Speranze in dialogo. Gianfranco Meggiato a Matera
Belvedere della Murgia, Matera – fino al 10 settembre 2019. La più grande installazione della Capitale Europea della Cultura 2019 dell’artista veneziano Gianfranco Meggiato, curata da Daniela Brignone.
Il Giardino di Zyz (splendente) è un percorso labirintico di oltre 500 mq, costituito da 5mila sacchi nei colori della pace che disegnano una mano rivolta verso la città. Non c’è una mappa, ma il percorso, che richiama una struttura di contenimento per qualcosa di superiore, è segnato a sua volta da sei sculture che guidano il visitatore in un cammino spirituale personale, eppure rivolto alla comunità. La mano che delimita il labirinto, infatti, porta con sé un messaggio di condivisione, un punto d’incontro tra culture e religioni, un simbolo di accoglienza e protezione, universalmente rispettato.
L’INSTALLAZIONE
Gianfranco Meggiato (Venezia, 1963), che nel 2017 ha ricevuto il premio ICOMOS-UNESCO “per aver magistralmente coniugato l’antico e il contemporaneo in installazioni scultoree di grande potere evocativo e valenza estetica”, approda a Matera a un anno di distanza dall’intervento palermitano Spirale di Vita, nell’ambito di Manifesta 12, in memoria delle vittime della mafia. L’artista continua il suo percorso rivolto ai temi sociali: “Palermo è stata molto importante per me, vedere la commozione delle persone che entravano dentro l’installazione cercando un parente o un amico perduto mi ha fatto capire il valore di essere un artista che affronta i problemi sociali e che va al di là del constatare quanto va male la società oggi”.
Ed è questo che rappresenta l’installazione di Matera, un messaggio di speranza volto a risvegliare nelle persone un nuovo senso civico e di comunità, dove appunto Tutto è Uno, un motto che, al centro del Giardino di Zyz, viene ripetuto in oltre trenta lingue.
PAROLA ALLA CURATRICE
Le sculture all’interno del Giardino, Il Volo, Triade, L’attimo fuggente, Oltre, il Soffio della Vita e l’Incontro, hanno un significato quasi terapeutico e accompagnano il visitatore in un percorso di rigenerazione e di riflessione sull’esistenza umana. La curatrice Daniela Brignone racconta: “L’installazione racchiude in sé la storia, la cultura, la religione e l’esperienza umana, svelate attraverso un percorso sacrale e sensoriale che conduce all’atto finale, quello della liberazione dell’individuo dalle costrizioni e dai pregiudizi. Un’installazione contemporanea che parla a tutti, oltre ogni barriera temporale, culturale e religiosa”.
– Irene Fanizza
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