Galleria Monitor apre un nuovo spazio in Abruzzo. A Pereto mostra di Matteo Fato. L’intervista
Il nuovo spazio di Monitor sarà a Pereto e affiancherà le sedi di Roma, casa madre, e Lisbona. Il perché e il percome ce li racconta Paola Capata
La nascita a Roma nel 2003, con un focus sul linguaggio video, poi lo spazio a Manhattan e dal 2017 una seconda sede a Lisbona. Monitor, mid size gallery italiana, non si ferma e apre una terza sede a Pereto, in Abruzzo. Una scelta “decentralizzata” che segue tuttavia tre anni di sperimentazioni con il format espositivo (la terza edizione è in corso fino all’11 agosto) Straperetana. Primo appuntamento, nel week end dal 20 al 21 settembre, con la doppia mostrona di Matteo Fato, tra i pittori di punta nel bouquet della galleria. Si comincia il 20 a Roma, la carovana prosegue per la grande festa il 21 a Pereto. Ma perché proprio qui? Ce lo siamo fatti raccontare da Paola Capata, con Delfo Durante, alle redini di questa esperienza.
Si inaugura la stagione con un grande annuncio: Monitor apre a Pereto. Da quanto ti frulla questa idea in testa?
Ho scoperto il borgo di Pereto scoperto quasi per caso, un’estate di cinque anni fa. Il fascino che ha esercitato su di me questo territorio poco conosciuto eppur così vicino a Roma è stato quasi immediato e sia io che Delfo abbiamo pensato quasi all’unisono: sarebbe fantastico poter lavorare qui in maniera continuativa, per offrire ad un ipotetico visitatore un’esperienza diversa e unica, come quella che stiamo vivendo noi.
Come?
Nel corso di questi anni abbiamo studiato molto il territorio, visitandone i luoghi deputati al contemporaneo, parlando con gli operatori culturali, gli artisti, alcuni collezionisti. Abbiamo deciso di iniziare a vivere il borgo con una mostra collettiva, da tenersi d’estate, in memoria di alcune manifestazioni che hanno segnato il mio percorso, prima fra tutte naturalmente Arte all’Arte a San Gimignano, Quattro Venti che si teneva a Manciano, ma anche tutto il lavoro svolto a Paliano da Zerinthia/Ram.
Immagino che Straperetana abbia un ruolo fondamentale in questa vicenda…
Certamente. Grazie a Straperetana, nata a luglio 2017, e agli artisti che vi hanno aderito, insieme a Saverio Verini che ha curato le tre edizioni della mostra, ci è stata data la grandissima opportunità di vivere il posto in tutte le sue sfumature e potenzialità (anche se sono certa ce ne sono anche molte altre da scoprire). Abbiamo potuto interagire con gli spazi, gli abitanti, la scuola e i suoi alunni, cercando di stabilire un contatto reale con il territorio, senza piombare come un’astronave aliena in un contesto sconosciuto. In ciò che abbiamo fatto e che vogliamo continuare a fare c’è un enorme rispetto per il luogo, il contesto in cui siamo che va assolutamente sostenuto, curato, preservato. Questo è lo spirito con cui si apre questa sede a Pereto.
Ma a prescindere dall’affetto che ti lega al luogo, cosa significa oggi per te aprire uno spazio in un contesto così diverso?
Significa riappropriarsi della parte più sana e bella del nostro lavoro. Porre il visitatore di fronte ad una scelta reale, ponderata, sentita. Fare un viaggio. Arrivare a Pereto e vedere una mostra, ascoltarne -non sentirne, c’è differenza- la spiegazione, eventualmente parlare con l’artista o gli artisti. Recuperare un contatto, uno scambio, delle radici. Dare un volto a delle immagini.
Come è cambiato il mercato in questi anni?
Tanto. Oggi il mercato è fatto di immagini, non di opere. Si può vendere via Istagram, via Facebook, via whatsApp. Ma creare una sinergia con un’opera ed un artista è un’altra cosa. L’ho sempre sostenuto: Monitor è una galleria di fascia media e tale deve rimanere. Ci deve essere ricerca, studio, profondità. Altrimenti, per me, questo lavoro non ha nulla di interessante.
Monitor mantiene comunque la sede a Roma, dunque la fiducia nei grandi centri resta: sicuramente però la scelta di aprire uno spazio in un luogo decentrato racconta una storia. La storia di tanti come noi che lavorano dal treno, dall’aereo, da qualunque spazio compatibile…Per dirla in una maniera un po’ zen, fai che ogni luogo sia il tuo centro. O sbaglio?
Non si tratta di avere fiducia nei grandi centri, si tratta di avere fiducia in Roma. Roma mi ha cresciuta ed io di questo sono riconoscente. Sai, Roma è come un amante un pò stronzo, a volte c’è a volte no. Ma quando c’è, accadono cose fantastiche. Spero, nei prossimi anni, nel piccolo di una semplice galleria d’arte, di dare alla città qualcosa di nuovo e di bello. Per far questo bisogna pensare fuori dalla scatola e resistere. Vedremo.
Come sarà il nuovo spazio?
Il nuovo spazio sarà in una parte di Palazzo Maccafani, nel punto più alto di Pereto, accanto al Castello Medioevale.
E la doppia mostra di Matteo Fato?
Sarà una mostra distribuita sulle due sedi e totalmente incentrata sul ritratto i cui protagonisti sono le persone legate al mondo dell’arte contemporanea che hanno accompagnato i percorsi di entrambi in questi anni. È un pò un omaggio a loro, alla loro presenza costante, ma anche a noi e al nostro rapporto di collaborazione che pur essendo recente, ha bruciato molte tappe creando una sinergia molto profonda.
È una mostra che fa mettere in gioco, sia noi che le persone chiamate a farsi ritrarre. Credo che questo faccia essere questa mostra un’esperienza davvero attuale che, poi, è un pò quello che la pittura è da sempre chiamata a fare: parlare del proprio tempo. Non si fanno praticamente più queste cose nel nostro settore, no? Credo sia ora di ricominciare a farle.
-Santa Nastro
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