Nel silenzio compatto di un istante. Davide Monaldi a Roma
Studio Sales, Roma – fino al 25 settembre 2019. Davide Monaldi va in mostra a Roma con un brillante progetto che riflette sulla densità dell’attesa.
Centrato su una ritualità, sull’attesa dell’ospite che comunica la sua presenza all’ospitante, sul diastema temporale che si verifica tra colui che accoglie nella propria casa e colui che è accolto nel momento in cui comunica la sua presenza, il progetto presentato da Davide Monaldi (San Benedetto del Tronto, 1983) allo Studio Sales di Roma è, a primo acchito, un freschissimo concentrato di riflessione sull’obsolescenza di talune cose, sull’alba di nuovi strumenti, sul divenire della vita quotidiana. Riprodotti in ceramica e ingranditi a dismisura, due battacchi a forma di leone sono posti infatti di fronte a un’installazione, anche questa in ceramica smaltata (e che meraviglia!, che perfezione tecnica!), composta da 100 pulsantiere citofoniche, che vanno a definire le differenti modalità di annunciarsi, prima e dopo l’avvento dell’elettricità.
LE OPERE
Se da una parte i due Battiporta (autoritratto) del 2017-18 accennano a un mondo che risale al periodo greco-romano e che, oltre a svolgere la sua principale funzione è anche legato alla valenza magica di protezione, dall’altra Sibille (titolo, tra l’altro, della mostra) è un salto temporale, un incontro perfetto tra la vita e la morte: sulle targhette si leggono i nomi di 1200 grandi pensatori (tutti defunti) provenienti da differenti campi del sapere umano, 1200 voci, 1200 volti che fanno pensare a José Saramago, al suo Todos os nomes (1997), dove il personaggio, José, unico cui Saramago dà un nome, riflette su quello “che il tempo fa cambiare, e non il nome, che non varia mai”.
‒ Antonello Tolve
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