
GHIZZANO SECONDO TUTTOFUOCO E KWADE
Nata in Polonia e residente in Germania, Alicja Kwade ha realizzato a Ghizzano il suo primo intervento permanente in Italia. Con all’attivo la positiva esperienza alla Biennale di Venezia del 2017 e la recente ultimazione della scultura ParaPivot, destinata alla terrazza del Metropolitan Museum of Art di New York, per il borgo toscano Kwade ha concepito la scultura SolidSky. Un grande blocco in pietra Azul Macaubas, originaria del Sud America e contraddistinta da venature azzurre, è stato lavorato ottenendo una sfera dalla superficie perfettamente liscia, collocata in una delle piazze del paese, e un affascinante volume scavato, posizionato in un’area verde, all’ingresso del borgo. “La scultura agisce nello spazio creando più dimensioni e allargando i confini della realtà osservabile. (…) Sembra essere caduta sulla Terra da un’altra dimensione. Lo stesso materiale lapideo, con le sue stratificazioni formate nel corso di diversi milioni di anni, ci permette di determinare la sua età e agisce quindi come una sorta di scala temporale”, ha raccontato l’artista, classe 1979. Al suo ritorno in Italia, Patrick Tuttofuoco ha lavorato a lungo a Ghizzano, operando in un’ottica di “riscoperta delle specificità del territorio. Volevo che il mio lavoro nascesse qui”. Il suo riferimento è stato il ciclo di affreschi eseguito da Benozzo Gozzoli per il tabernacolo di Legoli: “Ho scelto degli elementi che ho ritenuto più rappresentativi. Mi interessano gli individui, gli uomini che Gozzoli ha rappresentato. Ho cercato di identificare l’umanità presente in quelle figure e di riportarla nel mio lavoro”. Il risultato di questo processo sono i tre interventi, unificati dal titolo Elevatio corpus, posizionati in altrettanti luoghi significativi del paese. Dettagli di San Sebastiano, San Michele e San Giovanni, come ritratti da Gozzoli, hanno ispirato Tuttofuoco nella realizzazione di sculture in marmo, neon e ferro.
LA VIA DI MEZZO POLICROMATICA DI TREMLETT
Per il suo “ritorno” in questo territorio, dopo il monumentale lavoro nella discarica di Legoli dello scorso anno, David Tremlett ha sì agito nel segno del colore, ma allo scopo di favorire “la percezione della strada come un’unica unità, un’unica strada, dall’inizio alla fine”. Intervenendo con gli acrilici su tutte le facciate della Via di Mezzo di Ghizzano, ha impiegato “per un lato della strada il verde (per le superfici della maggior parte delle case), anche se non è il colore tipico con cui sono dipinti i muri delle case, perché mi piaceva l’idea di portare un po’ del paesaggio circostante all’interno della strada. Per quanto riguarda l’altro lato, dove ci sono meno case su cui poter intervenire per via della presenza di larghe pozioni di muri realizzati con i mattoni, ho deciso di utilizzare il marrone come colore predominante.” A ritmare l’opera sono le brevi linee verticali e orizzontali: concepite come “contrappunti visivi” emergono con vigore, grazie alle loro identità cromatiche alternative, nella composizione complessiva.
– Valentina Silvestrini
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